lunedì 22 dicembre 2014

Il capitone (adottiamolo!?)





(foto da internet)

L'anguilla europea (Anguilla anguilla) è un pesce della famiglia Anguillidae. In alcune regioni italiane l'anguilla femmina viene chiamata capitone (al maschile). 
L'anguilla è una specie di fondo che vive in acque dolci, in mare ma anche in caverne o pozzi. Presenta un corpo allungato, serpentiforme; la pinna dorsale, di modesta altezza, è allungata fino a unirsi alle pinne caudale ed anale. La colorazione è variabile tra il bruno-verdastro, grigio-bruno, giallastro, nerastro; il ventre è giallastro o di color bianco argenteo. Il colore cambia a seconda dell'habitat e dello stadio di sviluppo. 
La lunghezza nei maschi raggiunge il metro, nelle femmine anche 1 metro e mezzo! Ha una pelle molto spessa, di colore verde scuro sul dorso, più chiara sul petto. Le sue carni sono molto pregiate, grasse e saporite. 



(foto da internet)


Il capitone è un piatto fondamentale del Natale partenopeo. La cena di magro della vigilia di Natale, infatti, ha come piatto forte questo pesce. Un pesce che, attenzione, per forma ed aspetto non è simpatico a tutti...
Il capitone non viene consumato solo nel napoletano ma anche in tutto il sud d’Italia dove veniva, e viene tuttora mangiato per scongiurare il male. Si credeva, infatti, che proprio per la sua somiglianza con il serpente, simbolo del demonio, e per la sua forma, che rimanda a riferimenti chiaramente sessuali, mangiare il capitone fosse un modo scaramantico di allontanare il male. Mangiare il capitone, quindi, significava scongiurarlo e propiziarsi un felice nuovo anno. 
Il capitone è un pesce grasso, che può essere cucinato in vari modi. Ogni famiglia ha la sua tradizione ma le cotture che vanno per la maggiore sono due: si prepara, per lo più, fritto oppure in umido



(foto da internet)

E siccome la cena della vigilia di Natale prevede tante portate, se il capitone fritto dovesse avanzare si trasformerà in capitone alla scapece (vedi>>) e diventerà un gustosissimo piatto, ad esempio, per il pranzo di Santo Stefano.
La cottura alla griglia è molto adatta per questo pesce che, in questo modo, perde un po' di grasso durante la cottura e risulta più leggero e digeribile.
E se il capitone è una tradizione irrinunciabile per i partenopei, ogni tradizione che si rispetti ha i suoi precisi rituali di preparazione.
Il capitone si compra il 23 dicembre ancora vivo, e si mantiene vivo in casa fino al momento della cottura. Oltre che un rituale, questo consente di cucinare un pesce freschissimo e di non incorrere in errori: comprare, infatti, il capitone già pulito, oltre ad impedirci di giudicarne il grado di freschezza, non ci consentirebbe di vederne la testa, elemento importante che lo distingue da un pesce simile, il gorgo, che però è molto meno pregiato.


(foto da internet)

E a questo punto, arriva il gran dilemma! Il pesce  va decapitato (secondo antica tradizione) proprio il giorno della vigilia di Natale. L'operazione è dovuta alle caratteristiche del capitone: essendo un pesce grasso, si deteriora rapidamente, ed è consigliabile far passare pochissimo tempo tra il taglio e la cottura.
Noi vi presentiamo la ricetta del capitone in umido e, grazie alla nostra collega Angela F., vi proponiamo un video molto divertente di the Jackal (vedi post>>), in cui si lancia una campagna per salvare il capitone dalla terribile strage (e dalla casseruola!).
p.s. A Paolo G., (lontano da casa per la Vigilia di Natale), a Angela F., (per averci girato il video sul capitone), e a tutti i chiodini vicini e lontani, facciamo i nostri migliori auguri di Buone feste! 
Torneremo online il 7 gennaio 2015.
  

venerdì 19 dicembre 2014

La sambuca (con la mosca e col bastone)




(foto da internet)

Ci sono nel mondo tanti liquori all'anice: il raki turco, l'ouzo greco, il pastis francese. In Italia, c'è la sambuca, e quella per antonomasia è la sambuca Molinari 
La sambuca è un liquore dal sapore dolciastro, la cui base essenziale viene realizzata con anice e successivamente elaborata tramite l'uso di erbe naturali.
Se ne ottiene un liquore dolce e vellutato, dalla consistenza densa e oleosa, dai sapori intensi e delicati, dall'aspetto trasparente e incolore. 
Secondo tradizione (ad esempio, per la Treccani) la sambuca deve il suo nome alla pianta del sambuco da cui si ricava l'estratto. 



(foto da internet)

Secondo i padri (italiani) del liquore, invece, i signori Molinari, la sambuca non si ottiene dalle bacche del sambuco, come erroneamente si crede, e quindi, l'etimologia del nome non ha niente a che vedere con la pianta... 
Molinari, nel suo ragionamento linguistico, cita Luigi Manzi, il vero inventore della sambuca, nel lontano 1851. Secondo Molinari, il Manzi, patriota italiano, amico di Giuseppe Garibaldi, diede quel nome al suo liquore in onore dei sambuchelli, gli acquaioli della sua Ischia natale, che andavano nei campi a ristorare i contadini, portando loro acqua e anice, notoriamente una combinazione dissetante. Chissà?!
La sambuca Molinari nacque quando Angelo Molinari, un romano verace, si stabilì, negli anni '40, a Civitavecchia, dove la sambuca era stata già inventata, appunto, da Luigi Manzi





(foto da internet)

La sambuca di Manzi, però, aveva come base l'anice verde, mentre che quella che Molinari lanciò, da Civitavecchia in tutto il mondo, aveva come base l'anice stellato. Le altre erbe, poi, che completano la ricetta del famoso liquore, sono ancora segrete. 
Comunque, nel 1945, alla fine della guerra, nacque, ufficialmente, la sambuca Molinari
Legata alla sambuca c'è una bellissima leggenda che vuole Mastroianni, in piena dolce vita, seduto una notte in un caffè di via Veneto. Il Marcello nazionale volle fare uno scherzo ai compagni di tavolo. Nel bicchierino di sambuca, all'improvviso, fece cadere un chicco di caffè e urlò: "c'è una mosca, c'è una mosca". 
E fu così che nacque (?) la leggenda e la mitica sambuca con la mosca. Chissà... (noi vi ricordiamo che nel bicchierino di sambuca si possono aggiungere uno o due chicchi di caffè come ornamento, appunto la cosiddetta mosca, che masticata mentre si beve ne esalta il gusto).


(foto da internet)

Comunque, il vero trampolino di lancio della sambuca Molinari, fu, senza dubbio, Carosello. Con i suoi slogan adatti alle famiglie: Occhio all'etichetta, Bevi poco ma bene, Molinari distrugge la sete, l'immagine della sambuca Molinari si legò con successo ai testimonial dell'epoca: da Walter Chiari a Paolo Stoppa, da Sidney Rome a Trapattoni
Nel 1971,  Antonio, il figlio di Angelo Molinari,  iniziò a dirigere la ditta fondata dal padre, quando la produzione annua era già arrivata a un milione e 700 mila unità. 
Con Antonio Molinari alla guida dell'impresa,  la sambuca Molinari  raggiunse una produzione di circa 9 milioni di bottiglie all'anno, vendute in Italia e all'estero, per un fatturato complessivo di 53 milioni di euro. 


(foto da internet)

Torniamo al liquore: la sambuca può essere servita liscia, come ammazzacaffè o semplicemente come drink. Può essere utilizzata anche come correzione per il caffè. E se bevuta con aggiunta di acqua fredda è anche chiamata sambuca col fantasma in quanto aggiungendovi acqua, la sambuca diventa di un colore bianco opaco somigliante al fumo.
In questi giorni la sambuca è tornata alla ribalta grazie a una notizia legata ai cosiddetti scontrini gonfiati che, ultimamente hanno come bersaglio i turisti che visitano l'Italia. Questa volta, però, c'è di mezzo un famoso caffè (il Doney), in via Veneto, a Roma, e la vittima dello scontrino gonfiato non è un malcapitato turista giapponese, ma un romano (de Roma) di nome Armando che denunciò alle autorità competenti di aver pagato un bicchierino di sambuca consumato al bancone, rigorosamente in piedi, la bellezza di 12 euro!
Ma forse sarà stato uno scherzo alla Mastroianni??!


mercoledì 17 dicembre 2014

Consigli per un verde Natale

 
(foto da internet)

Se è vero che a Natale si è più buoni, allora è il momento di pensare anche al pianeta. Infatti su 12 milioni di esemplari presenti nelle case degli italiani, più della metà è sintetico. Una scelta più economica ma meno ecologica. Il problema è che nell’80% dei casi questi prodotti arrivano dalla Cina e «non solo consumano petrolio e liberano gas a effetto serra per la loro realizzazione e il trasporto, ma impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente», sottolinea Coldiretti.  Meglio addobbare un albero di dimensioni ridotte e italiano, che non ha bisogno di un lungo trasporto. Oltre a essere più economico, è anche più facile da far sopravvivere dopo il periodo delle feste. Se, invece, l’albero è senza radici ed è quindi destinato al cassonetto, è bene portarlo a un’isola ecologica e segnalarlo come «scarto verde», così si trasformerà in energia o in fertilizzante naturale.
Se volete altri consigli veri per un Natale in armonia con il pianeta leggete qui
Invece per le abitudini e tradizioni del Natale 2014 vi consigliamo questo servizio di Costume e Società del TG2. 

lunedì 15 dicembre 2014

Bomarzo




(foto da internet)

Una meta imprescindibile, per chi visita l'Italia centrale, è senza dubbio Bomarzo, un comune in provincia di Viterbo, nel Lazio nord-occidentale, nel cuore dell'affascinante Tuscia.
A Bomarzo si erge un complesso monumentale, denominato Parco dei Mostri, situato alle pendici di un vero e proprio anfiteatro naturale. Nel parco vi sono monumenti che raffigurano animali mostruosi e mitologici che lo scrittore argentino Manuel Mujica Lainez descrisse nel suo romanzo omonimo.


(foto da internet)

Le decorazioni del Parco dei Mostri si sostanziano in grandi statue e sculture in peperino integrate nella natura del bosco circostante. 
Il Parco dei Mostri fu fatto costruire da Vicino Orsini, uomo d'armi e letterato, probabilmente tra il 1552 ed il 1580 su progetto dell'architetto Pirro Ligorio, il quale, dopo la morte di Michelangelo, fu chiamato a lavorare in San Pietro
Vicino Orsini chiamò il parco Sacro Bosco e lo dedicò a sua moglie, Giulia Farnese.
Da secoli, scienziati, storici e filologi hanno cercato di spiegare il labirinto di simboli in esso presenti, e hanno potuto legarli a interessanti motivi della letteratura rinascimentale italiana. 


(foto da internet)

Numerose sono anche le iscrizioni che accompagnano il visitatore, e le sedute disposte lungo l'itinerario ne fanno un luogo di passeggio e di meditazione.
Varcato l'attuale ingresso del parco, sormontato dallo stemma degli Orsini, si incontrano due sfingi (vedi le altre statue e sculture>>)
Il visitatore, passerà poi, di sorpresa in sorpresa, per l'improvviso apparire di animali e figure di pietra.



(foto da internet)

Queste sculture scolpite nei grossi blocchi di peperino sembrano sorte dal suolo all'improvviso. 
Il bosco ha ispirato molti artisti del tempo, i quali per esprimere la loro meraviglia, vollero lasciare incisi sul posto epigrafi e versi che il viaggiatore potrà ammirare. 
Un esempio: 


voi che pel mondo gite errando vaghi - di veder maraviglie alte et stvpende - venite qva dove son faccie horrende - elefanti leoni orsi orche et draghi.

Nel 1585, dopo la morte dell'ultimo principe Orsini, il parco fu abbandonato e, nella seconda metà del '900, fu restaurato da Giancarlo e Tina Severi Bettini, i quali sono sepolti nel tempietto interno al parco, che forse è anche il sepolcro di Giulia Farnese, moglie di Vicino Orsini. 
Il parco è aperto tutti i giorni dell'anno. 
Buon viaggio!




venerdì 12 dicembre 2014

Una pausa pranzo diversa (?)



(foto da internet)

Se non sopportate più la pausa pranzo con le solite chiacchiere fra colleghi, il pettegolezzo, le balle sulla partita (oggi chi parla più di politica?), la schiscetta portata da casa e l'immancabile indigestione, ecco quello che fa per voi: il Lunch Beat. 
Di che cosa si tratta? È molto semplice: è un'ora di relax in un dj set per ballare tra un panino e un bicchiere d’acqua, religiosamente dalle 13 alle 14, per staccare la spina e combattere lo stress. Con un solo ed unico imperativo: divertirsi.  
Innanzitutto, però, bisogna rispettare una regola d'oro: è obbligatorio ballare ed è vietato parlare di lavoro! 
Nell'oretta di svago, alcol e droghe sono banditi, e non ci sono i decibel a livelli intollerabili della discoteca. Dopo i sessanta minuti regolamentari in pista si torna al lavoro. 


(foto da internet)

La tendenza del Lunch Beat è nata, nel 2010, in un garage di Stoccolma. Per combattere la noia la giovane Molly Range ha cominciato a ballare dopo aver mangiato insieme a un gruppetto di amici. All’inizio sulla pista da ballo erano in 14, due anni dopo oltre 600. 
Il tam tam sui social network ha poi accelerato la moda e il fenomeno si è esteso specialmente nelle grandi metropoli. In Italia il Lunch Beat ha esordito a Torino nel 2013.  
I partecipanti all'evento, con una spesa di 7 euro, hanno avuto diritto a un kit contenente un panino, una bottiglietta d’acqua e il caffè. Dopo il pasto frugale, i partecipanti hanno dato libero sfogo a salti e balli. 



(foto da internet)

Ma attenzione: sembra che l'iniziativa abbia riscosso un alto gradimento anche fra gli imprenditori, i quali ritengono che il ballo rigeneri e permetta agli impiegati di tornare in ufficio più motivati, con la giusta carica di energia per portare a termine la giornata lavorativa. In Svezia alcune aziende incentivano addirittura i dipendenti a partecipare al Lunch Beat e si sta studiando la possibilità di introdurlo anche negli atenei!
Secondo gli organizzatori potrebbe essere una maniera diversa per festeggiare una laurea, un esame superato o per spezzare la giornata sui libri... 
Ma il nuovo è, davvero, diventare un lavoratore-ballerino?
Sarà...

mercoledì 10 dicembre 2014

I video più visti del 2014

(foto da internet)


Si cominciano a tirare le somme e a stilare classifiche. Oggi cominciamo cion i video più acclamati di YouTube in Italia. È Google ovviamente a stilare la classifica dei filmati più visti sulla piattaforma video di Mountain View che, per valutare i 10 più graditi, tiene  in considerazione visualizzazioni, like, condivisioni, commenti etc. Una volta identificati i video più popolari, la top ten viene poi classificata  sulla base delle visualizzazioni italiane.

La regina è Cristina Scuccia. A chiamarla così quel nome non dice granché, ma se si dice Suor Cristina subito si capisce: è lei il il successo musicale e televisivo dell’anno. Eh sì una suora orsolina che da sola si è conquistata il primo e l’ultimo posto della classifica dei video di YouTube. 



 

Due i momenti topici, la sua presentazione a The Voice nel team di J-Ax e il suo duetto musicale con Luna Palumbo, con rispettivamente 66 milioni e oltre di visualizzazioni e quasi 9 milioni.





Andando avanti c’è pure il rap shisisistheword con Renzi che parla in inglese maccheronico (vi ricordate di Ana Botella, bè sul genere), con oltre tre milioni e 600 mila visualizzazioni.



Buon divertimento!

lunedì 8 dicembre 2014

Amore, ciao, sono all'avoro (sic)





(foto da internet)

Di strafalcioni memorabili, nella lingua italiana, ce ne sono a bizzeffe... Ma proprio in questi giorni i quotidiani La Repubblica e Il Corriere della sera hanno pubblicato due interessanti servizi sugli errori grammaticali commessi dagli innamorati italiani (anche con il famoso T9!). 
Gli errori più divertenti sono finiti su una pagina di Facebook che ha per titolo “Scartare corteggiatori e potenziali amanti per gli errori grammaticali”,  ideata da Alessandra Parenti, che ha conquistato, in pochi anni, 77mila fan. 
La pagina nacque nel 2010, in seguito a un'esperienza personale con un corteggiatore abbastanza sgrammaticato della Parenti, la quale decise di dar vita a una sorta di denuncia ironica ed esilarante dell'ignoranza.


(foto da internet)

Ma, almeno una volta, quali erano gli errori più comuni in un testo in italiano? 
Al primo posto c’era l’apostrofo. Quante volte avremo letto un'amico...
Poi ancora il troncamento: un po’ vuole l’apostrofo, perché si tratta del troncamento della parola poco. Quindi, sono da bandire le forme po, o ...
In agguato anche il famigerato qual è, uno degli errori più comuni commessi dagli italiani. Qui l’apostrofo non ci vuole. Ma qual'è -con l'apostrofo- lo abbiamo letto anche su dei cartelli improvvisati dagli onorevoli deputati in Parlamento... (vedi foto)


(foto da internet)

E che dire dell’uso del congiuntivo? L'Ufficio Stampa del Quirinale, scrisse, non molto tempo fa: In seguito alle votazioni del Senato e della Camera sulla fiducia al governo, dall’Ufficio Stampa della Presidenza della Repubblica è stata diffusa la seguente valutazione: “L’essenziale è che il governo ha superato la prova...
E ancora l'aggettivo singolare maschile (inventato) entusiasto!! La cui forma corretta è entusiasta
Poi l'uso, e abuso, della d eufonica in ed e ad, anche con parole che iniziano per consonante... 
E via con i pronomi gli e le, al singolare, praticamente intercambiabili...
L'abuso della forma piuttosto che, con valore di  invece di. Esempio (orribile!): potresti mangiare la carne piuttosto che il pesce...
E chi più ne ha, più ne metta...
Ma torniamo agli innamorati: tra le chicche troviamo Giorgia t'adolo, Q'anto ti amo, Appena ti o vista mi sono innamorato, Mi sto innamondo di te... E poi il fantastico Amore, ciao, sono all'avoro.
Ma non diceva Oscar Wilde che il lavoro è il rifugio di coloro che non hanno meglio da fare?




venerdì 5 dicembre 2014

Zibibbo




(foto da internet)

La vite ad alberello di uve Zibibbo entra nella prestigiosa Lista dei Patrimoni Culturali dell'Umanità
La coltivazione dell'isola di Pantelleria è la prima pratica agricola riconosciuta patrimonio dell'Unesco ed è stata votata dalla commissione riunita a Parigi all'unanimità, la quale riconosce  i profondi valori connessi all'agricoltura e al patrimonio rurale come parte integrante del più vasto patrimonio culturale dei popoli.
La coltivazione dello Zibibbo di Pantelleria, oltre a svolgere una significativa funzione economica, ha un'importante funzione sociale, essendo un elemento identitario che rappresenta la cultura e la storia degli isolani.




(foto da internet)

Lo Zibibbo è sia il nome di un vitigno sia del vino dolce che se ne ottiene. Il termine deriva dalla parola araba zabīb che vuol dire uvetta
L'uva è originaria dell'Egitto, ed è stata introdotta per opera dei Fenici a Pantelleria, dove tuttora ne viene coltivata la quasi totalità della produzione nazionale. 
Di origine araba sono invece i caratteristici terrazzamenti dell'isola in cui viene coltivato il vitigno. Dall'uva Zibibbo si ricava non solo il vino Zibibbo secco, ma anche il moscato di Pantelleria.
Il vitigno ha foglia media, è a grappolo ben voluminoso e oblungo, l'acino è grosso, e la buccia è spessa e di color verde tendente al giallo; la maturazione è un po' tardiva.
Il vino è di color giallo paglierino con riflessi dorati, dolce e con elevato grado alcolico dal caratteristico profumo. Si accompagna molto bene a formaggi e pasticceria secca.
Complimenti!


mercoledì 3 dicembre 2014

Abitudini che cambiano



foto da internet

Succede anche Torino, non solo a Milano. Mezzanotte appena passata. Due ragazzi provano ad aggirare il divieto di vendita di alcol al supermercato che fa l’alba, il primo in città, il Carrefour. Escono a mani vuote prima di tuffarsi nella movida. Alle 2 c’è un cestino pieno di alcolici «requisiti». In coda alla cassa c’è anche una famiglia. Scontrino da 80 euro, tra gli acquisti ciabatte con la faccia di Brontolo. Due bambini di 10 e 13 anni hanno convinto mamma e papà a tirar tardi. «Volevamo vedere che gente c’era». Decretano: «Persone normali». «Ma non mi aspettavo tanto alcol» dice la mamma.
foto da internet

«Non ho più l’ansia da chiusura dei negozi, che chi lavora fino a tardi conosce bene» dice una ragazza, che alle 3, dopo la serata con amici, compra biscotti per i bimbi dell’asilo che gestisce. «Questo posto dà un senso di città viva, può essere un riferimento per persone sole». La mezzanotte è lo spartiacque. Prima c’è la corsa alle casse di giovani ed Erasmus. Poi «si può comprare con tutta tranquillità» dicono i nottambuli della spesa. Quasi duecento scontrini prima delle 6: per ogni dieci o quindici clienti di giorno, ce n’è uno di notte, nel weekend il doppio. La spesa, alle 2, è in media di 13,94 euro. «Buon risultato - dicono il responsabile e il capoarea - c’è anche chi fa la spesa per la settimana». Gli articoli più venduti? Pasta, farina, latte, prodotti in sconto. Alcuni ragazzi comprano una sambuca: «A ballare ti mangiano con le consumazioni». Ci sono lavoratori notturni, una centralinista, un barista, un pizzaiolo, un dentista: «È comodo far spesa dopo il giro per locali». Ha le borse piene: frutta, salmone, cibi biologici. 
foto da internet
Una vicina della zona però non ne è così contenta: «Ho un Carrefour sotto casa e siamo alle carte bollate per il rumore di giorno. Figuriamoci di notte». Tra i clienti c’è un avvocato del lavoro: «I nuovi contratti non prevedono aumenti adeguati per la notte». Piccoli incrementi vanno ai cassieri, niente per chi sistema i prodotti sugli scaffali. Alla voce sicurezza per ora non ci sono stati problemi, qualche cliente brillo e qualche ladruncolo. Pochi giorni fa un ragazzo, forse sotto effetto di droghe, s’è steso per terra davanti alle casse, poi s’è rialzato ed è uscito come se nulla fosse. Nessuno teme che con l’apertura continuata ci si abitui a ritmi frenetici. «Bisogna adeguarsi ai tempi» dicono i clienti.

Insomma sono le ultime tendenze!!!

lunedì 1 dicembre 2014

Elegia dell'Appia Antica





(foto da internet)

Una tappa d'obbligo per chi visita Roma è, senza dubbio, la via Appia Antica, nota col nome di regina viarum, un'antica strada romana che collegava Roma a Brindisi, il più importante porto per la Grecia e l'Oriente nel mondo dell'antica Roma. 
Si iniziò a costruire nel 312 a.C., per volere del censore Appio Claudio Cieco che fece ristrutturare ed ampliare una strada preesistente che collegava Roma alle colline di Albano. I lavori di costruzione si protrassero fino al 190 a.C., data in cui la via completò il suo percorso fino al porto di Brindisi.
Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, la strada cadde in disuso per molto tempo, fino a quando Papa Pio IX ne ordinò il restauro e la riportò in attività.




(foto da internet)

Ampie parti della strada originale si sono preservate fino ad oggi, ed alcune invece, sono usate per il traffico automobilistico. Lungo la parte di strada più vicina alla capitale si possono ammirare numerose tombe e catacombe romane delle prime comunità cristiane.
La strada fu costruita con perizia e precisione tanto da essere percorribile con ogni tempo e mezzo grazie alla pavimentazione che la ricopriva. Le grandi pietre levigate, che costituiscono il fondo della via, permettevano, infatti, la circolazione in qualunque condizione meteorologica. 



(foto da internet)

La via Appia Antica era quasi sempre rettilinea, aveva una larghezza di circa 4,1 metri, a circolazione nei due sensi, ed era affiancata sui lati da marciapiedi per il percorso pedonale. Sulla Via Appia apparvero, per la prima volta, le cosiddette pietre miliari.
Nel 1988, fu istituito il Parco naturale regionale Appia antica, con un'area di circa 3,5 km² ed esteso nei comuni di Roma, Ciampino e Marino.
All'Appia Antica, il musicista Ottorino Respighi, dedicò, nel 1924, uno dei quattro movimenti che compongono il poema sinfonico I Pini di Roma
Nel movimento I pini della Via Appia, Respighi raffigura i pini lungo l'antica consolare romana in un'alba nebbiosa. Una legione avanza lungo la via Appia nel fulgore del sole appena sorto. La terra trema sotto i passi dell'esercito e l'organo ha il compito di descriverne il passaggio. Il pezzo si conclude con un trionfo di trombe delle legioni sul Campidoglio.



(foto da internet)

Recentemente, per raccontare la Via Appia Antica, con i suoi 2300 anni di storia, e con i segni di un passato illustre e affascinante ancora ben visibili, la Soprintendenza ai beni archeologici di Roma, ha lanciato un film intitolato Via (Elegia dell’Appia) (vedi>>)
Protagonista del corto è (attenzione!) Napoleone, o meglio il suo spirito guida, dato che fu proprio lui il primo che, all’inizio dell’Ottocento, ebbe l’idea di un parco archeologico dell’Appia Antica.
Lo spirito di Napoleone si aggira fra i monumenti più belli e significativi della strada, nella pace della campagna circostante. Nel film, lo si vede comparire al galoppo di un cavallo bianco... 
Ci salverà?