venerdì 30 maggio 2014

Vota Antonio! (ma non solo...)


(foto da internet)

Gli onorevoli è un film comico italiano del 1963, diretto da Sergio Corbucci e interpretato da Totò, Gino Cervi, Franca Valeri, Peppino De Filippo, Aroldo Tieri e Walter Chiari. 
Il film racconta le vicende di cinque candidati al Parlamento nei giorni precedenti le elezioni politiche.
La pellicola è nota in Italia per lo slogan elettorale (tautologico) che il grande Totò (Antonio La Trippa) ripete in tutto il fim: "Votantonio, Votantonio, Votantonio, Votantonio!"
Il candidato La Trippa, di fede monarchica, tormenta i condomini suonando la carica e urlando i suoi slogan dal balcone usando un imbuto a mo' di megafono, ma quando si avvede dei loschi fini dei suoi dirigenti rivela alle persone che assistono al suo comizio le loro trame e manda a monte la sua stessa elezione. Un galantuomo, avremmo detto tempo fa.



(foto da internet)

Orbene, dopo la tornata elettorale del 25 maggio, e prima di chiudere il nostro blog per le vacanze estive, vorremmo raccontarvi altre curiosità sulla campagna elettorale che si è tenuta in Italia.
Iniziamo dalla lista L'altra Europa con Tsipras: un candidato ha avuto la felice (?) idea di invitare gli elettori al voto, risuscitando da dentro una bara (vedi) sulle note di La prima cosa bella di Nicola di Bari!!!
Sempre dalla suddetta lista, ecco a voi Franco Arminio, scrittore lucano, poeta, eccentrico il giusto, il quale, sul suo canale youtube, ha lanciato dei comizi particolari (vedi) a galline, pecore, cani, pozzanghere, alberi e perfino a una mucca!!! 



(foto da internet)

Poi abbiamo visto il forzista Pasquale Finocchio, candidato al consiglio comunale di Bari, giocare col suo cognome e ammaliare gli elettori (?) con un gadget: “Vota uno come te: Pasquale Finocchio”, diceva il suo manifesto elettorale. 
In dono, una piccola busta di semi di Foeniculum vulgare. Il finocchio, insomma.
Ignazio La Russa, invece, aveva promesso, prima delle elezioni, che si sarebbe tagliato la barba che l'accompagnava da oltre venti anni, qualora il suo partito, Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, non avesse avesse superato lo sbarramento del 4% previsto. Detto fatto: durante la trasmissione Porta a Porta, e davanti agli occhi di Bruno Vespa, l’ex ministro si è rasato in diretta.
E, per finire, il lessico (vecchio e nuovo) utilizzato in campagna e nel post campagna:
Asfaltato: participio passato del verbo asfaltare (vedi), usato anche come aggettivo, che, stricto sensu, significa coprire con uno strato di asfalto una strada, ma qui utilizzato nei confronti di chi è arrivato secondo (o terzo) con un gran distacco (vedi la voce doppiare). 



(foto da internet)

Doppiare: che è, nelle gare di corsa su pista o circuito, il sorpassare di uno o più giri un avversario, qui usato, però, quando i risultati elettorali offrono distacchi da gran premio di F1 (ce ne sono stati diversi...).
Forchetta: non quella con cui si mangia, ma, in statistica, l'ampiezza della possibile oscillazione tra un valore massimo e un valore minimo.  Gli istituti di statistica non ci hanno capito un tubo né qui né in Italia.  
La forchetta/le forchette, secondo loro, dovevano avere i rebbi strettissimi (niente di più falso...).
Pugnalata al cuore: quella mimata da Grillo all'uscita di casa sua dopo le elezioni. 






(foto da internet)

Maaloxfarmaco a base di idrossido di magnesio e idrossido di alluminio. Questi principi attivi reagiscono con l'acido cloridrico dello stomaco, riducendo cosi l'iperacidità gastrica; venne ingerito da Beppe Grillo in un video, dopo i risultati del M5S del 25 maggio. Comunque, Beppe, meglio il Maalox che un colpo inferto con un pugnale. Dai!! 
Rullo compressore: strumento che, almeno metaforicamente, asfaltò l’asfaltabile e allargò le forchette.
Tsunami: terremoto (elettorale), valanga, tonfo, frana...
Speranza. Da anni questo sostantivo non compariva a commento di un risultato elettorale in Italia (e qui). 
Speriamo bene!!!

p.s. il nostro blog chiuderà, come sempre, a fine maggio. 
Vi auguriamo delle magnifiche vacanze. 
Ci (ri)vedremo online il primo settembre!






lunedì 26 maggio 2014

Nella patria del Perugino


(Foto da internet)

Città della Pieve è una ridente cittadina rinascimentale costruita quasi completamente in mattoni a vista in provincia di Perugia. Ha occupato storicamente una posizione privilegiata nella Val di Chiana, un territorio per secoli conteso dalle città di Chiusi e di Perugia.
E' famosa per aver dato i natali a Pietro Vannucci, detto il Perugino, del quale conserva un preziosissimo capolavoro: l’Adorazione dei Magi, affresco del 1504, che si trova nell’Oratorio di Santa Maria dei Bianchi, in Via Pietro Vannucci.
Nella Cattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio si possono ammirare altre due opere del Perugino: il Battesimo di Gesù, del 1510, e una tavola Madonna in Gloria e Santi del 1514.
La storia della realizzazione del dipinto per l'Oratorio di S. Maria dei Bianchi è alquanto bizzarra. All'inizio del 1504, il Sindaco dei Disciplinati della Vergine, chiamati Bianchi per il colore delle vesti, consultò Pietro Vannucci per la decorazione dell'altare dell'Oratorio. La richiesta è andata perduta ma si è conservata la risposta autografa del pittore.





(Foto da internet)

Il 20 febbraio 1504, Pietro Vannucci scriveva da Perugia al Sindaco:

La penctura che vonno fa nello oratorio de
Desceprinate cie vorieno a meno ducencto florine.
Io me contentarò de cento, chome paisano et venticue sciubbeto,
glatre in tre anne, venticue l'ano, et si dicto contracto sta bene,
me mande la polisa et le cuadrine, et serà facto et lo saluto.

Io Pietro Penctore mano propria,
Peroscia vencte de febraio 1504
Allo Scineco de desceprinate de
Chastello de la Pieve

Il Perugino, pur presentando un preventivo di 200 ducati, si accontentava, "chome paisano", di metà della somma. Voleva un quarto del denaro subito, e il resto in tre rate annuali.
Evidentemente i confratri non disponevano nemmeno di tale somma e cercarono di trattare sul prezzo. Il primo marzo il Perugino inviò una seconda lettera da Perugia, nella quale accordava un ulteriore ribasso di 25 ducati (e siamo ad un totale di 75 ducati!), purché gli fosse inviata una mula per recarsi al paese natio e cominciare a dipingere.


Sabito me manne la mula et col pedone che
verrone a penctorà et fa la polisa pe strencue florene
et così calarò venticue florene et niente più.
Me salutare la chomare et lo saluto

Io Piectro Penctore mano propria,
Peroscia I de marzo 1504


(Foto da internet)

La mula fu inviata a Perugia e Pietro Vannucci dipinse l'affresco nello stesso anno, come risulta dalla data 1504 che si legge al centro del prato, ai piedi del gruppo divino.
Ciononostante i confratelli non poterono rispettare le scadenze del contratto. Tre anni più tardi, il 29 marzo 1507, il Perugino accettò, in cambio del saldo finale di 25 ducati, la proprietà di una casa del borgo, che era stata donata alla fraternita da Mariano di Giovanni Cenci, con la clausola che fosse utilizzata "in adornamento ac pitturas" da eseguirsi nelle case dei Disciplinati.
Insomma, in macchina, in treno, in bicicletta (o con la mula), Città della Pieve è una tappa d'obbligo se andate in Italia!

mercoledì 21 maggio 2014

I Cinquant'anni della Nutella


(foto da internet)

Si celebra l'anniversario della Nutella, di un simbolo tutto made in Italy e le poste italiane emettono un francobollo. 
Lo scorso 18 maggio uno dei prodotti più amati in Italia e all’estero ha compiuto mezzo secolo. 
Si ricorda quel primo barattolo che vide la luce in una fabbrica di Alba, di un’idea nata dalla povertà, dalla voglia di fornire un sostituto economico alla cioccolata e di come si è arrivati a vendere 365 mila tonnellate l’anno in tutto il mondo. Se si mettessero in fila i vasetti di Nutella prodotti in un anno si arriverebbe ad una lunghezza pari ad 1,7 volte la circonferenza terrestre. Ora il gruppo Ferrero è il quarto al mondo nel settore dolciario e ha registrato nell’ultimo bilancio un fatturato di 8,1 miliardi di euro. 

 

Ogni giorno, in ogni angolo del mondo, c’è chi festeggia il proprio compleanno con un barattolo di Nutella. Adesso è la Nutella a festeggiare e a compiere 50 anni. Nel 1964, infatti, usciva dalla fabbrica di Alba il primo vasetto di Nutella, figlia dell’intuito di Michele Ferrero. Oggi un brand mondiale, apprezzato da intere generazioni per il suo gusto inimitabile. Nessuna ricetta ’magica’ né segreta, dicono dalla Ferrero nella conferenza stampa di presentazione dei festeggiamenti.Tutto è scritto sull’etichetta. Ciò che invece resta coperto dal segreto è il processo industriale. Per questo, nessun accesso alle telecamere è consentito. Il presidente di Ferrero Spa, l’ambasciatore Francesco Paolo Fulci:”Ogni prodotto ha una parabola, alla sua ascesa copmincia il declino. La fine dell’ascesa non è assolutamente in vista perchè su ogni mercato in cui ci affacciamo riscuotiamo un successo anche per noi stessi incredibile”.

Nutella è il prodotto alimentare confezionato italiano più popolare e più consumato nel mondo. Ma c’è una sorpresa. I primi consumatori non sono gli italiani, battuti - seppur di poco - dai tedeschi. Il 17 maggio festeggiamenti in piazza nella ’patria’ di Nutella, Ad Alba mentre il 18 maggio, in piazza del Plebiscito a Napoli, è stato organizzato un evento di piaza con concerti e degustazioni. Ma il compleanno si festeggia in tutto il mondo: dalla Germania alla Francia, dalla Russia fino agli Emirati Arabi.


(foto da internet)

Una storia di successo che ha una singolarità. La Ferrero non ha alcuna intenzione di quotarsi in Borsa. Il gruppo di Alba - spiega - «ha sempre rifuggito operazioni finanziarie che privilegiano gli utili in breve tempo» e perché si vuole restare liberi dalle pressioni degli azionisti. 

lunedì 19 maggio 2014

Sud e magia




(foto da internet)

L'antropologo Ernesto De Martino, ha studiato, in testi memorabili, i momenti magici che la cultura popolare meridionale ha prodotto attraverso gli incantesimi d'amore, le fatture, la jettatura e il tarantismo.
Secondo la credenza popolare il tarantismo era una malattia provocata dal morso della tarantola, un ragno che si manifestava soprattutto nei mesi estivi (specialmente nel periodo della mietitura) e che provocava uno stato di malessere generale – dolori addominali, stato di catalessi, sudorazioni, palpitazioni – in cui la musica, la danza e i colori rappresentavano gli elementi fondamentali della terapia.
Il morso del ragno probabilmente era solo un pretesto per risolvere traumi, frustrazioni, conflitti familiari e vicende personali.



(foto da internet)

La Pizzica tarantata è una danza terapeutica che ha origine nell’antichissimo rito di guarigione delle tarantate, cioè le persone morse dalla tarantola, durante la messa-esorcismo del 29 giugno che si svolgeva, presso la cappella di San Paolo a Galatina, nel Salento, in onore a S. Paolo, il protettore di coloro i quali vengono morsi da animali velenosi.
L’esorcismo poteva in ogni caso svolgersi anche in privato, tra le mura domestiche, con l’ausilio di tamburelli, violini, armoniche a bocca e altri strumenti musicali. La paziente (la tarantata, appunto) ballava per ore in preda all’epilessia causata dal veleno, fino a quando stremata, stramazzava al suolo priva di sensi, potendo così riposare temporaneamente; il tormento del veleno non era infatti finito e puntualmente si faceva sentire al sopraggiungere dell’estate successiva. Per decenni, specialmente dal dopoguerra in poi, non si è più parlato di questi riti ancestrali, che, considerati come sinonimo di arretratezza, sono state rimossi e dimenticati.


(foto da internet)

La musica, però, l'elemento più importante dell'antica terapia, è ancora saldamente ancorata alla cultura salentina. Nel passato, la tarantata, che giaceva sul suolo o sul letto, ascoltandola cominciava a muovere la testa e le gambe, strisciava sul dorso, sembrava impossibilitata a stare in piedi e quindi si manteneva aderente al suolo, identificandosi con la propria tarantola.
Successivamente cominciava a battere i piedi a tempo di musica come per schiacciare il ragno, compiva svariati giri e movimenti acrobatici, finché stremata dagli sforzi, crollava a terra.
Quella dei tarantati era una possessione terapeutica: in primo luogo ci si identificava con la tarantola. e poi se ne produceva l'allontanamento.


(foto da internet)

Dopo aver ballato per giorni e giorni, dopo aver sudato, i tarantati guarivano, fino a che l'anno successivo, intorno al 29 giugno, si preparavano a rivivere i ciclici (ri)morsi.
Dagli anni '70 in poi, c'è stato un importante fenomeno di riscoperta di queste danze terapeutiche che hanno riportato alla luce testi, musiche, strumenti musicali e coreografie, legati al fenomeno del tarantismo, che sono stati apprezzati in tutta la loro bellezza.
Vi proponiamo alcuni video, nei quali potrete trovare i primi passi del ballo della Pizzica (da praticare in casa), una dimostrazione della danza e la tecnica delle terzine battenti sul tamburello (solo per i più esperti!).

Buon divertimento!

mercoledì 14 maggio 2014

Biblioteca a due ruote


(foto da internet)

A Roma, al Parco dell’Appia Antica è stato inaugurato un progetto innovativo dedicato a chi ama leggere e approfondire la conoscenza del fantastico mondo a pedali



L’arrivo della primavera è un grande stimolo per tutti i romani che, nei ritagli del tempo libero, amano vivere la città all’aria aperta, ma non nel traffico e nel caos quotidiano, bensì prendendo di mira i polmoni verdi come il Parco Regionale dell’Appia Antica. E proprio qui, nell'ex Cartiera Latina, è stato inaugurato lo scorso 6 aprile il nuovo spazio la "Biblioteca della bicicletta", intitolato all'illustre archeologo italiano, nonché grande amante delle due ruote, Lucos Cozza, scomparso nel 2001.



(foto da internet)

Si tratta di un luogo di lettura sui generis in quanto tutto, ma proprio tutto, è incentrato sul fantastico mondo della bici: dalla meccanica alla tecnica, dal ciclismo al cicloescursionismo e via discorrendo. Il progetto è nato da un'idea di Fernanda Pessolano, responsabile dell'iniziativa specializzata in libri-a-pedali che, insieme all’associazione Ti con Zero, ha messo a disposizione di tutti i curiosi e interessati un vasto repertorio di 1.500 pezzi che spazia dalle biografie ai romanzi, dalle cronache alle poesie passando per manuali, enciclopedie, dvd e cd, antologie, riviste, audiovisivi, annuari, libri fotografici e diari che trattano tematiche come favole di letteratura ciclistica, testi di educazione ambientale, storia dello sport, educazione stradale o ancora turismo sostenibile.




(foto da internet)

Chi desiderasse unire l’utile al dilettevole, a disposizione due biciclette Colnago attrezzate proprio per portare in giro i libri. Inoltre, se la mattinata o il pomeriggio non fossero abbastanza e la semplice consultazione dei testi fosse un limite alla propria passione, è possibile proseguire la lettura a casa, grazie alla possibilità di prendere in prestito circa un terzo dei volumi presenti e, viceversa, chi avesse un libro o del materiale attinente al tema che non usa e vuole donare a sostegno dell’iniziativa, può inviarlo direttamente alla "Biblioteca della bicicletta", via Appia Antica 42, 00179 Roma.

E, a proposito di biciclette, vogliamo ricordare il grande ciclista italiano Marco Pantani

lunedì 12 maggio 2014

Topo no mastica


(foto da internet)

La toponomastica è lo studio linguistico dei toponimi, o nomi di luogo, sotto l’aspetto dell’origine, della formazione, della distribuzione e del significato. Nella toponomastica si possono distinguere due indirizzi: uno tipologico e l’altro storico.
Il primo constata i modi in cui i nomi di luogo vengono formati o si evolvono e trasformano. La formazione può essere studiata sia nella parte fonetica sia in quella morfologica della parola. L’indirizzo storico, invece, studia i toponimi e le loro evoluzioni nella storia.
In Italia, come in molti altri paesi del mondo, ci sono dei toponimi molto curiosi. 

Su questo tema  è stato presentato a Roma, nel 2013, un libro del giornalista Willy Pocino, fondatore e direttore responsabile della rivista mensile Lazio ieri e oggi,  che ha per titolo Dizionario delle strade curiose di Roma. Toponimi strani, difficili, incompleti, ripetuti, sbagliati di ieri e di oggi.
In una sezione del testo, Pocino riporta i toponimi curiosi di alcune vie della capitale: via Affogalasino, via delle Zoccolette, vicolo Baciadonne, via Tiradiavoli, via Scorticabove...


(foto da internet)

Recentemente, alcuni quotidiani italiani, tra cui Il Corriere della Sera, hanno raccolto delle foto di cartelli stradali di toponimi curiosi in Italia e all'estero (guarda>>).
Si può trovare un po' di tutto: si va dai toponimi USA: Filadelfia (Catanzaro) e California (Modena), alla flora e alla fauna: Nespolo (Rieti) e Olmo (Bergamo).
La forte impronta contadina dell'Italia che fu è ancora presente, e così abbiamo ad esempio: Cantagallo (Prato), Gallina (Reggio Calabria), Saltalavacca (Firenze), Strangolagalli (Frosinone), Strozzacapponi (Perugia). 


(foto da internet)

Al  soprannaturale e al mistero si devono toponimi come Pozzo dell'Inferno (Latina), Casa del Diavolo,  Infernaccio (Perugia) e Purgatorio (Trapani). 
Il sesso, in senso lato, non poteva di certo mancare, e così abbiamo: Sesso (Reggio Emilia), Godo (Ravenna), Orgia  e Belsedere (Siena), La Sega (Pistoia) e Gnocca (Rovigo). 
Un po' più triste (?) è la sorte di chi vive a Femminamorta (Messina), Camposanto (Modena), Loculi (Nuoro),  e Bastardo (Perugia).
Attenzione, però, a non farvi ingannare dal nome: anche dietro un cartello strano si può nascondere una meraviglia. l’Isola del Mortorio, infatti, nonostante il nome, è una delle mete turistiche più gettonate della Sardegna.
Alcuni toponimi sono cambiati con gli anni ed hanno perso la loro peculiare stranezza: ad esempio Cantello (Varese), si chiamava, in passato, Cazzone, e l’attuale Lieto Colle (Como), precedentemente si chiamava Figazzo, mentre tengono duro Cazzago (Varese) ed il monte Baciaculo, nei pressi di Brescia.





venerdì 9 maggio 2014

Lo Spritz


(foto da internet)

Lo spritz è un aperitivo molto amato nel nordest d'Italia, specialmente in città come Venezia, Padova, Trieste e Treviso.
Lo Spritz viene denominato anche Spriss, Spriz o Sprisseto. In Friuli, specialmente nella provincia di Pordenone, lo Spritz con l'Aperol assume il nome di Furlan ed è spesso servito con un'oliva all'interno.
Di solito è composto da vino bianco e acqua (o Seltz), ma per il resto ci si affida alla creatività del barista. 
Comunque, la preparazione deve rispettare alcune regole affinché la bevanda possa chiamarsi Spritz40% di vino bianco, 30% di acqua minerale gasata,  e il restante 30% va preparato con una miscela di liquori il cui spettro varia dal Gin alla Crema Marsala, purché rientri, come cromatismo, in un qualsiasi rosso


(foto da internet)

In anni recenti, lo Spritz è stato anche promosso, a livello nazionale, da una nota marca di bitter, con una campagna pubblicitaria televisiva e un prodotto pre-miscelato.
La tradizione vuole che lo Spritz sia nato durante il periodo della dominazione Asburgica (per alcuni il suo nome deriverebbe dal verbo tedesco spritzen, che significa spruzzare). 
I soldati austriaci, abituatisi ben presto all'uso locale di bere vino in osteria, non si trovavano però a loro agio con la grande varietà di vini veneti, dalla gradazione troppo elevata rispetto al tenore alcolico cui erano avvezzi. Ordinavano, quindi, bicchieri di vino misto ad acqua per allungarlo: questo è lo Spritz liscio così come lo si serve ancora oggi a Trieste e a Udine.
Solo con il passare degli anni l'aperitivo è ha acquisito l'infinita varietà di possibili aggiunte, come, ad esempio, il Seltz, i liquori più o meno forti e una buccia di limone, a seconda dei gusti, immersa o semplicemente strizzata nel bicchiere.
Secondo altre teorie sulla nascita del famoso aperitivo, lo Spritz sarebbe invece una bevanda tipica di questa regione, conosciuto sin dal Medioevo...



(foto da internet)

Un'altra storia interessante sull'origine dell'aperitivo riguarda l’Arsenale di Venezia.
Sembra, infatti, che la Serenissima avesse particolare cura dei suoi operai navali, detti arsenalotti, e che ad essi riservava un trattamento economico di favore e garanzie di sostentamento in caso di malattia. A loro inoltre era riservato un trattamento speciale quotidiano che si potrebbe definire come una merenda. A metà pomeriggio, infatti, per tutte le maestranze e gli operai dell’Arsenale, si faceva una piccola pausa in cui venivano serviti pane e vino rosso per ritemprare gli operai dalle fatiche del lavoro, mentre con la calura dei mesi estivi il tutto era sostituito da gallette e una bevanda a base di vino allungata con un po’ d’acqua fresca di pozzo...



(foto da internet)

Comunque, una prima evoluzione dello Spritz si ebbe, di sicuro, nei primi anni del 1900, quando iniziarono a diffondersi i sifoni per l’Acqua di Seltz. Il Seltz, per definizione, è un’acqua molto gassata che si accompagna molto bene nella preparazione di cocktail. A differenza dell’acqua minerale gassata, nella quale le bollicine vengono aggiunte all’imbottigliamento, l’acqua di Seltz viene addizionata tramite una piccola bomboletta di gas collegata alla bottiglia. 
Grazie all’acqua di Seltz, che arrivava dalla città di Selters, una località tedesca da cui proviene un’acqua minerale ricca di anidride carbonica, era possibile rendere frizzante anche uno Spritz composto da vini fermi e tranquilli. Questa evoluzione aprì lo Spritz a nuove tipologie di clientela, come ,ad esempio, le nobildonne austriache, che potevano permettersi una bevanda leggera come grado alcolico, ma con un tocco di glamour... 
Col passare degli anni, l'aperitivo ha acquisito un'infinita varietà di gradazioni, come, ad esempio, le combinazioni possibili con liquori più o meno forti: Aperol, Bitter, Select, con un amaro di colore nero come la China Martini, persino con il Cynar e con l'aggiunta di una buccia di limone (o di arancia), a seconda dei gusti immersa, o semplicemente strizzata, nel bicchiere.




mercoledì 7 maggio 2014

Bologna


(foto fa internet)

La settimana scorsa gli studenti di Intermedio della EOI di Sagunto hanno avuto il piacere di assistere a una lezione di cultura italiana sulla città di Bologna.

Una studentessa della Facoltà della "Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori" Alma Mater Studiorum Bologna ci ha permesso di fare un percorso culturale, turistico e gastronomico per le strade e gli angoli di una città affascinante e speciale del Belpaese.

I chiodini oggi vi regalano la presentazione di cui noi abbiamo goduto a lezione.

Godetevi un po' anche il dialetto bolognese! Mentre, per quanto riguarda l'accento tipico di un bolognese che parla italiano, potete notare che anche lui ha qualche difficoltà con la "z".

    

Grazie Valeria per la piacevole lezione!

venerdì 2 maggio 2014

Pel di carota (a Rafa e Irene)



(foto da internet)

Chiamasi rutilismo la caratteristica delle persone che hanno peli e capelli rossi o castano ramato.  Il numero di persone dai capelli rossi naturali risulta in forte calo, a causa del carattere recessivo del gene che li codifica. Il colore rosso dei capelli è dato dalla melanina. Gli scienziati temono però i rossi si estingueranno entro il 2100. 
Il capello rosso compare, in singoli casi, in tutte le popolazioni della terra. Esso è più diffuso in Europa, dove le percentuali possono raggiungere valori relativamente elevati (Italia 0,58%, Svizzera 0,5%–1,5%, Baviera 3%, Scozia 5,4%, Svezia 2,3%). 
Esiste ancora una superstizione, forse di origine romana, secondo cui i rossi portano sfortuna; si dice che in questo caso per non ricevere cattiva sorte bisogna toccare un bottone. Per questa superstizione, nelle epoche passate, molti rossi sono stati ripudiati o addirittura assassinati. 



(foto da internet)

A Breda, in Olanda, si tiene da quattro anni un incontro di rossi, i Redhead Days, provenienti da ben 36 nazioni. All'evento sono ammessi tutti i toni, dall’arancio al carota al rosso scuro di ogni sesso, provenienza ed età, basta che il colore sia naturale. Per due giorni vengono organizzati incontri scientifici, dibattiti e mostre sul tema. 
In un tavola rotonda i rossi hanno denunciato che, ancor oggi, e fin da adolescenti, devono sopportare gli sberleffi pesanti dei coetanei. Le perle con cui vengono designati: testa di sugo, faroruggine, carota...
Fin dal Medioevo, le persone dalla chioma rossa sono state al centro di pregiudizi e dicerie. Si dice: rosso come la sfortuna, rosso come la stregoneria, rosso come il diavolo, come la malvagità… 
In italiano si dice: rosso malpelo schizza veleno, in veneto: "el più bon dei rossi l'ha copà so pare" (il più buono dei rossi ha ucciso suo padre), in Toscana "di pelo rosso non son boni nemmeno i maiali", in piemontese "paj ross, marìa lana" (pelo rosso, cattiva lana), e in Inghilterra i rossi vengono chiamati con disprezzo ginger...




(foto da internet)

Nel mondo letterario non mancano esempi di rossi famosi: Giovanni Verga,  l'esponente di spicco del Verismo, scrisse una novella intitolata Rosso Malpelo in cui il protagonista è un ragazzo dai capelli rossi condannato dai pregiudizi della gente per il colore dei suoi capelli: "Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riuscire un fior di birbone...". 
E in Francia, nel 1894, Jules Renard (rosso di capelli anch'egli) scrisse Pel di carota il cui protagonista, François Lepic, è un ragazzino introverso soprannominato, appunto, Pel di carota per il rutilismo, angariato in casa da una madre arida che non lo ama e vessato dal fratello maggiore e dalla sorella. 
In musica, Vivaldi fu conosciuto come il prete rosso a causa della chioma fulva. E qualche secolo dopo, la mitica Rita Pavone, anche lei rossa di capelli, lanciò, nel 1963, una canzone intitolata Pel di carota (era, allora, il suo soprannome), che diceva (giustamente): Che m'importa se sono pelo di carota/ Meglio aver la testa rossa/ Che la testa tutta vuota...





(foto da internet)

Nel cinema, e in tv, fra i rossi famosi vi sono la stravagante Pippi Calzelunghe, la sensuale Jessica Rabbit, la principessa scozzese Merida, di Ribelle (Brave), con un’incredibile chioma di riccioli rossi. 
E per finire la celeberrima Rita Hayworth, la quale, con Put the blame on Mame, nell'indimenticabile bianco e nero di Gilda, e in un (casto) spogliarello, creò la figura della testa rossa fatale al cinema...
Recentemente, la fotografa italiana Marina Rosso (nome omen) ha deciso di preservare  e immortalare la bellezza di questo gene. 
A tavolino ha articolato il suo lavoro su varie categorie differenti, che legano, in modo unico, il gene del capello rosso a cinque tratti fisici: corporatura, altezza, colore degli occhi, tipologia di capello e genere. 





(foto da internet)

La fotografa si è messa in viaggio per l'Europa alla ricerca di uomini e donne che impersonassero le sue categorie. È riuscita a trovarne e a immortalarne 47 su 48. 
Dal suo lavoro è nato un interessante album fotografico che viene esposto, dal 16 aprile al 3 giugno, a Milano, presso il museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia
Il titolo della mostra è The beautiful gene
Un piccolo e doveroso riconoscimento per le chiome fulve!