lunedì 29 aprile 2013

Polpette (di saggezza linguistica XXX)



(foto da internet)


 Ecco a voi un a polpetta nostrana dedicata allo slang. 
Vi presentiamo l'espressione come gira?come butta? utlizzata con valore di come va? 
Sarebbe l'equivalente dell'inglese (marca USA) what gives? o  what’s up?
Vi offriamo un esempio tratto dalla sitcom Big Bang Theory (in italiano, of course), nella quale Sheldon e Penny usano lo slang giovanile.






venerdì 26 aprile 2013

Vota (il conte Mascetti)!




(foto da internet)

Cari lettori, come ben sapete Giorgio Napolitano è il nuovo (?) presidente della Repubblica.  Ma forse non sapete che, durante la prima votazione per eleggere il presidente, qualche buontempone ha scritto sulla scheda, nel segreto dell'urna, il nome di Mascetti Raffaello. 
Quando la presidente Boldrini lesse quel nome, la Camera rise; gli internauti si scatenarono, e qualcuno, a casa, o al lavoro, si alzò in piedi ad applaudire. 
La gag merita davvero: il conte Lello (Raffaello) Mascetti, celebre maschera immortalata da Ugo Tognazzi nel ciclo di Amici miei (vedi>>), aveva, almeno, un voto. 




Nel film del 1975, realizzato da Mario Monicelli, il conte Mascetti è il magistrale inventore della supercazzola, l’arte di parlare a raffica associando parole senza produrre frasi di senso compiuto. 

Peccato che il conte non sia eleggibile, ma difficilmente si sarebbe trovata una sintesi più adeguata del caos organizzato che sembra governare questi giorni la vita politica italiana. 

La disperazione e la voglia di mandare tutto in vacca, una vocazione istintiva e insopprimibile a prendere in giro il prossimo, rintronandolo con discorsi svuotati di senso e di logica: il conte Mascetti, discendente da Arlecchino e dal Marchese del Grillo, abile nell’arte -tutta italiana- di mascherare l’impotenza con una faccia da schiaffi. 
La prima giornata di votazioni ha offerto anche altre perle. Mentre la candidatura di Franco Marini perdeva colpi, qualcuno proponeva la non meno famosa Valeria Marini, oppure l’ex prima donna Veronica Lario... 

Non mancavano neanche, in ogni votazione, i peones, e cioè la fanteria parlamentare, che vivevano il loro momento di gloria votando per se stessi, tra gli sbadigli generali. 
Ottenevano voti anche Fiorello, Sophia Loren, Trapattoni, il mitico Rivera... Non è mancato il voto (uno solo però!) a Rocco Siffredi, l’ex porno attore simbolo della supremazia italiana nel basso ventre. 
Ci mancava solo il mitico Totò e un voto all' onorevole Antonio (Vota Antonio La Trippa! )

mercoledì 24 aprile 2013

Strafalcioni

(foto da internet)
 
La lingua italiana parlata ai nostri giorni è piena di "tossine grammaticali", modi di dire o espressioni che sono entrate nel lessico comune, ma che fanno a pugni con la correttezza e la sensibilità linguistica. E al primo posto di un'ipotetica classifica degli errori, o "almeno ai piani alti", assicurano Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, linguisti, già autori del fortunato Ciliegie o ciliege, ci sarebbe proprio quel Piuttosto che divenuto ora titolo del loro ultimo libro (Sperling & Kupfer). Un manuale che, oltre a una sezione dedicata alla "tossina" più usata dagli italiani, con relativa analisi dell'espressione simbolo della degenerazione linguistica, comprende un breviario di ben 300 "cose da non dire ed errori da non fare". E se è assodato che il famoso congiuntivo, regola prima della sintassi, compare ormai ben di rado sui giornali, nei blog e nelle chat, e se politici e personaggi pubblici lo ignorano nelle interviste radiofoniche o televisive, questa volta Della Valle e Patota concentrano la loro attenzione su un elenco infinito di scivoloni comunicativi.





Ricordate il facci al posto di faccia, reso famoso dal ragionier Ugo Fantozzi in un suo film del 1975, con il suo celeberrimo facci lei..., fino ad arrivare all'uso improprio dell'accento sulla terza persona del verbo dare, mentre sulla seconda persona dell'imperativo che vorrebbe l'apostrofo (da' retta a me) si mette erroneamente l'accento. Raggruppati in ordine alfabetico, gli errori più diffusi, sono seguiti dal modo corretto di dire e da citazioni di quanto scritto o detto dai personaggi colti in fallo. Perché, avvertono gli autori, mentre non è lecito né opportuno infierire su chi, per umile estrazione, non ha dimestichezza con la lingua italiana, è giusto fare le bucce a chi di comunicazione vive e si serve.  



lunedì 22 aprile 2013

Polpette (di saggezza linguistica XIX)



(foto da internet)

In questi giorni di votazioni per l'elezione del Presidente della Repubblica, non può mancare, su questo blog, la locuzione ti conosco mascherina! 
L'espressione in questione si utilizza quando, nonostante le apparenze (false) di qualcosa o di qualcuno, non ci siamo fatti ingannare.
Sembra che la locuzione risalga al Medio Evo, quando grazie al travestimento, nel periodo di Carnevale, il popolo aveva l’occasione di rovesciare i ruoli, anche se solo per qualche giorno e per gioco, della rigida società del tempo. 
Una volta, infatti, il travestimento aveva uno scopo ben preciso che oggi è andato (quasi) perduto: nascondendosi dietro ad una maschera e celando in questo modo la propria identità, ciascuno aveva la possibilità di comportarsi come meglio credeva e, soprattutto, come non avrebbe mai avuto il coraggio di comportarsi a viso scoperto.
In politica, però, le mascherine sono assai numerose. Una prova? Rileggetevi  i giornali italiani di questi giorni...

venerdì 19 aprile 2013

Il pandolce




(foto da internet)

U pandùce, in genovese (il pandolce), sta a Genova, come il panettone sta a Milano. A Londra lo chiamano "Genoa cake". 
Qualcuno lo lega addirittura alla Persia. Secondo la tradizione di quel popolo, infatti, il più giovane dei sudditi portava al re, per Capodanno, un grande pane dolce ripieno di mele e canditi, come dono per il nuovo anno. Secondo un'altra storia il pandolce risultò il vincitore del concorso indetto dal doge Andrea Doria per creare un dolce che magnificasse la Repubblica. O forse, molto più semplicemente, il pandolce proviene dal "pan con zibibbo", preparato dalle massaie genovesi con l'uvetta, a cui per Natale venivano aggiunti canditi e pinoli, tutti ingredienti facili da trovare nelle dispense della città. 
Non mancava nemmeno l'antica usanza di  tenere da parte una fetta di pandolce per i poveri e una per il giorno di San Biagio, il 3 febbraio, santo che protegge dal mal di gola!
La tradizione della città della Lanterna, voleva che il pandolce fosse portato dagli invitati come dono a parenti e amici quando si andava a un pranzo o a una cena in casa d'altri.  Un'altra tradizione, legata questa volta alla fase di lievitazione del dolce in questione, a calore costante e lenta, voleva che il pandolce venisse  infilato sotto le coperte in fondo ai letti, prima di finire cotto nella stufa di mattoni a legna o portato a cuocere dal panettiere di fiducia. Perché, come tanti altri piatti della tradizione italiana, il pandolce, in origine, veniva preparato in casa, non venduto nei negozi. 




(foto da internet)

Oggi, probabilmente, non c'è più nessuno a Genova che metta il pandolce in fondo al letto. Pazienza... Ci sono sempre sempre Panarello e Tagliafico.
Panarello è la storica pasticceria genovese fondata nel 1885, a soli 17 anni, da Francesco Panarello che rileva il forno dove lavora cominciando una storia che arriva sino ai nostri giorni, attraverso passione e innovazione: nel 1923 fu il primo ad acquistare un forno elettrico che mise nel nuovo negozio di piazza della Nunziata.  Le pasticcerie Panarello hanno, attualmente, a Genova, ben cinque negozi; a Milano ce ne sono quattro,  a Chiavari e a Rapallo uno.
Tagliafico è un'altra pasticceria rinomata di Genova, negli ultimi anni dell'Ottocento da  Giacomo Tagliafico, un uomo dinamico e intraprendente che lavorava come cuoco nelle navi che collegavano Genova con l'America latina. Tagliafico aveva già fondato con un amico una pasticceria a Buenos Aires.  Quando decise di sposarsi con la signora Angiolina, sorse un problema: la signora non ne volle sapere di affrontare la traversata per l'Argentina temendo l'affondamento della nave. Cosicché, l'intrepido Giacomo Tagliafico aprì una pasticceria tutta sua in Piazza del Cavalletto.
Ecco a voi la ricetta (non semplice) di questo magnifico dolce!

mercoledì 17 aprile 2013

Lo show cooking

(foto da internet)
 
Lo show cooking, nato nelle numerose food tv del mondo anglosassone, è diventato un fenomeno diffuso anche in Italia e molto apprezzato dagli appassionati di cucina.
L’espressione, anglosassone, indica principalmente uno show televisivo di vero e proprio intrattenimento, nel quale, in modi molto differenti, si parla di cibo, prodotti, enogastronomia e si cucina anche. Certo i tempi gastronomici non sono proprio gli stessi di quelli della tv.
 
(foto da internet) 
 
Guardate un po' Master Chef, in assoluto il maggior successo mondiale, un “format” televisivo ormai diffuso in circa trenta paesi nel mondo, oppure Hell’s Kitchens, per capire immediatamente che il cibo, i piatti, la cucina, c’entrano, ma fino a un certo punto. Lo chef, necessariamente, deve diventare un attore televisivo.  
La questione cambia se lo show cooking è legato a una tv tematica; in questo caso, talvolta, il personaggio chef- conduttore è un esperto, la tecnica è corretta, l’aspetto metodologico e didattico è quello giusto. Insomma: l’esecuzione della ricetta è importante, ma l’audience è ristretta!
 
 (foto da internet)

Moltissimi programmi televisivi, in particolare quelli mattutini e pomeridiani, presentano al loro interno, inserti di show cooking. Ci sono Linea Verde o Mela Verde: trasmissioni che si occupano sostanzialmente di produzione agro alimentare e raccontano di territori e lavoro agricolo e dintorni; altre lo fanno solo per riempire il palinsesto, tra un servizio di gossip e un altro di cronaca nera.
 




La formula è divertente: uno chef cucina dal vivo davanti a un pubblico, trasferendo alla platea ricette, segreti e curiosità su piatti che verranno subito dopo assaggiati. Si mangia e si impara insieme, e l’italica serietà a tavola sta iniziando ad aprirsi a questo ludum in diverse forme.


(foto da internet)

Sarà per questo che adesso la Rai, in prima serata, dalla prossima settimana, lancia un altro talent culinario, la Terra dei Cuochi, in concorrenza con il più raffinato Masterchef, ma con la stessa conduttrice che ormai suggerisce ricette da anni nell'orario mattutino in La Prova del Cuoco.
 

lunedì 15 aprile 2013

Polpette (di saggezza linguistica XVIII)




  • (foto da internet)

  • La polpetta di quest'oggi è (quasi doppia): parliamo, infatti, delle locuzioni cacciarsi in un ginepraio ed essere un ginepraio. 
  • Il ginepro è il nome generico di molte specie di arbusti della famiglia delle Cupressacee diffuse nelle regioni fredde e temperate di tutto il mondo. Quasi tutte le specie hanno rami assai intricati e foglie pungenti che formano una massa confusa; da qui, dunque, la locuzione cacciarsi in un ginepraio, che rende bene l'idea di qualcuno che si è cacciato in una situazione problematica, intricata, difficile, da cui si rischia di uscire con fatica e magari con qualche danno.
  • L'altra locuzione che vi proponiamo è essere in un ginepraio che, anch'essa, esprime il fatto di trovarsi in una situazione complicata, molto confusa e intricata.
  • Quando si utilizza per far riferimento ad uno scritto o a un lavoro, ad esempio, ha valore di  cosa indecifrabile e/o farraginosa.

venerdì 12 aprile 2013

Tic (nuove)

(foto da internet)

Cari studenti (e lettori tutti), ogni tanto abbiamo una buona notizia da darvi: un gruppo di giovani insegnanti d'italiano L2 ha appena lanciato un interessante metodo per l'apprendimento della nostra lingua. 
Si tratta di Vocabulary Trainer, uno strumento che abbiamo il piacere di presentarvi e che ci auguriamo sia di vostro gradimento.
Il Vocabulary Trainer è stato sviluppato con l'obiettivo di rendere piacevole l'attività di apprendimento tramite l'utilizzo di tecniche atte ad accelerare l'assimilazione di nuovi vocaboli. 
Recenti ricerche hanno dimostrato che le modalità tradizionali di insegnamento dei vocaboli in aula risultano inefficienti e contribuiscono ad aumentare lo stress percepito dagli studenti. Questi due fattori possono, alla lunga, demotivare i discenti nello studio di una L2.
Il Vocabulary Trainer si rivela uno strumento innovativo grazie alla ripetizione delle parole a intervalli progressivi, alla presentazione multisensoriale -i vocaboli sono accompagnati da flashcard e dalla pronuncia-, e al clima rilassato ottenuto grazie alla musica di sottofondo.
Le parole sono presentate in base alla frequenza d'uso nella vita di tutti i giorni, ovvero le parole più comuni sono presentate per prime in ogni livello.
Inoltre il Vocabulary Trainer è stato creato secondo il concetto di piattaforma aperta e risulta molto semplice aggiungere liste di vocaboli personalizzate con le relative immagini e condividerle. Puo' essere utilizzato come strumento aggiuntivo alle lezioni in aula. 
E, attenzione, è a vostra disponibile a costo zero!

Buon divertimento (e buon lavoro)!


mercoledì 10 aprile 2013

Domani

L'Italia e sull'orlo del baratro e la politica ha deciso di prendersi un po' di tempo. Ma, in altre parole: mentre il medico pensa il malato muore. Il paese ormai non regge più.

Visto che non ci sono parole per descrivere questo disastro, vi proponiamo il video di sora Cesira, che ironizza sulla situazione paradossale in cui si trova il paese:






Ma, forse, domani qualcosa succederà!

lunedì 8 aprile 2013

Polpette (di saggezza linguistica XXVII)





(foto da internet)

Cari chiodini, la polpette di oggi è dedicata alla locuzione fare i conti senza l'oste, detta a qualcuno che è solito prendere decisioni affrettate, che non tengono conto delle volontà altrui e di un eventuale rifiuto.

L'espressione risale probabilmente a quando le osterie erano luoghi molto frequentati e la fama degli osti nell’organizzare imbrogli, ed essere capaci di sostenerli abilmente durante la presentazione del conto, era largamente diffusa. 
A fine pasto, dopo aver calcolato da sé il conto, il cliente si trovava puntualmente contraddetto dall’oste che gli chiedeva altre indicazioni di spesa e vanificava il suo sforzo di calcolo preventivo. 

venerdì 5 aprile 2013

A Enzo Jannacci (in memoriam)






(foto da internet)


Ci ha lasciato, all'età di 77 anni, Enzo Jannacci, poeta-medico-musicista, cantautore dal sorriso beffardo, stralunato, assurdo, protestatario, malinconico, venato di profonda tristezza. E' stato autore di canzoni che formano parte del nostro immaginario collettivo, dal celebre Vengo anch’io, a Quelli che, diventata una sorta di inno,  all’Armando, a Ci vuole orecchio, a Ma mi, scritta con Strehler, a Ho visto un re, scritta con Dario Fo
Personaggio originale, anomalo e fuori dal coro, Jannacci faceva il musicista con lo spirito del dilettante, pronto a cambiare, a distinguersi sempre dagli altri. 
Se ne va con lui una certa Milano, forse una città che non esiste più; quella Milano raccontata da Vittorio De Sica, in Miracolo a Milano, ma anche da Mario Monicelli nel film Romanzo Popolare, con Ornella Muti e Ugo Tognazzi, quella Milano della Vita Agra di Luciano Bianciardi. 
Artista poliedrico e senza schemi fissi, nella sua lunga carriera artistica, Jannacci ha cantato in dialetto milanese, quando nessuno si sarebbe azzardato a farlo, ha fatto lo stralunato in  tv  tra gli anni '60 e '70, e ha raccontato come nessun altro gli ultimi, i perdenti, i barboni, le prostitute e la gente di malavita, creando uno stile particolarissimo
Ciao Enzo!

mercoledì 3 aprile 2013

ZeroZeroZero

(foto da internet)
 
Prendi un elastico e comincia a tenderlo. All'inizio non c'è quasi resistenza: si allunga senza difficoltà, fino alla massima estensione. Poi l'elastico si spezza.
L'economia di oggi funziona come l'elastico: in principio tutto era facile, le risorse disponibili, il mercato pronto a essere invaso da ogni nuova merce capace di rendere la vita più bella e più comoda. Quando si comprava, sembrava di aver fatto un salto verso un futuro migliore. Si produceva, e tutto sembrava andare a gonfie vele: radio, automobili, frigoriferi, lavatrici, aspirapolvere, scarpe eleganti,  scarpe sportive, rasoi elettrici, pellicce, televisori, viaggi organizzati, abiti firmati, computer portatili, cellulari. Non c'era neanche bisogno di dover tirare più di tanto l'elastico delle regole.
 

 



Oggi si è vicini al punto di rottura: ogni nicchia è stata conquistata, ogni bisogno soddisfatto. Tutti i beni sono costretti a sottostare alla regola dell'elastico. Tutti tranne uno. La cocaina. Non esiste mercato al mondo che renda più di quello della cocaina. Non esiste investimento finanziario al mondo che frutti come investire in cocaina. Nemmeno i rialzi azionari da record sono paragonabili agli "interessi" che dà la coca.


(foto da internet) 

Così comincia il nuovo libro-inchiesta di Roberto Saviano "ZeroZeroZero", in uscita il 5 aprile. Domani 4 aprile ci sarà un doppio appuntamento con lo scrittore. Alle 12, in anteprima lo speciale Repubblica TV. In serata, in diretta sul digitale terrestre e in streaming, la presentazione pubblica del libro sull'inferno della cocaina, sette anni dopo il grande successo di "Gomorra".