mercoledì 22 dicembre 2010

Auguri di buone feste!

Ci siamo. Fa freddo, da qualche parte nevica e il conto alla rovescia è cominciato... È Natale. Ognuno lo vive in maniera diversa, ma per tutti è un momento speciale.

I Chiodini vi augurano buone feste con alcune canzoni natalizie.










Attenzione con i regali di Natale!




Ovviamente, non poteva mancare un po' di ironia!






E non poteva neanche mancare la sua grande voce!


Ci rivediamo lunedì 10 gennaio!

lunedì 20 dicembre 2010

Anche i turisti pagano le tasse ... a Roma




A partire dal primo gennaio 2011, a Roma, i turisti dovranno sborsare un contributo giornaliero a persona: è la «tassa di soggiorno» che il turista versa alle casse del Comune che lo ospita. Il sovrapprezzo si pagherà direttamente nella struttura e sarà di 3 euro a notte negli alberghi a quattro e cinque stelle e di 2 euro a notte in tutte le altre strutture ricettive di Roma, per un massimo di 10 giorni.
La conferma sull'introduzione della tassa di soggiorno per i turisti è arrivata dal sindaco Alemanno, che ha proposto questa misura, per ripianare il debito da 9,6 miliardi del Campidoglio «È giusto che i turisti contribuiscano alle spese del comune di Roma perché la loro presenza è uno dei motivi dello squilibrio di bilancio».



Queste entrate sono state pensate dal Comune per ridare ossigeno alla situazione economico finanziaria e rimpolpare le sue casse sempre più smilze. Una tassa del genere significherebbe un’entrata per le casse capitoline di oltre 30 milioni di euro. Con questo denaro Roma potrebbe dare una sistemata ai siti archeologici e offrire una serie di ulteriori servizi al turista.
Da ricordare comunque che l’amministrazione comunale romana ha stabilito anche altre forme di contributo alla “giusta causa” del sostegno al comparto. Sono previsti, infatti, pagamenti da parte dei bus turistici aperti che svolgono i tour dei monumenti, dei battelli sul Tevere e dei servizi balneari. Qui la tassa varia da 1 a 3 euro, a seconda dei servizi.

Una svolta attesa da almeno un decennio, un provvedimento preparato più volte e più volte riposto nel cassetto. Ora la crisi economica rende inevitabile la sua introduzione che, al di là della polemica, è già realtà non solo nelle maggiori capitali e non solo d'Europa. I turisti che soggiornano a New York sono soggetti a ben due tasse: l'hotel tax è pari al 14,75% del costo totale, mentre la occupancy tax ha un costo di circa 3,5$ al giorno. In Europa le tassazioni sono molto meno pesanti, ma comunque vanno prese in considerazione prima di prenotare: a Barcellona la tassa di soggiorno è pari al 7% del costo totale, ad Amsterdam si accontentano del 5%, a Budapest del 3%, mentre a Parigi la tassa di soggiorno c'è, ma è piuttosto irrisoria, visto che varia dai 20 centesimi all'euro e cinquanta in base alla tipologia e al livello della sistemazione in cui si pernotta.
E voi che ne pensate?

venerdì 17 dicembre 2010

Auguri chiodini!



Cari chiodini piccini piccini della Scuola Santa Anna di Quartell.
Siamo giunti, anche quest'anno, al nostro appuntamento natalizio.
Vi proponiamo dei siti interessanti nei quali potrete trovare tante idee originali per il Natale.

1. Letterina a Babbo Natale:
Non lo dite a nessuno ma questo è il suo indirizzo:
SANTA CLAUS post office at Santa Claus Village – 96930 Napapiiri – Arctic Circle – FINLANDIA.

2. Biglietti:

3. Lavoretti:

4. Giochi:

5. Di segni da colorare:

6. Speciale Natale

Buon divertimento e buone feste!!!

mercoledì 15 dicembre 2010

La più amata dagli italiani

(foto da internet)




C'era una volta uno spot che recitava così... Scavolini la cucina più amata dagli italiani. Oggi la frase non si riferisce solo ad una cucina. L'abbiamo letta uguale, accompagnata, però, da altre definizioni: «è la più amata dagli italiani, è come una bella donna, una brezza marina e vento fresco di montagna. È innovatrice, ma anche gelosa delle sue tradizioni, della sua identità nazionale».
Sapete di che cosa stiamo parlando?




(foto da internet)




Di Barcellona, la città più amata dagli italiani; la città non italiana più conosciuta dagli italiani; l'unica in Europa in cui gli italiani sono la comunità più numerosa.
Per il Belpaese Barcellona è sport e cultura: il Camp Nou contro il Museo Picasso, Montjüic contro la Sagrada Familia. Ma è soprattutto vita in strada, gente nei bar, chiacchiere nelle terrazas, tapas e pane con il pomodoro. Castelli umani e danze antiche, insomma sardanas contro flamenco.



(foto da internet)







Ecco il ritratto degli italiani in Catalogna: appartengono a una nuova classe, apparentemente invisibile, che si sta formando da circa vent'anni, una classe che non fa parte della borghesia italiana, che non rientra nell'esercito di precari, né in quello dei raccomandati per famiglia, politica, censo e appartenenza. È una strana compagine di quarantenni, trentenni, ventenni che ha abbandonato l'Italia appena finiti gli studi, o addirittura durante gli studi, fulminata sulla via dell'Erasmus dalla scoperta che la vita all'estero, in Europa, poteva essere tre volte più interessante, facile, appassionante che in Italia.



(foto da internet)




Non si tratta di emigrati nel vero senso della parola e nemmeno di una fuga di cervelli, ma di italiani, ragazzi e ragazze, uomini e donne che stanno all'estero in Europa «come se fossero in Italia». Persone che hanno scoperto che le complicazioni burocratiche, il clima fatiscente e ricattatorio dell'università italiana, lo strangolamento delle potenzialità giovanili è una malattia, almeno fino alla crisi, solo italiana e semplicemente, rapidamente, si sono messi in salvo con un'ora di aereo. E molti hanno scelto Barcellona, bella come Napoli, con quel clima mediterraneo che fa vivere meglio, ma, allo stesso tempo, urbe lavoratrice come Milano, però sicuramente più accessibile e meno cara.



(foto da internet)



E proprio vivendo fuori che si scopre di essere italiani a dispetto di tutto e tutti. Eh sì, se in Italia gli italiani sono individualisti e si guardano bene dal far gioco di squadra, all'estero si scoprono ad avere qualcosa di particolare che li distingue dagli altri, un'italianità che gli "altri", gli "stranieri" riconoscono subito e che, spesso, considerano una qualità e non solo un tic nervoso...

lunedì 13 dicembre 2010

El circo de las ilusiones




Madrid dedica una splendida retrospettiva a un grande maestro del neorealismo italiano, Federico Fellini. "El circo de las ilusiones” è il titolo dell’esposizione che potrà essere visitata fino al 26 dicembre al Caixa Forum di Madrid. Si rende tributo al regista nelle sue mille implicazioni artistiche, al suo passato di caricaturista, al contesto neorealista italiano, al mondo di personaggi circensi e indimenticabili, al libro dei sogni. L'idea che sottende la mostra è di contestualizzare l'opera di Fellini e le sue fonti, spiegando i meccanismi di creazione del maestro del cinema, premiato da Hollywood con ben otto Oscar. Attraverso l'esposizione di 400 tra disegni, fotografie, filmati di repertorio inediti si mostra al pubblico il mondo di Fellini secondo un approccio inedito, organizzandolo in quattro temi centrali, “Fellini e la Cultura Pop”, “Fellini nella sua opera”,"”La Città delle Donne” e” Fellini o l'invenzione biografica”.


© David Secchiaroli, foto di Tazio Secchiaroli

Sam Stourdzé, curatore della mostra, nel presentare ai media l'esposizione ha spiegato:
Spesso pensiamo allo stravagante universo di Fellini come frutto dell'immaginazione, ma di fatto il materiale di base su cui lavorava era la realtà, dalle riviste alle fotografie divorate fin dall'infanzia alla stampa.



Ad esempio, la celebre scena iniziale de "La dolce vita", in cui un elicottero sorvola Roma trasportando sospesa nel vuoto una statua di Gesù, fu considerata blasfema e vietata dalla censura in alcuni Paesi, fra i quali la Spagna franchista. Ma la mostra ricorda che, quattro anni prima di girare il film, un notiziario cinematografico cattolico mostrava l'atterraggio di un elicottero in piazza Duomo, a Milano, per raccogliere una statua di Gesù Cristo fra gli applausi dei curiosi, e trasportarla in Vaticano.



Così come il mitico bagno di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi, ispirato allo striptease di una ballerina libanese e attrice di serie B, Aiche Nanà, durante una serata al Rugantino di Roma nel 1958, che suscitò lo scandalo che per settimane tenne banco sulla stampa italiana, come testimonia la rivista Tempo, inclusa nella mostra, assieme alle foto dell'epoca.
Fellini è riuscito a portare su pellicola un immaginario visionario e allo stesso tempo significativo ed emozionante: questo suo mondo ora viene esplorato nel suo fascino immortale in questa mostra da non perdere!

venerdì 10 dicembre 2010

La Donna dello specchio



(La Donna dello specchio. Foto da internet)

Per coloro i quali avranno la fortuna di essere a Milano dal 3 dicembre 2010 al 6 gennaio 2011, proponiamo un'interessante visita culturale a Palazzo Marino per ammirare La Donna dello specchio, un capolavoro di Tiziano.
L'opera, proveniente dal Louvre, sarà esposta nella sala Alessi.
L'ingresso è gratuito e la sala è la stessa che ha ospitato, nel 2008, la Conversione di Saulo di Caravaggio e, nel 2009, il San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci.
L'intera operazione è sponsorizzata dall'Eni. Il dipinto offre, attraverso la percezione dell’intimità di un ambiente domestico, l’opportunità di approfondire aspetti anche meno noti della cultura del Rinascimento italiano, esaltando i valori estetici e morali della bellezza femminile del tempo, i codici del comportamento virtuoso delle dame, le loro abitudini, il loro vestiario, la cultura dell’amore cortese che dominava il mondo relazionale della Venezia a cavallo tra il XV e il XVI secolo.



(Palazzo Marino. Foto da internet)

Il Comune di Milano, consolida i legami del Tiziano con la città dove il pittore dipinse diverse opere tra cui L’Incoronazione di spine a Santa Maria delle Grazie, che fu teatro del fortunato incontro con Filippo II, figlio dell’imperatore Carlo V.
Grazie al legame che venne a crearsi tra loro, il pittore produsse diversi quadri mitologici, sacri e ritratti per la corte, raggiungendo il massimo livello di prestigio internazionale per un pittore dell’epoca.
Per chi, invece, non potrà recarsi nel capoluogo lombardo, l'Eni ha allestito un bellissimo sito grazie al quale si può realizzare un magnifico tour virtuale dell'opera.

Buon divertimento!

mercoledì 8 dicembre 2010

Un Natale italiano

(foto da internet)


Il Natale 2010 ha già bussato alle porte. In Italia, l'arrivo del Natale è segnato soprattutto dai supermercati e dalle pubblicità che bombardano con i panettoni, poi arrivano le luci e gli addobbi natalizi, e infine, quest'anno con un po' di anticipo, anche il cinema festeggia il suo Natale con il solito cinepanettone, un genere cinematografico che ormai ha il suo ruolo nel cinema e nella società italiana.
Persino Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari e fondatore dell’associazione ItaliaFutura, nella trasmissione Che tempo che fa a proposito della crisi politica italiana ha risposto così: «Il governo? Un cinepanettone verso la fine. Il ricorso a elezioni anticipate cambierebbe poco, avremmo nuovi veleni, nuovi scontri. Tuttavia il film di questa legislatura è alle battute finali. È un cinepanettone che sta arrivando alla fine anche se abbiamo sempre gli stessi attori, anche se cambiano i nomi dei partiti. Dobbiamo stimolare la società ad occuparsi dei problemi dell'Italia, aiutare i giovani a venire fuori».

(foto da internet)



Dunque, vista la bufera che si sta abbattendo sulla politica italiana, a distrarre un po' arriva il cinepanettone, quest'anno con anticipo, come recita lo slogan di A Natale mi sposo, per la fame d'incassi: se al supermercato i panettoni sono presenti già da novembre, perché le sale non possono fare la stessa cosa?





È già pronta la commedia di Massimo Boldi, mentre dal 17 dicembre arrivano altri due titoli a uso e consumo natalizio: il classico Filmauro Natale in Sudafrica





e La banda dei Babbi Natale, con Aldo Giovanni & Giacomo, e sì proprio quelli di Chiedimi se sono felice.



Consumata la rottura con Christian De Sica, Boldi aveva finora evitato lo scontro diretto. A Natale mi sposo, invece, stacca il rivale di tre settimane, ed è un clone del cinepanettone vecchio stile. «Dopo 25 anni di sodalizio ho diritto anch' io al titolo natalizio», rivendica il comico milanese. Ambientato tra le nevi di Saint Moritz, gioca su equivoci goderecci e gag scatologiche. Il comico di A Natale mi sposo rivendica la sua comicità, ovviamente a discapito della politica: «Io faccio una comicità popolare, la vera volgarità è quella dei politici ..».



(foto da internet)



Sempre sotto le feste si fa un gran parlare del successo dei cinepanettoni natalizi e della loro volgarità. Aurelio De Laurentiis lo porta avanti da cinque lustri, si basa su comici che ruotano attorno al mattatore Christian De Sica (ma fino a qualche anno fa c’era la presenza fissa di Massimo Boldi), bellone più o meno vestite, volgarità assortite - soprattutto parolacce e battute grevi, allusioni sessuali esplicite e disavventure “scatologiche” (che hanno a che fare, cioè, con gli escrementi…) - ma anche tante gag, giochi di parole e meccanismi da commedia degli equivoci.


(foto da internet)


Il Natale era il pretesto per una fotografia sull' Italia e suoi costumi. Per Aurelio De Laurentiis sono continuati ad essere "instant movies" «capaci di raccontare per un quarto di secolo l' evolversi della società italiana». Mi fa ridere che si dia importanza sociologica a un normale prodotto industriale. Il cinepanettone è una piccola saga italiana popolare. Inutile prendersela seè volgareo fatto male. Fa soldi, ha un pubblico fedele. Dal punto di vista industriale è un'operazione molto sana».

lunedì 6 dicembre 2010

Questioni di cuore


Il programma cinematografico di venerdì prossimo ha subìto un cambiamento: Chiedimi se sono felice, commedia interpretata dal trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo, sostituirà la nostra proposta iniziale, Diverso da chi, che non abbiamo nella versione con i sottotitoli in italiano, come piace a voi.


Trama:
Aldo, Giovanni e Giacomo sognano di allestire il Cyrano de Bergerac a teatro. Nel frattempo sbarcano il lunario con qualche lavoretto nel mondo dello spettacolo: Aldo è comparsa al teatro dell'opera, Giovanni fa la statua vivente in un grande magazzino e infine Giacomo lavora come doppiatore di colpi di tosse.
Neanche la loro vita sentimentale è un granchè: Aldo passa il tempo a cercare di mollare l'insopportabile e isterica fidanzata Silvana, innamorandosi continuamente di altre donne; Giovanni invece è concentrato solo sul lavoro fino a quando non incontra, innamorandosene perdutamente, l'hostess Marina; Giacomo resta solo immaginandosi di incontrare l'amore perfetto.
Ed infine, anche l'amicizia consolidata dei tre sembra precipitare rapidamente verso una disastrosa, ma non per questo meno divertente, conclusione.
Commedia divertente e piacevole, cosparsa di gag azzeccate, che merita sicuramente una visione.


Il secondo film del pomeriggio sarà Questione di cuore, il nuovo film di Francesca Archibugi, che ci racconta una storia che mischia sapientemente commedia e tragedia.
Trama:

Alberto ed Angelo hanno un infarto. Nella sala rianimazione dell’ospedale, dove entrambi vengono ricoverati, avviene l’incontro tra due tipi opposti, che la malattia e la paura della morte rendono più disponibili e percettivi. Nasce così una profonda amicizia, cementata dall’esperienza comune di essere stati entrambi al cospetto della morte. Usciti dall’ospedale, la vita appare cambiata e i due diventano indispensabili l’uno all’altro. Alberto, che è rimasto solo, si trasferisce a vivere con Angelo e la sua famiglia: la bella moglie Rossana e i due figli…
Liberamente tratto da Una questione di cuore di Umberto Contarello, si tratta di un film commovente che fa sorridere ed emoziona nel contempo.
Speriamo che vi piacciano!

mercoledì 1 dicembre 2010

Mario Monicelli Addio!

(foto da internet)


Un volo dal quinto piano dell'ospedale San Giovanni di Roma. Scompare così Mario Monicelli, ultimo grande maestro del cinema italiano. Il regista si è ucciso lanciandosi, intorno alle 21 di lunedì scorso, dal reparto di urologia dell'ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato dalla domenica. Il cineasta aveva 95 anni e soffriva di un tumore alla prostata.
Viareggino, classe 1915, Monicelli è considerato uno dei padri della commedia all'italiana. Negli ultimi anni di vita gli è toccato l'ingrato compito di commentare la morte di numerosi e cari colleghi. Lo ha fatto con arguzia e cinismo e senza sentimentalismi. La vena caustica e amarognola delle sue opere, l'aveva di recente riservata alle sue uscite pubbliche. Aveva preso parte al Viola Day di febbraio e al primo No B day nel dicembre scorso a Piazza San Giovanni. E aveva incitato i giovani a tenere duro: «Viva voi, viva la vostra forza, viva la classe operaia, viva il lavoro. Dobbiamo costruire una Repubblica in cui ci sia giustizia, uguaglianza, e diritto al lavoro, che sono cose diverse dalla libertà».
L'Italia era per lui «una penisola alla deriva».

La notizia, in diretta, l'ha data Fabio Fazio durante la trasmissione Vieni via con me (Programma condotto con Roberto Saviano su Rai Tre).

(foto da internet)

Nessuno come Monicelli ha indagato tanto e descritto meglio gli italiani dal dopoguerra a oggi. È stato l'autore di una gigantesca commedia umana degli italiani, attraverso decine di film, spesso capolavori. Titoli e storie che conoscono tutti, entrati nel linguaggio comune per descrivere l'oroscopo dei caratteri nazionali. È un elenco da brividi: dagli inizi col Totò di Guardie e Ladri a I soliti ignoti, da La grande guerra a I Compagni, e poi L'Armata Brancaleone, Amici miei, I nuovi mostri, Il marchese del Grillo, Speriamo che sia femmina. Senza contare i film definiti minori dalla critica, come Risate di gioia o Romanzo popolare.


























Monicelli ha inventato la commedia all'italiana nel '58 con I soliti ignoti e ne ha dichiarato la fine vent'anni dopo con Il borghese piccolo piccolo. In mezzo ha fabbricata l'unica epica di cui disponiamo, tragicomica, amorale, ma grande. Da parte sua, era quanto di più lontano dai suoi personaggi si potesse immaginare. Anti retorico, moralista, sempre a schiena dritta, con un profondo credo nei suoi valori laici, socialisti, libertari, antropologicamente antifascista.





È paradossale che un anti italiano così fieramente minoritario abbia ottenuto un tale immenso successo. Frutto, secondo Monicelli, anche di un significativo fraintendimento. «Ho quasi sempre descritto personaggi mostruosi. All'estero si stupiscono che gli italiani li trovino tanto simpatici».