venerdì 29 gennaio 2010

Nino Ferrer (in memoriam)


(foto da internet)

Due coincidenze nel giro di pochi giorni: il centro Giacomo Leopardi ci ha mandato una cartolina per invitarci (ma l'invito è rivolto anche ai nostri studenti) alla conferenza
I cantanti italiani che hanno sfondato in Spagna, a cura del professor Pierlugi Mammi e che si terrà oggi, alle 19, presso il Museo di Belle Arti di Valencia; la seconda, legata con un filo della memoria alla prima, riguarda un cantante italo-francese di cui mi sono ricordato, per caso, ascoltando una vecchia canzone nel programma La ventana di Gemma Nierga, nello spazio curato da Ariel Rot e Jaime Urrutia. La canzone che mi accompagnò nel viaggio da Valencia a Sagunto, era una tango famosissimo di Nino Ferrer: Agata.
Nino Ferrer, al secolo Nino Agostino Arturo Maria Ferrari, nacque a Genova nel 1934 da padre italiano e madre francese. Visse i suoi primi anni di vita in Nuova Caledonia. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la sua famiglia si trasferì a Parigi.
Nella città della Senna, Ferrer si laureò in etnologia e in archeologia alla Sorbona. Parallelamente ai suoi studi, si appassionò di pittura e di musica; cominciò a suonare il piano, la chitarra e il basso. Nel 1959 fece i suoi primi passi come suonatore jazz in diversi dischi accanto a Bill Coleman e Richard Bennett.
Compose le sue prime canzoni negli anni '60. Ebbe un grande successo in Italia a partire dal 1967.
Oltre al sopraccitato tango Agata, che riscosse un buon successo di pubblico anche in Spagna, Ferrer interpretò una canzone scritta da Pippo Baudo, Donna Rosa, e Al telefono.


(foto da internet)

Accanto a queste canzoni allegre e spensierato ne fanno spicco altre in cui in un testo apparentemente banale si accennano temi importanti, quali La pelle nera, assai nota per il celebre ritornello che all'epoca suscitò scalpore, e nella quale affronta il tema del razzismo, o Il re d'Inghilterra, una sorta di pamphlet contro tutte le guerre e infine Viva la campagna, un inno a favore della vita all'aria aperta contro lo stress cittadino.
Alla fine degli anni '60, Ferrer fu ospite fisso in tv, in trasmissioni popolari quali Settevoci con Pippo Baudo e Io Agata e tu con la Carrà. Nel 1970, la cua carriera artistica cambiò bruscamente di rotta: Ferrer rientrò a Parigi, allontanandosi volontariamente dalla musica.
In Francia continuò a dipingere e incise una decina di 33 giri in cui ritornò alle basi jazzistiche da lui sempre gradite, con successi quali Le sud e La Carmencita.
Nel 1977 si stabilì a Montcuq. In Italia fece rientro alla fine degli '80 per registrare molti suoi vecchi successi con nuovi arrangiamenti in un disco intitolato Che fine ha fatto Nino Ferrer. Schivo e riservato, trascorse gli ultimi anni della sua vita nella campagna francese. Qualche giorno dopo la morte della madre, che viveva insieme a lui, pose fine ai suoi giorni , ad appena 63 anni, sparandosi un colpo di fucile.
Ve lo ricordate?

mercoledì 27 gennaio 2010

Più trash di così si muore

Le Iene è un programma televisivo di intrattenimento che va in onda su Italia 1, versione italiana del programma televisivo argentino Caiga quien caiga. Sicuramente ricorderete la versione spagnola, molto più intelligente ed ironica di quella italiana decisamente che invece punta di più sul trash.

Si tratta di un telegiornale un po’ pazzo in cui si abborda l’attualità del mondo dello spettacolo, della politica e dello sport con uno sguardo satirico e umoristico. La principale caratteristica di questo format è lo stile volutamente irriverente e trasgressivo, nonché l’aggressività dei presentatori che osano fare domande impensabili per altri presentatori. Non è quindi casuale il nome della trasmissione che poi sarebbe un richiamo al film d’esordio di Quentin Tarantino, Reservoir dogs, tradotto in italiano come Le iene.

La prima edizione de Le iene è del 1997 e va in onda tutti i giorni durante la fascia pomeridiana. Condotto da Simona Venturi, Dario Cassini e Peppe Quintale il programma in vista dello scarso riscontro è presto depennato dal palinsesto di Italia 1. L’anno successivo la trasmissione viene proposta il giovedì in fascia serale, Fabio Volo e Andrea Pellizzari affiancheranno la Ventura, e questa volta il programma ottiene un successo strepitoso.

Una particolarità della versione italiana rispetto a quelle di altri paesi è l’intervista doppia, ovvero una raffica di domande, il più delle volte imbarazzanti, a cui la coppia intevistata risponde contemporaneamente.



A volte però i collaboratori (o gli sceneggiatori) del programma possono avere delle fissazioni preoccupanti, com’è successo ad Elena di Cioccio, il cui sonno pare sia stato turbato da una domanda ossessiva: le foto di Beckam per Armani sono vere o taroccate? Siccome un dubbio di questo genere è insostenibile, la di Cioccio ha deciso di andare fino in fondo e svelare il mistero. Come? Guardate un po’:




Ma non si tratta certo della prima caduta di stile!





lunedì 25 gennaio 2010

SOS emergenza lingua

(foto da internet)


Il pronto soccorso non è solo un'unità operativa dell'ospedale dedicata ai casi di emergenza, e con spazi dedicati alla breve osservazione, comunemente conosciuta come medicina d’urgenza. È anche uno spazio dedicato ai dubbi a cui ci si rivolge per avere aiuto immediato, e non soltanto se si tratta di medicina.
Il pronto soccorso in questione oggi è il servizio che presta l'Accademia della Crusca sulla lingua italiana: una finestra che tutti i giorni raccoglie in una casella di posta elettronica dieci o venti cose che non si sanno sulle parole e sulla grammatica della lingua italiana. A inviare quesiti non sono soltanto insegnanti, docenti universitari, persone che frequentano abitualmente il sito del principale istituto che si occupa di ricerche sull'italiano, ma famiglie, studenti, professionisti e curiosi, persone anche lontane dagli studi umanistici.
Una piccola redazione di esperti, a Firenze, risponde on line o via e-mail gratuitamente. Nel 2009 l'hanno fatto 900 volte. L’aumento progressivo delle richieste dimostra che la lingua è un terreno minato. Insomma da questo oblò si vede l'italiano che tormenta: i dubbi di ortografia che si fa fatica a confessare, i neologismi che si maneggiano incerti: si scrive qual è o qual'è? Si dice cioccolata o cioccolato? Si può usare per gli immigrati il termine respingimenti? E si può scrivere in un tema la parola tronista?



(foto da internet)




Ecco alcuni degli svariati quesiti che sono stati posti:

  • Un avvocato di Genova chiede se sulla targa del suo studio la parola avvocato merita o meno la maiuscola;
  • Un signore di Tolentino domanda se è sempre valido il principio di togliere l'apostrofo a fine riga e mettere la vocale dell'articolo;
  • Un'aspirante giornalista di Roma desidera sapere se pronto soccorso ha un plurale;
  • Un insegnante di Cagliari si lamenta dell'uso della doppia congiunzione avversativa mentre invece che ritiene sbagliata al pari di ma però, e sostiene: «I miei alunni obiettano di averla sentita in contesti colti».

«La nostra consulenza linguistica è uno spaccato interessante per vedere dove l'italiano fa paura - spiega la presidente dell'Accademia, Nicoletta Maraschio - L'ortografia è in testa, ma ci mandano pure molti quesiti sul lessico e sui neologismi. Sul sito abbiamo una sezione apposita dove troviamo i significati delle parole nuove: da videofonino, a bioterrorismo, a sitografia». Lo sportello sulla lingua è un servizio che è nato sulla carta, dalla rivista la "Crusca per voi" e che successivamente è stato trasferito in rete. Nei prossimi mesi, per la casa editrice Le Lettere, quel dialogo via mail con gli esperti dell'Accademia diventerà un volume, dal titolo "La Crusca risponde".



(foto da internet)


Ancora, molto gettonati sono i dubbi sui congiuntivi, sull'uso di ed o ad o sul plurale di euro. Poi ci sono le incertezze sempreverdi sui femminili delle professioni: si dice l'avvocata o l'avvocatessa? La presidentessa o la presidente? «Io preferisco la presidente - spiega Maraschio - la cosa importante è comunque non oscurare il genere».
Televisione, Internet e giornali hanno una grossa influenza sulla circolazione delle parole: «Dopo alcune campagne pubblicitarie ci chiedevano se era corretto utilizzare il plurale di latte e in effetti si può, se si intendono diverse qualità di latti. Altri ci hanno consultato sulla differenza fra immigrato o migrante» continuano gli esperti. Il fatto è che la lingua è in continuo mutamento e l'uso comune finisce col modificare la grammatica: «Ormai si accetta "gli" al posto di loro o "lui", "lei” impiegati come soggetti» spiegano i linguisti. «Quello che ci preoccupa - dice la presidente- è la tendenza ad abbandonare l'uso corretto della nostra lingua».
Sarà che davvero la semplificazione sintattica e lessicale rischiano di minare le fondamenta della società e della cultura italiana?

venerdì 22 gennaio 2010

La dolce vita compie 50 anni



(foto da internet)

Il capolavoro di Fellini compie 50 anni; uscì, infatti, nel febbraio del 1960. Stroncato dalla chiesa cattolica e difeso dalla sinistra italiana, La dolce vita
conobbe, però, anche la critica feroce di due grandi intellettuali italiani, quali Pasolini e Calvino che stroncarono senza mezzi termini il film.
E se i critici cinematografici videro ne La dolce vita lo specchio in cui si fissava l'entrata dell'Italia nella modernità, l'inizio del consumismo, una certa aria di dissolutezza; un paese che stava cominciando a cambiare il proprio volto, abbandonando i personaggi cari al neoralismo, Pasolini, Calvino e la chiesa, invece, suscitarono forti polemiche attorno al film.
La prima nazionale si tenne il 5 febbraio del 1960 al cinema Capitol di Milano. La proiezione finì male: sputi e fischi, diretti a Fellini e a Mastroianni, salutarono la pellicola.
L’Osservatore romano pubblicò due articoli durissimi intitolati La sconcia vita e Basta! In parlamento ci furono interpellazioni di parlamentari preoccupati che il film potesse gettare un’ombra calunniosa sulla popolazione romana.

(foto da internet)

La sinistra italiana
fece blocco: i comunisti ne rivendicarono il valore di denuncia e i socialisti lo usarono per un manifesto elettorale: mostrava operai con lo slogan
Loro non fanno la dolce vita.
In questo clima,
Pier Paolo Pasolini espresse la posizione più sorprendente. Un circolo romano, organizzò un dibattito al Teatro dei Servi con Alberto Moravia sulla pellicola. Pasolini lesse la famosa relazione intitolata
Per me si tratta d’un film cattolico:
"L’ideologia di Fellini s’identifica con un’ideologia di tipo cattolico: l’unica problematica ravvisabile alla lettera, o quasi, nella
Dolce vita è il rapporto non dialettico tra peccato e innocenza: dico non dialettico perché regolato dalla grazia[...] Soltanto delle goffe persone senza anima - come quelle che redigono l’organo del Vaticano - soltanto i clerico fascisti romani, soltanto i moralistici capitalisti milanesi, possono essere così ciechi da non capire che con
La dolce vita si trovano davanti al più alto e al più assoluto prodotto del cattolicesimo di questi ultimi anni".
Anche Italo Calvino parlò di film cattolico, in un’intervista sulla rivista Cinema Nuovo affermò:
"La dolce vita è un esempio di film ideologico. Proprio in Italia, dove il romanzo di dibattito ideologico cattolico non ha mai attecchito, il film ideologico perfetto ci viene da parte cattolica. Ma è importante il fatto che sia cattolico? Mah, io non direi che significhi molto. Una perfetta macchinetta narrativa a sfondo ideologico si può costruire come puro prodotto artigianale al servizio delle ideologie più diverse".

Il fronte cattolico era, però, tutt'altro che compatto. Alcuni cardinali si erano compromessi approvando il film e in particolare si distinsero i gesuiti: la loro rivista, Civiltà cattolica, interpretò La dolce vita proprio in chiave pasoliniana: la Ciangottini (l'adolescente Paola) che appare a Marcello sulla spiaggia, nella scena finale, altro non è se non l’immagine della grazia divina.
Il film, comè noto, vinse la Palma d'oro al 13º Festival di Cannes, ebbe un grandissimo successo di pubblico e battè ogni record di incassi, entrando nel costume e persino nel linguaggio.
Buon compleanno!

mercoledì 20 gennaio 2010

Un pesce di nome Gattuso...



Il calciatore Gennaro Gattuso, conosciuto tra i tifosi con il nomignolo di Ringhio, vicino alla pensione con il Milan, visto il poco impegno in campo e la forma fisica non ottimale, ha ben pensato di aprire una pescheria, giacché il suo sogno nel cassetto, sin da bambino, era fare il pescatore. Così, mentre Ronaldinho caccia la grinta in vista dei Mondiali, Gattuso, casomai non riesca ad essere convocato per il campionato del mondo, saprà come passare l'estate e veder finalmente realizzato il suo sogno!!!

Ma, non possiamo evitare di porci la seguente domanda? Avrà mai prima David Beckham messo piede in una pescheria? Se per la sua moglie–affarista ci rimarrà il dubbio, del giocatore sappiamo con certezza che sì, ci ha messo piede. Certo non per farci la spesa, bensì per essere presente all’inaugurazione dell’esercizio commerciale del suo compagno di squadra. Infatti il calciatore lo ha fatto insieme a altri giocatori del Milan, tra cui Ronaldinho, Massimo Ambrosini, Christian Abbiati, ecc.
Chissà se e quando sarà la volta del cavaliere-presidente???






Un autentico delirio per i fan milanisti che hanno preso d’assalto Gattuso e i suoi compagni rossoneri all’esterno della pescheria "Ittica e gastrononia Gattuso e Bianchi", in via Bettolino, per l’annunciata inaugurazione. Annunciata perché proprio Gattuso aveva voluto che l’evento fosse pubblico, quasi un "omaggio" alla città nella quale risiede da otto anni e nella quale - lo ha dichiarato lo stesso Ringhio qualche giorno fa - continuerà a risiedere anche quando avrà smesso di giocare a calcio.







Gattuso ha dimostrato di sapere il fatto suo non solo con il pallone tra i piedi ma anche dietro il bancone. Seppie in umido e spigola i piatti consigliati!!!
Insomma a detta sua: «Le origini non si dimenticano - dice, riferendosi alla nuova attività - il mio sogno era fare il pescatore. Era tanto che volevo aprire una pescheria, ora ci sono riuscito» ... sebbene «abbia buttato tanto sangue e veleno».
Ma, attenzione, per gli interessati del calcio, nonostante il buon momento che sta attraversando la squadra rossonera, lo stesso Gattuso non scommetterebbe la pescheria sullo scudetto al Milan... , ma non perché non crede nei fenomeni!!!

lunedì 18 gennaio 2010

Lost in translation, quelle strane traduzioni...

(foto da internet)





Per dirla con le parole di Umbero Eco, la traduzione dovrebbe dire quasi la stessa cosa del testo originale. Allora, la domanda che ci si pone è perché per il cinema non valgono le stesse regole. Infatti, in italiano, alcuni titoli di film stranieri restano in lingua originale, altri, invece, vengono tradotti stravolgendo (e a volte deturpando) completamente il significato del titolo.

Sembra che nella scelta di un titolo "italiano" si considerino sempre tre possibilità:


1) una traduzione letterale del titolo originale;


2) una versione con titolo originale più un sottotitolo esplicativo;


3) un titolo totalmente nuovo, che non ha nulla a che fare con l’originale.


Andrea Occhipinti, proprietario della società di distribuzione indipendente Lucky Red, spiega che: «Un titolo è un prodotto, è la chiave della commerciabilità del film; a volte tradurre letteralmente un film può essere controproducente, può non rendere in italiano. In questi casi si sceglie un titolo accattivante, che colpisca il pubblico, che sia magari facile da ricordare rispetto magari a titoli stranieri difficili da pronunciare.» Occhipinti fa l’esempio di due film distribuiti dalla sua casa di produzione: “La Graine et le Mulet” - letteralmente “La semola e il cefalo” -, che, però, è stato distribuito con un titolo più di impatto come “Cous Cous”. E il film “Bend it like Beckham”: letteralmente “Piegala come Beckham” - ovvero "calcia la palla con taglio preciso" come il giocatore inglese - cui è stato preferito il titolo “Sognando Beckham”, che enfatizza il concetto del film, ossia la giovane giocatrice indiana che vuole diventare una campionessa come il suo idolo.


(foto da internet)


Alcune traduzioni modificano sostanzialmente il senso del film, a volte lo banalizzano, o comunque fuorviano, fanno ridere e, più spesso, fanno piangere per la loro assurdità. Un caso eclatante è “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” (letteralmente “l'infinito splendore della mente immacolata”) di Michel Gondry che in italiano è stato reso con “Se mi lasci ti cancello”. Il titolo originale è un verso del poema “Abelardo ed Eloisa” dell’autore inglese Alexander Pope, magari poco conosciuto nel Belpaese; ma il titolo italiano altera decisamente la raffinatezza e l'impegno del film (vincitore tra l’altro dell’oscar per la sceneggiatura originale nel 2005), facendolo apparire qualcosa che non è, ovvero una spensierata commedia romantica.




(foto da internet)


  1. Anche molte altre case di distribuzione cinematografica italiana scelgono di dare più rilevanza all’argomento trattato (come in “Le crociate” in originale “Kingdom of Heaven letteralmente “il regno dei cieli”) o cercano di avvicinarsi per assonanza o termini usati, a precedenti film di gran successo, che però magari non hanno alcuna attinenza: “Se scappi ti sposo” (“Runaway bride”), “Se cucini, ti sposo(Time Share). Tra queste alternative, sta poi alla discrezione del distributore la scelta finale con, a volte, esiti da far accapponare la pelle al pubblico. Per esempio: “A Walk in the Clouds”. “Dead Poets Society”. “Home alone”. “The Sound of Music”. Sono film famosissimi, apprezzati dal grande pubblico, ma in italiano sono conosciuti con titoli completamente diversi (rispettivamente “Il profumo del mosto selvatico”, “L’attimo fuggente”, “Mamma ho perso l’aereo”, “Tutti insieme appassionatamente).

(foto da internet)



L’amore vince tutto? A quanto pare, secondo la maggior parte delle agenzie di distribuzione molto spesso basta infilare la parola “amore” nel titolo, o comunque rimandare vagamente al romanticismo, per essere sicuri del risultato. Ci sono certe parole che “vendono” di più. Da qui una valanga di titoli come: “Tutta colpa dell'amore” (Sweet Home Alabama), “Amami se hai coraggio”(Jeux d'enfants). Perfino in film autobiografici come la vita del country-rock Johnny Cash, il cui titolo originale “Walk the line” era un richiamo alla canzone “I Walk the Line” (con cui Cash ottenne il suo primo n. 1 in classifica) che significa “rigare dritto”, rimanere lungo il sentiero sempre in bilico fra la vita e il baratro (come faceva lo stesso Cash); al pubblico italiano il film è invece noto come “Quando l’amore brucia l’anima”.


Basta fare una rapida ricerca su Google per vedere quanti siano i siti dedicati alla protesta contro certi titoli assurdi e così lontani dall’originale. Sono numerosi anche su Facebook i gruppi che si scagliano contro questa scelta dei distributori: gruppi come “Aboliamo le traduzioni (assurde) dei titoli dei film stranieri!”, “NO ai titoli storpiati di film, telefilm e cartoni animati in Italia!” o "Se Storpi ti Schifo" - gruppo contro la cattiva traduzione dei titoli dei film”.

Cosa succederà con i prossimi film?

venerdì 15 gennaio 2010

Adotta una cabina



(foto da internet)

Hanno fatto parte del nostro paesaggio quotidiano quelle scatole rosse con i vetri che, dal 2010, Telecom rottamerà. La tecnologia applicata alle telecomunicazioni ha firmato il certificato di morte delle mitiche cabine, ormai inutili scheletri di ferro.
In Italia ce ne sono circa 130 mila e, dall'anno prossimo, ne verranno eleminate circa 30 mila.
Prima di procedere alla loro eliminazione la Telecom dovrà affiggere sulla cabina da eliminare un cartello di preavviso, annunciandone l'imminente scomparsa. Il cartello in questione indicherà un numero telefonico gratuito e questa e-mail: cabinatelefonicaagcom. it.
Un cittadino, un'associazione, ma anche il Comune potranno usare questo numero o questa e-mail per chiedere che la cabina telefonica venga risparmiata e lasciata in attività. Nei successivi due mesi, il Garante valuterà se quel telefono ha ancora diritto di vivere perché utile.
Il Garante si occuperà anche delle cabine superstiti: in caso di avaria, Telecom dovrà ripararle entro 15 giorni. Inoltre, il 50% delle cabine operative permetterà di chiamare con le monetine (chi ricorda i mitici e introvabili gettoni?).



(foto da internet)

Non sarà più necessario, dunque, l'acquisto delle schede prepagate. E il 75% delle cabine consentirà ai disabili di telefonare.
Il Garante pretende che siano risparmiati i telefoni pubblici sistemati in determinate realtà, come gli ospedali, le Asl, le carceri, le caserme con almeno 50 soldati e infine i rifugi di montagna (dove magari il cellulare non prende). Dovrebbero sopravvivere anche gli impianti che sono nelle scuole medie ed elementari.
Sono a rischio, invece, gli apparecchi che Telecom, fino ad oggi, è obbligata a tenere in vita negli uffici pubblici, nei centri commerciali e nei luoghi di culto.Per giustificare la cancellazione delle cabine telefoniche, la Telecom ha presentato al Garante e alle associazioni dei consumatori un quadro catastrofico. Secondo i dirigenti Telecom, tenere in vita 130 mila cabine costa alcune decine di milioni di euro ogni anno. Soldi letteralmente buttati, visto il traffico telefonico che le cabine generano.
Secondo Telecom, il 54% delle cabine viene utilizzato ogni giorno per fare un massimo di tre telefonate; mentre il 27% per un massimo di due telefonate.
I consumatori, però, hanno mosso delle obiezioni. E' vero che Telecom spende dei soldi per tenere in attività le cabine, ma questi soldi arrivano, almeno in parte, dallo Stato sotto forma di sostegno pubblico al servizio. L'assegno statale sarebbe superiore, ogni anno, ai 15 milioni.
I manager Telecom hanno assicurato che rinunceranno ai contributi pubblici in proporzione al numero di cabine che saranno cancellate.
Insomma, piange il telefono oppure le telefonate, o le e-mail, dei cittadini riusciranno a salvare la vita delle cabine?

mercoledì 13 gennaio 2010

Dalle parti del Giorgione



(foto da internet)

Cari chiodini, ecco una magnifica occasione per conoscere la cosiddetta Marca Trevigiana, un territorio morbido e affascinante in un lembo del Nordest.
Punto di partenza è Castelfranco Veneto, cittadina che dedica, al celeberrimo pittore Giorgione, fino all'11 aprile 2010, una mostra per commemorarne il quinto centenario della scomparsa.
L'itinerario inizia dal Museo Casa Giorgione: un percorso iniziatico nel mondo del pittore veneto tra i suoi dipinti-capolavoro (La tempesta, Il tramonto) e quelli dei suoi compagni, da Tiziano a Sebastiano del Piombo.
E per unire l'utile al dilettevole, vi consigliamo di ricercare i colori e i paesaggi del noto pittore veneto tra borghi, fiumi e osterie. Cominciamo dalle delizie del ristorante il Teatro dei Sapori, che ha, tra le specialità, i piatti rinascimentali della corte estense. Continuiamo il nostro itinerario, un po' più a nord, verso Valdobbiadene, per cenare alla nota Locanda Sandi. Qui il paesaggio cambia, siamo nelle terre del Prosecco e le strade si snodano tra colline coltivate a vigneti.
Degni di nota sono i borghi di San Vito e Santo Stefano di Valdobbiadene.

(foto da internet)

Da qui s
i punta su
Cartizze, una delle mete Doc del Prosecco italiano più pregiato. Andate all'Osteria Senz’Oste: un’abitazione contadina affacciata sui filari. Nella sala sono appesi i salumi da mangiare con il pane fresco, i formaggi delle malghe e, ovviamente, l'immancabile Prosecco di varie aziende del territorio.

Il tour può finire alla grande con una visita ai castagneti di Combai.

Bon viaggio!

lunedì 11 gennaio 2010

Una guida Michelin nei tempi di crisi

(foto da internet)


Non poteva mancare l'appuntamento tristemente fisso di Dove, la "guida Michelin dei poveri", con l'aggravante che in tempi di crisi gli indigenti sono sempre più in aumento e si sta intaccando la classe media che, fino a poco tempo fa, era impensabile potesse servirsi di questo vademecum.
Ci sono tante storie difficili e, spesso, drammatiche raccontate dalla Comunità di Sant'Egidio nella presentazione della ventesima edizione della guida "Dove mangiare, dormire, lavarsi".
Nato nel 1990 e da allora ripubblicato puntualmente ogni anno, il libro contiene tutti i riferimenti utili per i senza fissa dimora che vivono in città, o per chi semplicemente non sa più come far fronte ai bisogni essenziali: 28 mense, 33 dormitori, 24 ambulatori specializzati, 106 centri di ascolto. Ma anche centri di avviamento al lavoro, sportelli informativi per i migranti e per i rifugiati politici. 205 pagine e 750 indirizzi in tutto, 22 in più rispetto all’edizione dell’anno scorso.
Sono sedicimila le copie stampate, distribuite gratuitamente nelle parrocchie, nei centri della Comunità di Sant'Egidio e direttamente in strada, insieme al cibo e alle coperte portate dai volontari delle associazioni che offrono il loro servizio. E il "Dove" non è ormai un'esperienza limitata alla realtà romana: la "guida Michelin dei poveri", come viene spesso definita, viene pubblicata quest'anno anche a Milano, Napoli, Genova, Barcellona e Buenos Aires. «Senza questo elenco di indirizzi – spiega Mario Marazziti, portavoce di Sant'Egidio – la vita di molte persone sarebbe molto più dura, a volte impossibile».


(foto da internet)


Ma la presentazione del vademecum è anche un'occasione per fare il punto sulla povertà in generale. L'Italia ospita un milione di poveri assoluti, ovvero uomini, donne e bambini che hanno difficoltà a sfamarsi. Esistono poi i "poveri relativi", persone che consumano meno della metà della media nazionale: sono 8 milioni e sono in costante aumento, a causa della crisi economica. Il cosiddetto "nuovo povero", messo ai margini dalla perdita del potere d'acquisto di salari e pensioni, ha nella maggior parte dei casi il volto di un anziano solo, che non riesce a far fronte alle spese sanitarie. Ma a rischio indigenza sono anche i giovani: il 22% dei ragazzi italiani non studia, né cerca un'occupazione. In tutta Europa li chiamano Neet, Not Employed Educated or Trained. Hanno perso la fiducia a causa di esperienze di lavoro negative, e ora vivono senza prospettive.


(foto da internet)


Poi ci sono gli stranieri: il centro Genti di Pace della Comunità di Sant'Egidio: dopo l'esplosione dell'Est Europa nel recente passato, oggi i numeri parlano di Africa. A seguire Bangladesh e Romania. Senza dimenticare i casi di disagio sociale estremo, nei campi rom e nelle carceri, dove finiscono soprattutto i poveri. Ma anche molti migranti regolari residenti da anni a Roma, che pagano le tasse e possiedono un conto in banca, vivono in condizioni sempre più difficili.

venerdì 8 gennaio 2010

L'Epifania tutte le feste le porta via (?)


(foto da internet)

Cari chiodini vicini e lontani, vi facciamo i nostri migliori auguri per il 2010!
Riprendiamo il nostro blog con un post dedicato al dopo-feste.
Abbiamo mangiato panettoni, pandori, vini e spumanti e, in Spagna, torroni, marzapani e roscón e ora qualche chiletto in più ce l'abbiamo... Anzi, secondo un recente studio svolto in Italia, i chili da dividerci, secondo statistica, sono due a testa in media. Il sovrappeso, però, ci informano gli esperti, si può smaltire con un po’ di ritorno all’ordine, a una mensa più parca e ad un po' di moto.
Le calorie che abbiamo assorbito in più, in questi giorni, si aggirerebbero attorno alle 15mila!!! Mica male!
Il tutto grazie al micidiale effetto combinato del maggior consumo di cibi, alte dosi di alcol e all’astensione da frutta e verdura fresche. A questo quadro, si deve aggiungere il fatto che l’abbuffata natalizia è stata accompagnata da una maggiore sedentarietà e da lunghe soste a tavola con parenti e amici che hanno favorito l’accumulo di peso.

(foto da internet)

Dal 7 gennaio ci si mette a dieta? Nient'affatto! Sembra che le scorte alimentari nelle nostre case vengano approfittate per elaborare la cosiddetta cucina degli avanzi: una tradizione nobile che ha dato origine a piatti squisiti quali la ribollita, i canederli e il polpettone, e che, in tempi di crisi, va riscoperta e incoraggiata.
Insomma, non siamo ancora del tutto fuori dal tunnel delle feste e dalle sue ipercaloriche lusinghe.
Noi vi proponiamo di cimentarvi con le ricette della cucina degli avanzi di cui abbiamo parlato poc'anzi e vi giriamo alcuni consigli utili per recuperare il vostro peso forma:

(foto da internet)

a) dimezzate i carboidrati e i grassi ma non eliminateli completamente. Basta non superare 50 grammi di pasta, riso o pane (un pasto al giorno);
b) raddoppiate le verdure e la frutta e inserite le proteine di tipo animale (carne o pesce) senza superare i 100 grammi al giorno;
c) non saltate i pasti. Il corpo umano ha sempre bisogno di nutrienti, anche se ipocalorici;
d) fate un po' di moto: è necessario muoversi facendo anche solo una lunga passeggiata di circa un’ora al giorno, magari divisa tra il mattino e il pomeriggio;
e) se dovete disintossicarvi dai postumi del dopo sbornia, bevete un bel frullato di verdure o fate una colazione a base di zuccheri (banane, cereali e pesche).
Per un magnifico 2010 (con la vita un po' più stretta)!

p.s. se qualcuno dei nostri lettori non fosse ingrassato, vi preghiamo di farcelo sapere: la statistica vuole allora che qualcun altro debba smaltire ben 4 kg!!




domenica 3 gennaio 2010

Il neorealismo





Hai mai sentito parlare del neorealismo italiano? Probabilmente sì. È stato, un movimento culturale, nato in Italia durante la seconda guerra mondiale che ha influenzato, in maniera importante, il cinema e la letteratura.
Si chiama neorealismo perché i registi hanno dato un’immagine vera e reale dell’Italia di quel periodo. Tra i film più importanti del neorealismo ricordiamo Roma città aperta (del 1944), con l’indimenticabile Anna Magnani, diretto da Roberto Rossellini, e Ladri di biciclette (del 1948) di Vittorio De Sica.
I registi italiani più famosi di tutti i tempi sono Federico Fellini, il quale ha collaborato spesso, nei suoi film, con il grande attore Marcello Mastroianni. Tra i suoi film ricordiamo La strada, La dolce vita e Amarcord
Vittorio De Sica, regista e attore, è stato uno dei grandi maestri del cinema mondiale. Ha vinto l’Oscar per ben quattro volte. Oltre al famoso Ladri di biciclette, ricordiamo anche Sciuscià e La ciociara, e Umberto D.
Luchino Visconti, è autore del magnifico film Il Gattopardo, e di Rocco e i suoi fratelli; Michelangelo Antonioni ha diretto La notte, Blowup e, nel 1994, ha vinto l’Oscar alla carriera.
Un caso interessante è quello di Sergio Leone, autore di molti western all’italiana (Per un pugno di dollari, Il buono, il brutto e il cattivo) famosi nel mondo con il nome di spaghetti western.
Bernando Bertolucci ha girato film di grande successo e non privi di polemica, quali Ultimo tango a Parigi, Novecento e Il tè nel deserto.
Pierpaolo Pasolini è stato uno dei registi più polemici del cinema italiano. Scrittore e polemista, i suoi film riflettono una feroce critica della società borghese. Tra le sue opere ricordiamo Accattone, il Vangelo secondo Matteo, Mamma Roma e Salò o le 120 giornate di Sodoma.
Tra i giorvani registi, affermatisi in questi ultimi anni, ricordiamo i nomi di Gabriele Salvatores, autore del celebre film Mediterraneo, e di Giuseppe Tornatore, autore dello splendido Nuovo cinema Paradiso.
Tra gli attori più famosi, ricordiamo i nomi di Marcello Mastroianni, Sofia Loren, Vittorio Gassman e Alberto Sordi.
Marcello Mastroianni è forse il volto più noto del cinema italiano. Ha girato circa 150 film. È morto nel 1996.
Sofia Loren è stata la prima attrice a vincere un Oscar per un film non americano, nel 1961, con La ciociara di Vittorio De Sica. Ha realizzato numerosi film con Marcello Mastroianni. Nel 1991 ha vinto l’Oscar alla carriera.
Alberto Sordi è stato un grande attore comico. I suoi personaggi, molto amati dagli italiani, riflettono i vizi e le virtù di un intero paese.
Vittorio Gassman è stato anche un grande interprete teatrale.  Soprannominato“il mattatore” per la sua grande versibilità, è stato uno dei migliori attori italiani.