Due coincidenze nel giro di pochi giorni: il centro Giacomo Leopardi ci ha mandato una cartolina per invitarci (ma l'invito è rivolto anche ai nostri studenti) alla conferenza I cantanti italiani che hanno sfondato in Spagna, a cura del professor Pierlugi Mammi e che si terrà oggi, alle 19, presso il Museo di Belle Arti di Valencia; la seconda, legata con un filo della memoria alla prima, riguarda un cantante italo-francese di cui mi sono ricordato, per caso, ascoltando una vecchia canzone nel programma La ventana di Gemma Nierga, nello spazio curato da Ariel Rot e Jaime Urrutia. La canzone che mi accompagnò nel viaggio da Valencia a Sagunto, era una tango famosissimo di Nino Ferrer: Agata.
Nino Ferrer, al secolo Nino Agostino Arturo Maria Ferrari, nacque a Genova nel 1934 da padre italiano e madre francese. Visse i suoi primi anni di vita in Nuova Caledonia. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la sua famiglia si trasferì a Parigi.
Accanto a queste canzoni allegre e spensierato ne fanno spicco altre in cui in un testo apparentemente banale si accennano temi importanti, quali La pelle nera, assai nota per il celebre ritornello che all'epoca suscitò scalpore, e nella quale affronta il tema del razzismo, o Il re d'Inghilterra, una sorta di pamphlet contro tutte le guerre e infine Viva la campagna, un inno a favore della vita all'aria aperta contro lo stress cittadino.
In Francia continuò a dipingere e incise una decina di 33 giri in cui ritornò alle basi jazzistiche da lui sempre gradite, con successi quali Le sud e La Carmencita.
Nel 1977 si stabilì a Montcuq. In Italia fece rientro alla fine degli '80 per registrare molti suoi vecchi successi con nuovi arrangiamenti in un disco intitolato Che fine ha fatto Nino Ferrer. Schivo e riservato, trascorse gli ultimi anni della sua vita nella campagna francese. Qualche giorno dopo la morte della madre, che viveva insieme a lui, pose fine ai suoi giorni , ad appena 63 anni, sparandosi un colpo di fucile.
Ve lo ricordate?