mercoledì 30 settembre 2009

Baricco insegna il mestiere


Ti sei lasciato sedurre dal tatto morbido e lieve della Seta? Hai scalato senza difficoltà i fragili muri di Castelli di rabbia? Hai indugiato dolcemente nelle tiepide acque di Oceano mare? Sicuramente Paolo Giordano risponderebbe di sì a tutte e tre le domande. Perché se non nutrisse una profonda ammirazione per Alessandro Baricco, certamente non si sarebbe iscritto alla scuola Holden di scrittura creativa dello scrittore torinese e sicuramente nessuno di noi avrebbe avuto il piacere di leggere il pluripremiato La solitudine dei numeri primi. Baricco insegna i ferri del mestiere ai giovani perché ha un talento innato, come lui stesso ammette, senza falsa modestia:

Io sono un narratore, ho quel talento lì vedo storie anche in questo tavolo, mi parla. Ho lavorato molto per dire che viviamo in mezzo alle storie e che bisogna raccontarle bene, con rispetto. È un compito civile, come quello del panettiere qua sotto. Io ho bisogno di lui e lui di me. Gli uomini hanno bisogno di storie. Non soltanto per trasmettere sapere. Ogni storia è la custodia della speranza che questa vita non sia l'unica, che se uno volesse potrebbe avere un’esistenza differente». Ma ora Baricco è seduto dall'altra parte del tavolo, impegnato a ritrovare se stesso ragazzo, a cercare le motivazioni che lo spinsero a scrivere Castelli di rabbia , il libro con cui tutto incominciò: «Avevo in mente un modo di raccontare meno letterario, costruito con un montaggio di derivazione cinematografica. L'idea era che si potesse lavorare con materiali diversi, come la saggistica e la fiction, e che il montaggio li trasformasse in un'unità omogenea. Pensavo anche a un modo di scrivere i dialoghi senza introduzioni. Allora tutte queste cose erano inedite.

Se vi piacerebbe emulare Baricco, ma non siete nati con il suo talento, potreste imparare anche voi, come Giordano. Sicuramente Torino non è dietro l'angolo, ma trovare un posto più vicino dove ascoltare una lezione magistrale di Baricco non è un'utopia. Si tratta dell' Escuela de escritores, dove domani lo scrittore torinese inaugurerà il nuovo anno accademico 2009-2010 del Master de Narrativa di cui impartirà la prima lezione.

lunedì 28 settembre 2009

Disturbi metropolitani

(foto da internet)




Benvenuti nelle metropoli del XXI secolo, dove subire una buona dosi di stress è all’ordine del giorno.
Apatie e svogliatezze, tic nervosi e irritabilità, nei casi più gravi, attacchi di panico e assenza di relazioni sono le conseguenze di disturbi, non vere e proprie patologie, che riguardano ben oltre la metà delle persone che abitano in un centro urbano. Insomma disagi che, seppur soft, non sono da prendere sotto gamba, visto che si ripercuotono sulla vita quotidiana e sulla salute.
Vi proponiamo due video di film italiani La parola amore esiste, e Ricomincio da tre che toccano il tema delle piccole o grandi manie, il primo in maniera drammatico, mentre il secondo in chiave umoristica.

















E che dire dei tic? Quei movimenti rapidi e improvvisi di una spalla, delle palpebre, di qualche muscolo del viso o di qualsiasi altro punto del corpo difficilmente sfuggono all'occhio di chi ci guarda. Probabilmente, chi ne soffre, spesso è talmente abituato a conviverci da essere convinto che gli altri non lo notino tanto, ma, tutti sappiamo che se ci troviamo di fronte a qualcuno che soffre di un tic è difficile non accorgersene.
Perché si sviluppano i tic? Forse per los stesso motivo per cui si sviluppano tutti gli altri disturbi «metropolitani»: ovvero, la frustrazione della vita quotidianan e l'angoscia per per la condivisione dello spazio.
Traffico, code alla posta, open space -anziché stanze per uffici- amplificano l’aggressività che nasce da una sensazione di «costrizione» fisica. A questa, si aggiunge quella «psichica» che scatta con l’idea di doversi adattare a una vita a stretto contatto con l’altro. Una costrizione obbligatoria anche quando il vicino di casa, o di scrivania, è maleducato e irritante.

Una sovraesposizione quotidiana a stress, quindi, che può manifestarsi con scatti d’ira o addirittura prevenzione a potenziali reazioni aggressive e pericolose, per arrivare a un definitivo isolamento e, così, annullamento delle relazioni.


(foto da internet)


Insomma, manie metropolitane che, al pari di patologie più evidenti come le nevrosi, la depressione e i disturbi di personalità, gli specialisti tentano di curare con i metodi classici: cicli di ascolto oppure terapie con farmaci. Non tutti, però, hanno la possibilità di staccare la spina e cercare un po’ di relax in campagna o al mare, e pochi possono pagarsi sedute dallo psicologo. Perciò, nel frattempo, le patologie in città aumentano e cresce il numero di persone destinate ad ammalarsi.

Sarà che l’unica cosa che potrebbe rinvigorire la società è l’antica ricetta che vede le amministrazioni comunali capaci di progettare metropoli con spazi verdi, aree pedonali, viabilità meno congestionate, insomma città a misura d’uomo?

venerdì 25 settembre 2009

Genova (per voi)



(Foto da internet)

Lo confesso: amo Genova. Non saprei dire il perché. E' una passione senza condizioni. Genova è una città fatta di contrasti, con il mare lì ad un passo che segnala la linea dell'orizzonte. Antica, superba e ventosa, costretta negli spazi ristretti del centro storico, intrisa degli odori dei carruggi, Genova appare al viaggiatore come iperonimo di tutte le città del Mediterraneo.
E' la città di De André e di Paoli, di Tenco e di Lauzi. E' la città di Renzo Piano.
E' la città in cui si possono degustare due specialità poco conosciute in Italia: la panera (sdrucciola: pànera) e il paciugo.
La panera -contrazione di panna e nera- nacque circa 150 anni fa proprio nella città della Lanterna. E' un semifreddo che venne imitato (onestamente) dalla famosa Coppa del Nonno (ve la ricordate?).
Ah la panera!! Godetevela, ad esempio, nell'antica pasticceria-gelateria Guarino: così cremosa, con quel colore scuro e quel gusto al caffè...


(Foto da internet)

Se non potete andare a Genova, ecco a voi la ricetta casalinga:


Ingredienti: 1 litro di panna fresca da montare, 60 gr. di caffè macinato (qualità arabica), 200 gr. di zucchero.


Preparazione: versare la panna nella casseruola e aggiungere il caffè in polvere, portare ad ebollizione e aggiungere lo zucchero. Mescolare e, una volta sciolto lo zucchero, togliere dal fuoco. Attendere che la polvere del caffè si sia depositata sul fondo e filtrare. Una volta freddo, versare il composto nella gelatiera e seguire il procedimento per fare il gelato. La versione più ricca della ricetta prevede l'aggiunta di 8 tuorli d'uovo sbattuti.


E ora il paciugo, che, a differenza della panera, è un gelato in cui si mescolano la crema, il cioccolato, la frutta fresca e il whisky.
Deve il suo nome a un personaggio leggendario vissuto nell'XI secolo: Paciugo, appunto.
Come si prepara? Ingredienti: un bicchiere di whisky, 100 gr. di gelato alla vaniglia, 100 gr. di gelato al cioccolato, 100 gr. di frutta fresca mista, 2 cucchiai di sciroppo di lampone o di fragola, 2 amarene.


Preparazione: versare in un bicchiere alto il gelato alla vaniglia e il gelato al cioccolato, poi la frutta fresca tagliata a pezzetti e una spruzzata di sciroppo alla frutta. Aggiungere, lasciandole affondare, le amarene sciroppate e snocciolate. Infine versare il whisky.


Provate a farli in casa e fateci sapere!

mercoledì 23 settembre 2009

Influenza suina

Alcuni credono che si tratti di una normale influenza; altri invece pensano che sia una pandemia mortale; molte persone si chiedono: "Dobbiamo avere paura oppure no?"


C'è anche un bel po' di gente che crede di essere davanti ad un'operazione realizzata in laboratorio a fini esclusivamente lucrativi e non sono pochi coloro che non sanno che pesci pigliare. Se sei uno di questi ed hai qualche dubbio al riguardo, leggi i chiarimenti ed i consigli del professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università di Milano, agli utenti di Kataweb Salute.



Se hai qualche domanda da fare clicca qui, e potrai leggere la risposta al tuo quesito nei prossimi giorni.

E, dulcis in fundo, c'è anche Luciana Littizzetto che ironizza su una possibile piaga biblica...



E tu, in quale gruppo sei?

lunedì 21 settembre 2009

Aggiungiamo un posto a tavola?

(foto da internet)

Ci scervelliamo su come definire il Belpaese, e, nel mese di settembre, dopo l'elezione di Miss Italia, ci azzardiamo a definire il nostro paese come una bella (o, a seconda dei gusti bellissima) ragazza, con, probabilmente, qualche lieve difettuccio fisico. Attenzione, però, non guardatela con gli occhi del cronista, forse un po' esausto, perché le cose vanno di male in peggio, ma con quelli dello storico (o, perché no) del politico.
(foto da internet)




Eh, sì, ci sono le doppie o addirittura triple vite, (Pirandello docet: Uno, nessuno e centomila). Chi sbaglia è umano: tutti hanno la stessa propensione al peccato, la stessa fragilità. Regna, però, un senso di noia: è andata in quella maniera, e nulla lascia pensare che cambierà. Ma, la barca va, allora lasciala andare: è l'Italia allegra, ospitale, un po' corrotta, fedele alle alleanze, che non ha mai finito una guerra con lo stesso alleato.

Ci soffermiamo sull'aggettivo ospitale. Per gli antichi greci era una regola di convivenza civile, un dovere rituale. Non ci sono mai state leggi scritte: le famiglie erano regolate da norme orali condivise da tutti. L'ospitalità ha da sempre rappresentato un legame durevole di solidarietà. Si era obbligati a concedere ospitalità prima ancora di sapere l'identità dello straniero.






(foto da internet)


Però, pensiamo. che le cose attualmente non vanno per niente così, e, allora, immediatamente, cominciamo a canticchiare Aggiungi un posto a tavola, ricordando un modo di fare spettacolo e di vivere un po' più sobrio.









Si tratta del classico musical italiano, in cui Johnny Dorelli, personaggio a cavallo della grande mela e Milano, che arriva nella televisione italiana nel lontano 1957 con il Musichiere, viene consacrato come attore teatrale importante, con l'interpretazione di Don Silvestro.

Don Silvestro, parroco di un immaginario paese di montagna, riceve una telefonata del Padreterno in persona che gli comunica l'intenzione di mandare sulla terra il secondo diluvio universale. Come un novello Noè, riceve l'incarico di costruire un'arca di legno, per mettere in salvo dal diluvio tutti gli abitanti e gli animali del paese. Per portare a termine il suo compito, il curato avrà bisogno dell'aiuto dei compaesani, che non subito gli crederanno, ma saranno convinti da un miracolo 'in diretta'... Alla fine il diluvio viene scongiurato proprio da Don Silvestro, che convince Dio che è meglio lasciar perdere. Nel gran finale si mangia e si brinda attorno ad una tavola circolare, sulla quale scende una colomba bianca che va ad occupare un posto rimasto vuoto...

(foto da internet)


In ultimo due parole su Il Musichiere. Il programma consisteva in un gioco: l’orchestra suggeriva alcune note del brano da indovinare e i due concorrenti, dotati di regolamentari scarpe da ginnastica, scattavano dalle sedie a dondolo per suonare la campana e acquisire così il diritto di rispondere al quiz canoro. Il vincitore depositava metà del premio nella “cassaforte musicale”, per riaggiudicarselo (insieme al diritto di ripresentarsi la settimana successiva) soDuelo nel caso in cui avesse indovinato il motivo misterioso emesso da una cigolante saracinesca.
È entrato nella storia sacra della tv, diventando un fenomeno di costume: un esempio è il neologismo nientepopodimenoche o la sua sigla storica Domenica è sempre Domenica.



(foto da internet)

Insomma, un'epoca molto diversa dall'attuale! E cosa penserebbe la Lega se guardasse questo musical?

venerdì 18 settembre 2009

Porta la sporta!



(Foto da internet)

Sabato scorso si è celebrata la prima giornata internazionale senza sacchetti di plastica.
Porta la sporta è il nome della campagna organizzata dall'associazione Comuni Virtuosi insieme a MCS, -Marine Conservation Society, una società inglese no profit che si occupa della tutela dell'ecosistema marino- per sostenere la lotta allo spresco della plastica.
Buste e sacchetti non solo rappresentano un danno immediato per l'ambiente e uno spreco di risorse energetiche (com'è noto sono derivati dal petrolio), ma, attraverso gli scarichi e i corsi d'acqua, si trasformano in devastanti assassini per gli organismi che vivono nei mari e negli oceani.
L'International Plastic Bag Free Day è, come abbiamo segnalato, alla sua prima edizione, ma nel mondo sono già diverse le iniziative contro lo spreco di plastica. Una catena di supermercati americani, ad esempio, ha indetto un concorso per la creazione di borse riutilizzabili di design, mentre in Gran Bretagna si sta costruendo una rete delle Città libere dalle buste di plastica.
Qui in Spagna, Carrefour (possiamo dirlo?) ha iniziato a ritirare, anche se ancora in fase sperimentale in alcuni centri, i famigerati sacchetti.
Per chi ha dimestichezza con ago e filo, è nato addirittura un movimento di guerrilla sociale: si chiama Morsbags, e in pochi minuti vi spiega come costruirvi la vostra borsa per la spesa rigorosamente ecologica (vedi spiegazioni in italiano>>).


(Foto da internet)

In Italia la campagna si è centrata sulla necessità di convincere gli amministratori locali a impegnarsi attivamente, mettendo in pratica strumenti di dissuasione dall'uso di buste, che potrebbero arrivare fino alla messa al bando degli odiati sacchetti: finora a Porta la sporta hanno aderito le regioni Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Marche ed Emilia Romagna, e soprattutto moltissimi sindaci di piccoli Comuni, dove cominciare a cambiare stile di vita dovrebbe essere più facile.
Dall'inizio dell'anno, abbiamo consumato nel mondo più di 335 miliardi di buste e sacchetti: in pratica, un milione al minuto. A chi non fosse abbastanza sconvolto da queste cifre, chiediamo di rispondere alla domanda di Porta la sporta: "Perchè usare per pochi minuti un oggetto che può durare più di cento anni?".
Meditate, gente, meditate...

mercoledì 16 settembre 2009

Solo musica italiana


L'anno 1967 nasceva un programma radiofonico senza precedenti: Hit Parade. Ogni venerdì alle 13:00 nelle case italiane rituonava: "Lelio Luttazzi presenta... Hiiit Paraaade!" Questo grido, che sarebbe diventato famosissimo, dava inizio a mezz'ora di conduzione magistrale. Pochi conduttori radiofonici hanno raggiunto negli anni successivi il grado di sobrietà, ironia e perfezione con cui Luttazzi presentava i successi dell'epoca. A quella classifica importante, che peraltro nasceva da una ricerca settimanale della Doxa nei negozi di dischi, sarebbero seguite le emulazioni delle radio private, tutte con la propria classifica. I conduttori che arrivarono dopo di lui alla Rai, dovettero fare i conti con l'ombra di Lelio Luttazzi, anche se con stili di conduzione e di trasmissione molto diversi da quella storica classifica. Anche se, per chi ha avuto il piacere di vivere da ascoltatore la classifica di successi presentata da Luttazzi, di Hit Parade ce n'è soltanto una, la sua! Il programma finì nel 1976. Ma se questo non fosse successo, quali canzoni italiane ci avrebbe presentato Luttazzi oggi? Sicuramente la sua hit parade adesso sarebbe questa (canzoni italiane tratte dal top 100 di Chartitalia) :
  1. NoemiBriciole
  2. Alessandra Amoroso - Estranei a partire da ieri
  3. Neffa - Lontano dal tuo sole
  4. Tiziano Ferro - Indietro
  5. Lost - Sulla mia pelle
  6. Valerio ScanuDopo di me
  7. Marco Carta - Dentro ad ogni brivido
  8. Malika Ayane - Contro vento
  9. Alessandra Amoroso - Stupida
  10. Luca NapolitanoForse, forse
  11. Vasco RossiColpa del whisky
  12. Broken Heart College - Na na na
  13. Negrita - Gioia infinita
  14. J-ax - Decadance
  15. Tony Maiello - Ama calma
  16. Dolcenera - Un dolce incantesimo
  17. Ligabue - Sulla mia strada
  18. Jovanotti/Sergio Mendes - Punto
  19. NegritaGioia Infinita
  20. Zero Assoluto Per dimenticare
  21. Gianna Nannini - Maledetto ciao
  22. Eros Ramazzotti Parla con me
  23. Artisti Uniti per l’Abruzzo Domani 21-04-09
  24. Giusy FerreriLa scala
  25. MangoContro tutti i pronostici
  26. Renato Zero/ Mario Biondi- Non smettere più
  27. NekSemplici emozioni
  28. Tiziano FerroIl regalo più grande
  29. Cesare Cremonini - Il pagliaccio
  30. Gigi d'Alessio - Non riattaccare

Se cliccate sul titolo della canzone, troverete il video che abbiamo cercato per voi. E nel caso aveste voglia di cantarle, sempre che ci è stato possibile abbiamo scelto i brani con il testo in sovraimpressione.

Ah, e non dimenticate di dirci quale di queste canzoni credete che dovrebbe raggiungere, secondo voi, il primo posto della classifica!

lunedì 14 settembre 2009

Sogni e riscatto



Chi ha mai sentito parlare dello Zen? Lo Zen sarebbe dovuto essere un quartiere residenziale della classe operaia della città di Palermo, ma...




Se qualcuno, comunque, rispondesse alla domanda in maniera affermativa, sicuramente non sarà perché lo ha letto nei libri di architettura, visto che, ormai, solo si parla del quartiere palermitano se si tratta di delinquenza, droga, di degrado e di disagio sociale.




In questo mese di settembre, però, l'associazione Ragazzi di strada vuole dare una testimonianza che lo Zen ha anche un'altra faccia, fatta di persone che lavorano e coltivano i proprio sogni. Giovani "normali" che hanno voglia di uscire allo scoperto e soprattutto di avvicinare il resto della città al quartiere. Insomma uno Zen che ha anche talento e che attraverso l'arte e la cultura ha deciso di riscattarsi. Perciò Ragazzi di strada, a sei anni dalla sua fondazione ha promosso il concorso canoro che si concluderà a Palermo il 28 settembre.
Alla base una sola sfida: parlare del quartiere, almeno per un giorno, nelle pagine degli spettacoli e non in quelle della cronaca nera. Il concorso è aperto a tutti i talenti della città e dell'Isola e si rivolge a band e a singoli cantautori. I dieci partecipanti selezionati dovranno comporre un testo per l'occasione ispirato al tema della legalità e alla lotta contro la mafia. Al primo classificato, eletto da una giuria, saranno garantiti passaggi in radio nazionali.


Parole e musica nella speranza che qualcosa possa cambiare!!! e che il binomio periferia-lotteria non sia più tanto ricorrente



venerdì 11 settembre 2009

Bongiorno (senza u)


(Foto da internet)

La tv, un tempo, aveva un solo canale ed era in bianco e nero. Pochi fortunati ce l'avevano: il piú delle volte si andava a guardarla dai vicini o al bar. Sul piccolo schermo c'era sempre un signore che assomigliava molto ai ragionieri -o agli impiegati- dei film americani: occhiali, cartellina (di pelle?) sottobraccio e il ciuffo in testa. Il signore in questione portava sempre giacca e cravatta. Era educato; ma di un'educazione mediocre e falsa che, nel famoso saggio Fenomenologia di Mike Bongiorno, venne smascherata da Umberto Eco. Il signore in questione sempre esordiva dicendo: "Amici, ascoltatori: allegria!". Era Mike Bongiorno, senza u, come teneva a sottolineare: il padre della tv italiana.
Bongiorno è stato stroncato da un infarto questa settimana a Montecarlo. Era nato a New York, 85 anni fa. Il nonno paterno era emigrato dalla Sicilia. Tornò, da bambino, con la madre a Torino, dove frequentò il liceo classico. Durante la seconda guerra mondiale abbandonò gli studi e, grazie alla sua conoscenza dell'inglese, fu impiegato come staffetta per le comunicazioni tra gli Alleati e i gruppi partigiani. Fu catturato dalla Gestapo e portato nel carcere di San Vittore a Milano, dove fu detenuto per alcuni mesi. Fu liberato prima della fine del conflitto grazie ad uno scambio di prigionieri di guerra.
Insieme a Pippo Baudo, Corrado, Enzo Tortora e Raimondo Vianello, è stato tra i volti piú noti della televisione italiana.
Anzi, la tv italiana nacque proprio con Mike Bongiorno.
Debuttò nei primi anni '50 con "Arrivi e partenze" la prima trasmissione messa in onda dalla Rai.
Nel 1955 presentò alla radio il programma a quiz "Il motivo in maschera", con l'orchestra diretta da Lelio Luttazzi.
Nello stesso anno, Bongiorno lanciò il primo quiz della televisione italiana, "Lascia o raddoppia?" (vedi>>), contribuendo a far entrare il nuovo mass media nella cultura popolare di una nazione che, all'indomani della seconda guerra mondiale, stava subendo forti e radicali cambiamenti.
Bongiorno fu anche uno dei primi grandi conduttori a lavorare con le televisioni private. Traslocò da Berlusconi quando la televisione commerciale iniziava a muovere i suoi primi passi. Per Mediaset condusse i telequiz Bis (1981) Superflash (1982), Pentathlon (1985), Telemike (1987), Tutti x uno (1992).
Attualmente stava preparando un nuovo programma per Sky.


(Foto da internet)

Bongiorno fu un intrattenitore di razza: un'icona intramontabile di una tv che non esiste più. Vogliamo ricordarlo con alcune sue papere -ormai diventate tormentoni nazionali- che restano nel nostro immaginario collettivo, e con alcuni video che abbiamo trovato in rete.
Iniziamo dalla celeberrima battuta (mai pronunciata) che, secondo la leggenda, disse alla storica concorrente Longari, a Rischiatutto, dopo un clamoroso errore della malcapitata: "Signora Longari, Lei mi è caduta proprio sull'uccello!".
E poi quelle vere: "Cos'è quella cosa lì che ti pende in mezzo alle gambe?", disse a una concorrente che indossava una vistosa cintura.
Una volta, al giudice di gara Tortorella, disse: "Lo so che sei dietro a quel bancone a farti i solitari!".
E poi i clamorosi errori di lettura: "Ma chi sarà questo Paolo Vi del quale non ho mai sentito parlare?", disse fra sé, leggendo una domanda che aveva come protagonista il Papa Paolo VI.
E la chicca: una sera, un famoso sub, ospite del suo programma gli disse: "Mike, so che Lei è un sub eccezionale". E lui rispose:" No, sono un sub normale".
I video: vi proponiamo le famose liti televisive con Loretta Goggi (vedi>>) e con Vittorio Sgarbi (vedi >>); i simpatici sketch pubblicitari con Fiorello (1, 2, 3, 4) e l'ultimo spot girato in tv.
Ciao Mike.

mercoledì 9 settembre 2009

Villa del Sole


Il conte Nicolò Piccolomini era un attore. Morì in guerra a 29 anni, ma amava profondamente il teatro. Per questo donò la prestigiosa Villa Piccolomini - Villa del Sole - ai suoi colleghi, affinché diventasse "una casa di riposo per artisti drammatici indigenti".

Fino al 2005 la Fondazione Piccolomini era retta da un consiglio di amministrazione di cui faceva parte l'attore Gianpiero Bianchi. In questo periodo cominciano a vedersi i benefici effetti di questa fondazione: vengono fatte elargizioni ad attori indigenti, riscossi gli affitti degli immobili e dei terreni di proprietà, avviata un’azione legale per opporsi alle usucapioni di alcune costruzioni e porzioni di terreno, avviato il progetto della casa di riposo.

Nell'autunno 2005, a seguito della tragica scomparsa di Gianpiero Bianchi e delle successive dimissioni dei consiglieri Alecci (DS) e Rocca, la Fondazione Piccolomini viene commissariata dalla Regione Lazio sotto la presidenza Marrazzo. Il commissariament straordinario dovrebbe durare pochi mesi, il tempo necessario per nominare il nuovo Consiglio di Amministrazione. Ma il mandato del commissario Luca Voglino rinnova la convenzione per la quale la regione Lazio può disporre della Villa per oltre tre anni. Costo per la regione 250.000 euro, un prezzo irrisorio per una proprietà di queste caratteristiche. Considerando che tutte le spese di manutenzione, tasse, stipendi dei dipendenti ecc. sono a carico della fondazione, ben poco rimane da elargire agli attori indigenti! Ed è proprio quello che succede: in questo periodo la Fondazione non ha più elargito aiuti economici agli attori indigenti (ad eccetto di 21.000 euro assegnati a 33 attori nel dicembre 2008, a seguito di un bando apparso a sorpresa e per pochi giorni nel sito dell’Enpals), non ha provveduto all’apertura della casa di riposo nè a quella del parco al pubblico, prevista nei giorni festivi. Il presidente della Regione Piero Marrazzo ha preferito farne la dorata sede di convegni e incontri pubblici a suon di centinaia di migliaia di euro, nonché di cene extralusso per pochi, fortunati commensali).
La reazione a questi soprusi non è immediata: il Comitato Gianpiero Bianchi occupa la villa della discordia.

Ma perché il commissariamento straordinaro è stato rinnovato per tre anni e non per un periodo di tempo inferiore? Se volete saperlo, ascoltatene la ragione


Che ve ne pare?

lunedì 7 settembre 2009

Una storia interminabile

(foto da internet)

Sono passati più di settant'anni da quando fu inaugurata, a Venezia, l'Esposizione internazionale d'arte cinematografica, e da allora, a settembre, ritorna l'appuntamento con il cinema, all'ombra di San Marco.
Dalla prima edizione del 1932, in un clima casalingo e alberghiero, con l'obiettivo soprattutto turistico di rilanciare le spiagge del Lido, il Palazzo del Cinema, che a lungo ospiterà la manifestazione, fu visto dal regime come l'unica possibilità di gestire nel miglior modo possibile un evento che si prospettò sin da subito un eccezionale veicolo di propaganda, nonostante che nello statuto si leggesse che dalle manifestazioni della mostra si sarebbe escluso qualsiasi ingerenza di carattere politico.
La kermesse veneziana venne ribattezzata Mostra internazionale d'arte cinematografica, e il famoso Leone di San Marco fece la sua apparizione nel 1949, divenendo Leone d'oro nel '50.

(foto da internet)

Fino agli anni Sessanta, ovvero prima della definitiva affermazione di Cannes come il più importante festival europeo di cinema, l'importanza e l'indiscutibile prestigio del festival veneziano sono testimoniati dalla presenza nel corso delle varie edizioni del meglio della produzione cinematografica internazionale.

Ma, della mostra del 2009, parliamo di Videocracy, un documentario presentato nell’ambito della Settimana della Critica e delle Giornate degli Autori. Un'ovazione ha accolto la proiezione al pubblico del docu-film del regista italo-svedese Erik Gandini, divenuto il film-evento della giornata al Lido, oscurando anche la passerella dei Vip. Un successo inatteso che ha stupito lo stesso regista. «Non me lo aspettavo - ha detto il regista – perché questo è un film che è partito come un progetto per la Svezia, realizzato per fare vedere ai miei amici alcune cose che mi preoccupano molto dell'Italia: il fatto che abbia ottenuto riscontro anche qui è proprio una sorpresa totale».


(foto da internet)

Il documentario di Gandini racconta tre decenni della tv commerciale e si focalizza sui nefasti effetti culturali prodotti nella società italiana. Videocracy è stato dunque il film-evento della giornata.
Fin qui tutto OK, ma, attenzione però, perché l'assurdo sta nel fatto che mamma Rai, la TV di stato, ha rifiutato di trasmettere il trailer di un film in cui compare il Presidente del Consiglio, asserendo che è offensivo per la sua reputazione.
Il trailer di Videocracy mostra donne decisamente discinte e statistiche che evidenziano come l’Italia abbia un basso punteggio nella classifica della libertà di stampa e informazione. Ma Gandini ribatte che, ovviamente, Berlusconi è nella storia del Belpaese, e nel suo film solo si insiste sul fatto che la chiave del potere è l’immagine, e in Italia, da tre interi decenni, un solo uomo detiene il controllo sull’immagine. Una de­nuncia al potere che la tv ha sul­la società e sulla cultura italiana. Non è una pellicola su Berlusconi, ma sull’Italia berlusconiana, sottilinea il cineasta: è l’Italia delle veline, dei tronisti e di gente smaniosa solo di appari­re, dove la televisione ha preso il posto della democrazia. Le riprese del film, se pure Villa Certosa si vede, è stato completato prima dei casi "Noemi o D'Addario" e non c'è un collegamento con l'attualità.
Ma pare che la Rai ce lo trovi.







Conclusione:
Nelle televisioni italiane è vietato parlare di tv, vietato dire che c'è un certo collegamento tra il capo del governo e ciò che si vede sul piccolo schermo. La Rai ha rifiutato il trailer di Videocracy, film di Erik Gandini che ricostruisce i trent'anni di crescita dei canali Mediaset e del sistema televisivo nostrano. Netto rifiuto anche da parte di Mediaset, in questo caso con una comunicazione verbale da Publitalia, visto che il film altro non è che un attacco al sistema tv commerciale, quindi impossibile da mandare in onda sulle reti Mediaset.

Non possiamo non ricordare che, in un passato non tanto lontano, ci sono stati film altrettanto, o forse, più duri nei confronti di Berlusconi come Viva Zapatero o Il caimano, che però hanno avuto i loro spot sulle reti Rai. E il governo era dello stesso segno di oggi.
Se questo film è ritenuto così esplosivo forse è il caso di dire che davvero l'Italia è cambiata!

giovedì 3 settembre 2009

Campanella, Siena e altro

(Foto da internet)


Cari chiodini vicini e lontani, eccoci! Siamo ormai vicini allo squillo della campanella e anche noi, da queste pagine, stiamo cercando di mettere in ordine le idee per affrontare il nuovo anno scolastico.

La prima idea, in ordine di presentazione, riguarda il nostro blog. Dalla prossima settimana la frequenza dei post sarà diversa rispetto a quella dell'ultimo anno. Posteremo, infatti, soltanto tre giorni a settimana: il lunedì, il mercoledì e il venerdì.
A cosa è dovuto questo cambiamento?
Innanzitutto alla richiesta/necessità che qualcuno di noi ci ha fatto pervenire di poter avere più tempo a disposizione per godersi i post che vi proponiamo.
Ci è sembrata una proposta ragionevole: da una parte avrete più tempo per leggere/navigare e, dall'altra, anche noi avremo più tempo a disposizione per preparare i nostri scritti.
Passo, dunque, al mio post settimanale.


(Foto da internet)

Sono stato in giro per la provincia di Siena durante il mese di agosto: da tempo non lo facevo e, quest'anno, ho avuto una gratissima sorpresa. Oltre ai paesi, ai paesaggi, ai vini e al cibo, sono riuscito ad incontrare una persona che, da tempo, avrei voluto conoscere. Non so se vi è mai successo di rincorrere qualcuno e che, per diversi motivi, non siete mai riusciti ad incontrare. E' successo anche a me con un artista senese che rincorrevo da tempo: si tratta di Fabio Mazzieri, un artista-docente (o un docente-artista) fortemente legato alla realtà in cui vive. Ho visitato, con gioia quasi infantile, il suo atelier e la scuola in cui lavora (è proprio vero il motto scritto sulla porta Camollia: Cor magis tibi Sena pandit!).
Fabio Mazzieri è il preside dell'Istituto d'Arte Duccio di Buoninsegna di Siena e, tra le tante cose che ha prodotto, ha regalato alla città un'opera che mi ha colpito particolarmente. Grazie alla collaborazione di artisti quali Loris Cecchini e Neil Tetkowski e gli studenti dell’Istituto d’Arte da lui diretto, Mazzieri ha proposto Risalita 500: un'opera che correda un luogo di passaggio, un parcheggio; una struttura funzionale, dunque, che viene arricchita da una composizione in ceramica. L'installazione si trova presso la risalita meccanica di San Francesco.
Gli studenti dell'Istituto d'Arte hanno realizzato circa 200 mattonelle, ciascuna della misura di 20x20 centimetri, con i colori del bianco e del nero e con immagini libere. Una parte di mattonelle presenta motivi decorativi di antiche ceramiche.


(Risalita 500. Foto da internet)

All’opera hanno contribuito anche artisti professionisti e di fama internazionale, infatti sono stati invitati oltre 300 artisti (docenti ed ex docenti dell’istituto, ex studenti che frequentano le Accademie di Belle Arti di tutta Italia, ceramisti, fotografi e grafici) che hanno realizzato la loro personale mattonella in completa libertà, ma obbligatoriamente a colori.
Diverse le tecniche usate: alcuni artisti hanno preferito la tecnica figurativa, altri l’astratto. Ci sono mattonelle “sonore” e anche frammenti di ceramica.
A completamento dell’intervento nella risalita, Fabio Mazzieri ha realizzato un’opera di grandi dimensioni, di 2x7 metri, posta nel soffitto dell’ingresso della risalita in via Baldassare Peruzzi.
Insomma, se andate a Siena, vi consiglio di parcheggiare la vostra macchina presso San Francesco!!

martedì 1 settembre 2009

Settembre


1º settembre. Le vacanze estive lasciano il posto al ritorno al lavoro, all’inizio delle lezioni, al ritorno tra le pareti domestiche. Lontani da spiagge meravigliose in alcuni casi, dall’aria pura della montagna in altri casi e soprattutto ad anni luce dal dolce far niente. Il sentimento generale è che siamo ogni volta più vicini a “l’inverno del nostro scontento” come recita l’incipit del monologo del Riccardo III di Shakespeare. Perché il mese che inizia è nostalgico, di rammarico per un’estate ormai agli sgoccioli. E questa, ve lo assicuriamo, non è soltanto una nostra impressione: numerosissime sono le espressioni artistiche di diverso genere ispirate a questo mese. Il sentimento malinconico imperante si riflette in poesie, film, e soprattutto in innumerevoli canzoni italiane. Ascoltatene alcune!

Settembre - Antonello Venditti



Settembre, versione di Claudio Baglioni



Settembre, Alberto Fortis



Settembre, Luca Carboni



Settembre, Sergio Cammariere



Impressioni di Settembre, Premiata Forneria Marconi



29 settembre, Lucio Battisti



Eppure non tutti vivono settembre allo stesso modo...



E voi, come affrontate la reentrée?