domenica 15 giugno 2008

Cerco l'estate tutto l'anno...


Cari chiodini vicini e lontani, ci siamo: l'anno scolastico volge al termine e noi ce ne andiamo in vacanza. Questo è l'ultimo post che pubblicheremo. Torneremo online, come sempre, il primo settembre, con nuove energie e con qualche novità.

Prima di lasciarvi, vogliamo ricordare con voi alcuni momenti di questo anno scolastico che se ne va.
nota: per ingradire il libro fate clic sulle pagine.





Vi ricordiamo che durante tutto il mese di giugno saranno attivi i blog dei nostri colleghi (vedi sidebar), Verba molant e Impariamo l'italiano.
Ah! Il nostro segretario online -quest'anno abbiamo deciso di cambiarlo- vi terrà compagnia mentre noi siamo in ferie.
Vi lasciamo con...






Buone vacanze! Arrivederci a settembre!




    Get a Voki now!

sabato 14 giugno 2008

Un'alunna in viaggio








Questo post l’ha scritto Bea, un’alunna di quinto. Quando è tornata dalle vacanze pasquali, entusiasta del suo viaggio in Campania, , ci ha fatto vedere le foto e, allora... abbiamo pensato che sarebbe stato bello rendere partecipi tutti i chiodini di quest’avventura.
E, finalmente, in questa povera Italia, cogliamo l’occasione per ricordare uno di quei motivi che hanno affascinato ed affascinano ancora migliaia e migliaia di persone, amanti dell’arte o turisti semplicemente curiosi...

Buon viaggio!!!






La pasqua scorsa sono andata con due amiche da un’amica che sta facendo l’Erasmus di Storia dell’Arte nella bella città di Salerno. Perciò ci ha fatto vedere i posti piú belli della regione, tra cui Paestum, Pompei ed Ercolano.



PAESTUM

Il nome Paestum ha un origine Latina che ci rimanda al 600 A.C. quando nacque con il nome di Posidonia, in onore del Dio del mare Poseidone. Fu una delle Città Greche fondate al Sud della penisola italica, nella cosidetta “Magna Grecia”. Quello che si può ammirare ad oggi dei tre templi in onore di Poseidone, Atena ed Hera, è un’eredità della vecchia città di Poseidonia.


POMPEI

Pompei è una famosissima Città residenziale Romana, sepolta nel 79 D.C. in seguito all’eruzione del Vesuvio, vulcano che caratterizza il suo paesaggio. L'importanza di questa area archeologica è data dall’eruzione che ha preservato la città, fissandola così com'era nel secolo I fino alla sua scoperta nel 1748. Nel 1997 è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell'Umanità dall'UNESCO.


ERCOLANO

Come Pompei , anche Ercolano fu sepolta da una massa di lapilli e cenere di circa 15 metri. Tutto ciò ha fatto sì che si conservasse in modo perfetto: il legno, la ceramica, gli affreschi e addirittura i calchi dei suoi vecchi cittadini. La sua fortuita scoperta fu quando un principe Austriaco (nel secolo XVIII) vide che un pozzo della città era collegato al teatro dell'antica città.

Grazie Bea!

venerdì 13 giugno 2008

Amore disperato


Nada Malanima debutta quindicenne al festival di Sanremo del 1969 con Ma che freddo fa che riscuote un grandissimo successo in tutto il mondo. Segue Pa' diglielo a ma' in coppia con Ron nel 1970, sempre sul palco dell'Ariston, e Il cuore è uno zingaro, insieme a Nicola di Bari, canzone con cui vince il festival del 1971. L'anno dopo arriverà 3ª con Il re di denari.

I successi continuano anche all'infuori della cornice sanremese : Che male fa la gelosia, Pasticcio universale, Dimmi che mi ami, Ti stringerò, Io l'ho fatto per amore e Balliamo ancora un po'.

Con l'album Ho scoperto che esisto anch'io la cantante abbandona l'immagine adolescenziale costruita dai suoi discografici e si avvicina ai testi del suo conterraneo Piero Ciampi spiazzando critica e pubblico. L'album verrà rivalutato solo successivamente. Si è avvicinata inoltre alla nuova canzone d'autore italiana collaborando con alcuni grandi nomi giunti solo qualche anno dopo alla vera notorietà (come ad esempio Antonello Venditti, Riccardo Cocciante e Claudio Baglioni), collaborazioni di cui si è pubblicato pochissimo per ragioni discografiche.

Nel 1983 incide Amore disperato, che diventa immediatamente uno dei maggiori successi del periodo. Il brano è tornato alla ribalta di recente perché accompagna i titoli di coda del film di Luchetti Mio fratello è figlio unico ed anche perché il gruppo pop Super B ha inciso una versione pop del brano che ha riscosso un notevole successo.


giovedì 12 giugno 2008

Lettera aperta a Walter Veltroni

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.



Le notizie che arrivano all’estero dall’Italia in queste settimane riempiono di vergogna noi italiani che per i più diversi motivi viviamo fuori da quello che vorremmo fosse ancora il nostro paese.


Ci riempie di vergogna, in particolare, il recente decreto legge che sancisce penalmente l’immigrazione illegale, considerandola anche aggravante dei reati eventualmente commessi. Di per sé questi due punti sono sufficienti a rendere odioso il provvedimento, ma a questo si aggiunge anche l’infame minaccia di confisca delle case affittate a stranieri in situazione irregolare: un governo che si proclama liberale minaccia così la proprietà privata dei cittadini come mezzo di pressione perché realizzino loro quel controllo di cui il governo è di per sé incapace.


Non siamo così ingenui da pensare che questa parte del provvedimento andrà a colpire i membri di organizzazioni criminali. Al contrario, è concepita per rendere corresponsabili i cittadini italiani dell’espulsione verso l’illegalità e la miseria di esseri umani completamente indifesi. Per questo è concepito quest’aspetto del decreto: per soddisfare i più bassi impulsi xenofobi e per aprire ancor più la breccia che divide i cittadini dagli immigrati. Infamia degna veramente del Terzo Reich, o delle più recenti e non meno lugubri pulizie etniche europee.
Mentre lo “statista” Silvio Berlusconi tentenna –clandestinità: reato sì, reato no– e assicura che comunque la legge non si potrà applicare (e i magistrati gli danno ragione), il PD si limita a dire che "Sarebbe una misura inutile e dannosa che avrebbe il risultato di intasare le carceri" (Veltroni citato su ‘La Repubblica’ 19/5/2008).

(foto da internet)


In quanto votanti o simpatizzanti di sinistra e del PD questa risposta a un decreto vergognoso ci sembra insufficiente. Invano abbiamo cercato nei notiziari o sui giornali nazionali una presa di posizione forte e autorevole che condannasse nettamente la sciagurata politica del governo, in nome di principi e di diritti (come ha fatto la Chiesa cattolica), e non in termini di efficacia o meno del provvedimento. In una politica com’è l’italiana, completamente mediatizzata, il voto in parlamento non è sufficiente: serve un messaggio chiaro che proponga all’opinione pubblica un’alternativa al discorso razzista di Bossi, Fini e Berlusconi.

Con tristezza vediamo che questo messaggio il PD non è (ancora?) capace di mandarlo. Questo silenzio può forse dipendere dal fatto che la critica a questo decreto sarebbe impopolare e certamente molto difficile da gestire in un sistema delle comunicazioni viziato com’è quello italiano. Pensiamo però che sono qui in gioco principi fondamentali –i diritti umani, una minima solidarietà verso tutti quei lavoratori stranieri che contribuiscono al funzionamento del paese– che dovrebbero essere difesi a qualunque costo. Su queste questioni non vediamo margini di mediazione.
Non ci sfuggono i problemi reali provocati dalla presenza nel Paese di centinaia di migliaia di persone in situazione irregolare, e in particolare da minoranze che vivono ai margini della legalità, o magari dalle associazioni a delinquere composte da stranieri. Questi problemi si ripropongono in termini analoghi in tutti i paesi europei. La loro soluzione non può però essere un’illegalizzazione di massa. Servono, al contrario, maggiore integrazione di quanti effettivamente contribuiscono al funzionamento del paese, e il rimpatrio, concordato coi paesi di origine, delle minoranze marginali. La politica che il governo Zapatero ha portato avanti in Spagna, pur tra non poche titubanze e con molti problemi, ci sembra un possibile riferimento in questo senso.
Lo Stato deve garantire la sicurezza dei cittadini, non c’è discussione. La Lega e AN, la destra, hanno imposto un concetto di sicurezza a una sola dimensione, riassunta nell’immagine delle città ripulite dalla presenza scandalosa e scomoda degli zingari e degli immigrati, delinquenti o no. Il PD dovrebbe difendere un concetto più ampio di sicurezza. Questo passa sicuramente per il controllo delle frontiere e per la repressione dei reati, da chiunque siano commessi, cittadini dell’Unione Europea o extracomunitari. Ma passa anche per l’affermazione del potere dello Stato nelle zone controllate dalle diverse mafie. O per il rafforzamento della magistratura. O per la prevenzione degli incidenti sul lavoro, magari attraverso il controllo del lavoro nero. O per la riduzione della precarietà dei posti di lavoro. O per l’efficace funzionamento del servizio sanitario. Un concetto di sicurezza, cioè, esteso a tutti gli aspetti della vita dei cittadini, e non limitato a questioni di criminalità. Perché le strade pulite della destra servono solo a nascondere retrobottega pieni di sporcizia.
Caro Walter: pensiamo che il tema che dell’immigrazione non tocca solo l’ordine pubblico in senso stretto, ma riguarda anche il modo stesso in cui concepiamo la nostra vita in comune. Pensiamo che finché accetteremo il discorso imposto dalla destra –repressione dell’immigrazione è uguale a sicurezza– vinceranno loro. È importante e urgente e necessario far sentire con forza e senza mezze tinte una voce nostra, per rompere il circolo vizioso della paranoia xenofoba, per affermare il discorso ben diverso dei diritti e dei doveri reciproci, dell’integrazione e della tolleranza.


Firmato: Andrea Bombi, Anna Giordano, Gianpiero Pelegi, Guido Ramellini, Fabio Palma, Angela Lucchese, Armando Ferrari e Massimo D'Arco.


P.s. Per i chiodini italiani residenti all'estero: se volete firmare la lettera, potete farlo usando i commenti.

mercoledì 11 giugno 2008

I quadri degli azzurri

(foto da www.lastampa.it)

Complimenti a Van Basten: la marea olandese ha travolto una piccola, incerta e smarrita Italia. Esordio peggiore impossibile: la nazionale di calcio ha beccato in una sola partita più gol di quelli che aveva incassato ai mondiali di Germania.
Conclusione: si torna tutti coi piedi per terra.
L’Italia del secondo tempo, spinta dall'orgoglio e da un tifo caldo all’inizio, ma via via rassegnato, non è servita a molto. Roberto Donadoni si sforza di assorbire la botta del 3-0 olandese e di rimettere insieme i cocci azzurri. «Mi fido di questi ragazzi - spiega nella conferenza stampa di fine partita - andiamo avanti sapendo che la prossima gara con la Romania sarà ancora più importante. Io sono ottimista, si deve essere ottimisti, ci sta che si perde. Se pensiamo di aver chiuso non abbiamo capito nulla. E' stata una serata no, ma guardiamo avanti, altrimenti andiamo subito in vacanza anziché a Zurigo».


(foto da internet)
Per chi ha guardato la partita, gli azzurri hanno alquanto annoiato e allora… abbiamo visto come i disegni tatuati sulla pelle dei calciatori danzavano da un lato all’altro dello schermo, visto che di tatuaggi i calciatori ne sono i più forti espositori al mondo.
Delfini, maschere maori, crocifissi, granchi, compleanni, anniversari, stellette, coppe del mondo, trifogli, samurai e centurioni. Loro hanno la pelle come un foglio da disegno, una tela, un muro. Bicipiti, quadricipiti, polpacci e pance buoni per affreschi, una pelle da ricoprire di inchiostro indelebile. In realtà il legame tra sportivi e tatuaggi è più che consolidato, visto che si tratta di una forma d'arte nata millenni fa in Polinesia per dare risalto alla bellezza fisica (soprattutto maschile), e, si sa, che tanti atleti sono estremamente vanesi.
Tutto il mondo è paese, ma in Italia le critiche alla «fighetteria» dei calciatori sono particolarmente insistenti. Già da un po' di tempo non si esita ad individuare un filo conduttore tra le prestazioni degli azzurri e le loro pettinature curate e premurosamente levigate dopo ogni fallo subito.
Il binomio calciatori-bella vita, in realtà, è vecchio come l'arte della pedata. Tuttavia, negli ultimi anni, c’è stata un'evoluzione: molti giocatori, oltre a frequentare locali alla moda e coprirsi di abiti firmati, hanno addirittura inaugurato proprie linee di abbigliamento.
Di fronte a tali nuove tendenze, i tatuaggi intesi come forma di trasgressione valgono poco o nulla.

(foto da internet)
«Il tatuaggio è un messaggio, ovvio - dice Bruno De Michelis, psicologo del Milan - il nome dei familiari esprime un forte legame. Indelebile, indistruttibile e sulla carne. E quindi è anche un messaggio fortissimo. Ma un tempo lo facevano nobili e carcerati: solo gli ergastolani potevano esibire determinati segni, erano come dei gradi. Oppure gli indios che giravano nudi proprio per esprimere la tribù d'appartenenza. Farsi quindi un “tribale” vuol dire sentirsi un guerriero. Io temo però che calciatori e in genere la maggior parte di quelli che ne hanno lo facciano unicamente per un fatto di moda, estetico». Le date sono state quasi tutte trasformate e scritte in numeri romani: l’antica Roma è di moda tra i tatuati, perché simboleggia la grandezza e l'onore, concetti forti.
Cassano ha un delfino azzurro sul gomito sinistro, ha scelto un animale nobile e gentile come lui proprio non è. E una maschera maori sull'altro braccio. Sulle spalle il segno del cancro, un ideogramma sul braccio sinistro. E poi anche un drago e un ramo d'albero. Materazzi è il campione mondiale; il più particolare è un indiano arrabbiato sul petto: se lo fece fare quando Cuper lo metteva in panchina.


(foto da internet)
E via alle quattro stellette mondiali, una Coppa del Mondo, l'uomo vitruviano di Leonardo da Vinci sulla pancia, fiori e farfalle sul braccio destro. «Materazzi così racconta la sua vita - dice Alessandra Maggiora Vergano, la sua tatuatrice personale - è il suo modo di esprimere le emozioni: arriva che ha già le idee chiare, io mi limito a consigliarlo. Tutto indelebile, certo». In totale Materazzi ne ha 23. Come il suo numero di maglia: inciso pure quello.
Cannavaro sul braccio destro ha un samurai, sulla schiena due maschere giapponesi, una donna e un anziano, e poi fiori di ciliegio. Totti fu tra i primi a esibire un centurione. Del Piero fra i nuovi ha un'aquila. Forse vuole volare.
Si sentono tutti un po’ guerrieri! Ma speriamo che alla prossima partita non dovremo soffermarci sui loro quadri… e potremo guardare una bella partita di calcio!

martedì 10 giugno 2008

Quel "Fedora" color sabbia

Alla fine degli Anni Settanta, due trentenni malvestiti entrarono un pomeriggio nel leggendario negozio di Herbert Johnson, a Londra.

Uno dei due, che indossava un berretto da baseball, fece le presentazioni: «Mi chiamo Steven Spielberg e questo è il signor Harrison Ford: vorremmo vedere qualche cappello». Nessuno immaginava che quei due stessero per acquistare il più famoso copricapo della storia del cinema dopo la bombetta di Charlot: quello di Indiana Jones.



Spielberg spiegò che stavano per girare un film d'avventura e che cercavano qualcosa che caratterizzasse il personaggio principale, perché, come diceva sempre John Ford, un uomo si riconosce dal cappello che porta. Il regista chiese quale fosse il modello più vecchio in produzione e dopo una breve ricerca si scoprì che c’era un «Fedora» del 1890 ancora in catalogo, perché la sua forma era davvero senza età. Era chiamato «Il poeta», un appellativo molto lontano dalle impolverate avventure che lo aspettavano alla ricerca del Santo Graal. Da quasi un secolo, Herbert Johnson produceva il cappello in una tonalità denominata «Sable», adatta un po’ a tutte le circostanze e a tutti i terreni, e si capì subito che se c’era un cappello che Indiana avrebbe comprato prima di partire era proprio quello.



Sono passati parecchi anni e due sequel, Indiana Jones e il tempio maledetto (guarda il video) e Indiana Jones e l'ultima crociata (guarda il video), da I predatori dell’arca perduta, ma il personaggio è ancora di grande attualità, come dimostra il successo riscosso dall’ultimo film della saga: Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo.



lunedì 9 giugno 2008

Giuni Russo (the voice)



(foto da internet)

In piena Battiatomania valenzana, vorremmo parlarvi di una delle piú interessanti collaboratrici del cantautore siciliano: Giuni Russo.
La Russo, al secolo Giuseppina Romeo, è stata una delle piú grandi interpreti della musica leggera italiana. Scomparsa prematuramente a soli 53 anni, coltivò sin da bambina la sua attitudine al canto. Iniziò la sua carriera nel ‘67 quando vinse il Festival di Castrocaro con il brano A chi di Fausto Leali.
L’anno successivo debuttò a Sanremo con No Amore. Nel 1981 pubblicò Energie, album con il quale iniziò la collaborazione con Franco Battiato (vedi>>) e che, ancor oggi, è considerato forse il suo lavoro più importante.
Nel 1982 portò al grande successo il brano Un’estate al Mare che raggiunse la vetta delle classifiche italiane rimanendo tuttora il brano di punta dell’artista.
Nel 1988 l’album A casa di Ida Rubinstein sancì una nuova svolta artistica nella vita della Giuni che si cimentò nell’interpretazione di arie d’opera di Bellini (ascolta>>), Donizetti e Verdi.

(foto da internet)

In una delle sue ultime apparizioni televisive al Festival di Sanremo del 2003, con i capelli a zero per la chemioterapia, interpretò il brano Morirò d’amore con il quale ottenne un notevole successo di pubblico e critica.
Due anni dopo la sua scomparsa uscì Unusual, un album che raccoglie i brani più importanti dell’interprete palermitana. Remixati e riarrangiati, i pezzi vedono la collaborazione di artisti italiani ed internazionali che duettano con Giuni Russo: con Caparezza in una riedizione di Una vipera sarò (vedi>>); con Toni Childs in Morirò d'amore; con Franco Battiato in La sua figura e l'inedito Illusione cantato dall'ex onorevole Vladimir Luxuria. Il disco, prodotto da Franco Battiato e Maria Antonietta Sisini, costituisce una summa del pensiero dell’artista siciliana che, con grande semplicità, aiutata dalle notevoli doti vocali, spazia tra i più disparati generi musicali.

domenica 8 giugno 2008

Dino Risi addio!


Oggi l'Italia piange la morte di Dino Risi, uno dei grandi maestri del cinema della commedia all'italiana. A 91 anni se ne va un grande vecchio della settima arte, protagonista di una stagione irripetibile, che vanta una formula capace di piacere sia ai critici che al pubblico, con la capacità di coniugare divertimento e affresco sociale. Un cinema popolare ma mai eccessivamente sentimentale, attento al costume però senza rivendicazioni ideologiche.
(foto da internet)

Il milanese Risi era nato il 23 dicembre 1916. Il suo primo vero successo è la commedia di costume Il segno di Venere e soprattutto l’exploit al botteghino di Pane amore e..., con Sophia Loren protagonista. Un anno dopo, nel 1956, un nuovo boom: questa volta tocca a Poveri ma belli, che, seppur realizzato con mezzi modesti, diventò un campione d'incassi. Poi il drammatico Una vita difficile, con un inedito Alberto Sordi, e il supercult Il sorpasso, per molti una delle vette assolute della commedia all'italiana, col suo attore preferito Vittorio Gassman. Infine quello che è uno dei suoi titoli più celebri, I Mostri (1963).




(foto da internet)

Un’attività intensa che dura anche per tutti gli anni Settanta, decennio in cui realizza, tra gli altri, In nome del popolo italiano (1971), I nuovi Mostri (1977). E anche Profumo di donna, ancora con Gassman, che ottiene due nomination all’Oscar, e che avrà un remake in salsa hollywoodiana, con Al Pacino protagonista.
Negli anni Ottanta, invece, comicia a scemare la produzione cinematografica, e nei Novanta l’attività rallenta sempre di più. La grande stagione della commedia all’italiana è al tramonto anche per la scomparsa dei suoi volti più celebri: Gassman, Tognazzi, Manfredi, Sordi. «Oggi è molto difficile mettere insieme un film, e, quindi [...] col cinema ho chiuso»
A inizio millennio, Risi guarda verso la tv e realizza la fiction Bellissime, ispirata a Miss Italia, e girata a Salsomaggiore.

Forse un finale un po’ malinconico, per questo grande vecchio della settima arte, che abolì il lieto fine (in Il sorpasso) a cui però, nel 2002, la Mostra di Venezia assegnò il Leone alla carriera.

sabato 7 giugno 2008

Il cielo in una stanza


Gino Paoli ha più volte dichiarato che Il cielo in una stanza è stata ispirata dall'amore mercenario. Infatti pare che l’autore abbia composto il brano ispirandosi proprio ad un rapporto sessuale avuto con una prostituta. Del resto, il citato 'soffitto viola' era tipico nelle case di tolleranza. Un dato curioso è che l’incipit della canzone richiama in maniera evidente quello del canto gregoriano “Te Deum”, rispetto al quale differisce solamente per la mancanza di una nota. La canzone è diventato un classico della canzone italiana, e conta decine di versioni, tra cui ben quattro dello stesso Paoli: una incisa per la Ricordi con un piccolo gruppo, una seconda per la RCA con l'orchestra di Ennio Morricone, una terza registrata per la Durium con l'accompagnamento di un vero organo da chiesa nel 1971 (la partitura per organo era di Giampiero Boneschi), una quarta, arrangiata da Peppe Vessicchio con tastiere elettroniche e un intrigante sax soprano, che è quella che Gino esegue ancor oggi nei concerti dal vivo.

Il brano fu il primo numero uno di Mina, che ne fece una versione anche in spagnolo.

Questa canzone venne poi ripresa da molti altri cantanti e cantautori. Tra le svariate versioni, ne abbiamo scelte alcune per voi. Perché non ci scrivete quale preferite?




Franco Battiato


Carla Bruni



Riccardo Cocciante



Giorgia



Massimo Ranieri

Buon ascolto!

venerdì 6 giugno 2008

Avanti popolo, la pizza è rossa

(foto da internet)


Dagli Usa arriva l’avanguardia del movimento per la trasformazione della ristorazione di massa: Guerrilla Cuisine. Si tratta di un movimento per la liberazione del gusto, nato, un paio di anni fa, ad Oakland, una cittadina dell’Area di San Francisco.
L’iniziativa venne lanciata dai fratelli Townsend, con il nome di Ghetto Gourmet, per celebrare la cultura afroamericana del quartiere nel quale abitavano. Il movimento ha visto la luce negli stessi luoghi in cui una volta fiorivano le esperienze di ristorazione alternativa promosse dalle Black Panthers. Da qui si sta diffondendo a macchia d'olio nel resto degli Stati Uniti. Di recente ha anche fatto il salto dell'Atlantico registrando adesioni ed eventi a Londra, Berlino, Parigi e Varsavia.

Della Guerrilla Cousine fanno parte cuochi di tendenza che vogliono sfuggire alla pressione delle cucine dei grandi ristoranti e clienti che preferiscono l'atmosfera intima offerta dalla sala da pranzo d'una residenza privata, di un club letterario o d'un teatrino off a quella rumorosa dei ristoranti di grido. Gli indirizzi di questi ristoranti non sono mai riportati nelle pagine gialle. Vi si accede per passa parola e, quasi come si trattasse di riunioni segrete, solo se si viene introdotti da un altro membro.

Le esperienze culinarie che vi si realizzano sono delle vere proprie fusioni culinarie e culturali. Molto spesso includono eventi letterari, letture di poesie, concerti di musica acustica, happenings pittorici e danze etniche. Costano sui 30 o 40 dollari per un pranzo di quattro portate con vino incluso. Non hanno scopo di lucro e hanno luogo più che altro per celebrare il gusto del buon vivere.


(foto da internet)
Qualche volta ai commensali viene chiesto di portare una bevanda o un piatto da condividere con gli altri invitati. A volte i membri di Guerrilla Cusine tendono a consumare verdure, vini, formaggi e carni di stretta produzione locale. Il menu può essere modificato quando uno degli ingredienti non è diponibile localmente e non lo si può ottenere organicamente.

I militanti più ortodossi - non a caso il simbolo del movimento è una falce e una forchetta - consumano esclusivamente cibi la cui produzione è stata resa possible dall'impiego esclusivo della forza umana e di quella degli animali da tiro.

L'esperienza della Guerilla Cusine ha dei precendenti illustri nelle Paladares, i ristoranti underground di Cuba e nei Si Fang Cai di Hong Kong, riconosciuti come le migliori osterie dell'isola. A rendere unica però l'esperienza statunitense è il suo aspetto egualitario. Non di rado infatti i partecipanti a chiusura serata finiscono col cantare, ballare e suonare assieme. Tra amici.
Chissà se un giorno, dopo tante polemiche sugli additivi, l’iniziativa potrà attecchire anche da queste parti...


giovedì 5 giugno 2008

Valentino alla riscossa!

(foto da www.lastampa.it)
Tra i due litiganti il terzo gode: mentre il MotoGP, nelle prime gare, è stato tutto concentrato sul duello fra Pedrosa e Lorenzo (in Spagna persino i reali ce la mettono tutta per farli riappacificare), all’improvviso, rinasce un pilota 29enne, teoricamente appagato. È Valentino Rossi, trionfante e sereno, la cui sfida dell’anno è vincere con la sua Yamaha battendo i piloti più giovani che tutti davano per favoriti. E per il momento gli sta riuscendo alla grande...

(foto da internet)
Valentino dà la colpa alle gomme, visto che si è preso la responsabilità di scegliere le Bridgestone. A Mugello, nel circuito di casa, è tornato re, incontrastato: tre gare vinte su 6, 12 punti su Pedrosa e 28 su Lorenzo.
«Un pilota ha due sogni, vincere il Mondiale e trionfare nel gran premio di casa sua: a me è successo nove volte, sono stato fortunato. L'emozione sul podio è la stessa degli esordi. Questo non sarà mai un circuito normale [...]».
A proposito degli avversari dice: «Ma il campionato è ancora lungo e non vado a caccia di record. Per Lorenzo è stato il primo weekend sfortunato della stagione, prima o poi doveva accadere. Ha più talento di Pedrosa, ma Dani ha più esperienza: è l'avversario che temo di più. E guai a dare Casey per finito, adesso cominciano i suoi circuiti preferiti». Si rivedranno a Barcellona, il prossimo fine settimana.

(foto da www.lastampa.it)
Neanche un anno fa, Rossi veniva travolto dallo scandalo fiscale, a cui reagì inizialmente con un infelice messaggio, inviato ai principali telegiornali (un plateale autogol mediatico). Adesso, però, il pilota di Tavullia è capofila di una delle poche immagini positive che l'Italia dà al mondo. «Non è un gran momento per il mio paese, lo so, ma se passo per simbolo positivo italiano da esportare all'estero a me va benissimo. Sono tornato a vivere in Italia non per motivi fiscali, ma perché gli italiani mi piacciono. Amo i loro pregi, ma anche i loro difetti».
Il The Doctor di adesso è solido, riflessivo, e, soprattutto, imbattibile.
Ma manca ancora l'ultima scommessa della sua carriera: Rossi sulla rossa, cioè un pilota italiano con una moto italiana, la Ducati, di Borgo Panigale.
Chissà cosa succederà???

mercoledì 4 giugno 2008

Senza pelle


(foto da internet)

Domani alle 00:30 su Canal 9 andrà in onda Senza pelle del regista Alessandro d'Alatri interpretato da Anna Galiena, Kim Rossi Stuart, Massimo Ghini e Maria Grazia Grassini. Il film tratta in modo delicato e intenso il tema dell'emarginazione sociale. Riccardo e Gina sono una coppia serena: hanno un bambino di quattro anni e conducono una vita apparentemente felice, almeno fino a quando Saverio, un ragazzo con problemi psicologici, fortemente disadattato, che si innamora di Gina e inizia a corteggiarla inviando fiori e lettere d'amore. Riccardo non gradisce le continue attenzioni dello spasimante misterioso, ma sua moglie, dopo un'iniziale diffidenza, decide di conoscere meglio il suo ammiratore e, colpita dalla sua dolcezza e fragilità intreccia con lui un'amicizia sempre più simile all'amore.

martedì 3 giugno 2008

Devuélveme el rosario de mi madre...




(foto da internet)


Spopola su Internet un sito americano che, da febbraio, si occupa di un commercio che potremmo definire poco elegante: i regali degli (o delle) ex. A mezza strada ci sono storie di tradimenti, delusioni, corna e fughe. E allora del regalino di cui prima si faceva bella mostra e che ora è stato rimesso in una scatola e dorme il sonno dei giusti che ce ne facciamo? Il problema è stato risolto da Exboyfriendjewelry, il sito che ci permetterà di fare dei buoni affari anche se di dubbioso gusto.

Come funziona? Ci si iscrive, si carica una foto della merce che si vuole vendere e si stabilisce il prezzo della stessa. Tutto il resto funziona come un normale sito di vendite online (come Ebay ad esempio). Ma il bello è che chi vende non si limita a descrivere l’oggetto in questione ma anche vengono inserite delle spiegazioni che hanno motivato la vendita. Scrive una signora: "Cari mamma e papà, vi ricordate quando mi sono voluta sposare così giovane? Scusate. Non posso restituirvi i soldi del matrimonio, ma tutto quello che prenderò dalla vendita delle fedi sarà vostro".

Il sito, è inutile dirlo, ha riscosso un grande successo. Il webmaster ha deciso di suddividere il sito in ben otto categorie: anelli, bracciali, collane, orecchini, orologi, ciondoli, bigiotteria e una voce “vari” che raccoglie regali di vario tipo.


(foto da internet)

Quest’ultima è la categoria più visitata. Ci si possono trovare borse simil-pelle, stivaloni pelosi, una finta borsa di Chanel, il vestito da sposa, ecc.
Megahn Perry, trentenne attrice e scrittrice, è l’alma mater del sito. L’idea ce l’ha avuta quando ha cercato di sbarazzarsi di una collana e di una parure utilizzata il giorno del suo matrimonio. Delusa dalle offerte ricevute dai negozi specializzati, decise di aprire il famoso Exboyfriendjewelry.

Chiaramente sul sito c'è anche chi compra. Ad esempio: "Sono una studentessa e con pochi soldi ho comprato un braccialetto per il matrimonio di un'amica e un anello per il mio ragazzo".
L’ultima novità della Perry è una specie di test con cui diletta le sue ospiti. Nella home page si legge un semplice quesito: "Il mio ex fidanzato è...". Risposte: il 39% delle donne affermano che la loro love story è stata una perdita di tempo; per il 19%, invece, l’ex era un uomo fantastico, con il quale però non ha funzionato la storia. Pazienza...

lunedì 2 giugno 2008

Vuoi un caffè... gratis?


Quanto costa "na tazzulella 'e cafe'", a Napoli? Ottanta, novanta centesimi? No, non più. Adesso vale 30 bottiglie di plastica o 30 lattine di alluminio.
Perché? «Più bottiglie porti più caffè bevi, la macchinetta che incentiva la raccolta differenziata arriva a Napoli». Roba da non credere: in pieno centro la macchina funziona dalle 9 alle 22 dal lunedì al venerdì, mentre il sabato e la domenica l’orario si prolunga sino alle ore 24. La macchina consegna uno scontrino ad ogni deposito, al trentesimo scontrino scatta il premio: si entra al bar (la macchinetta è vicina a un bar) e si gusta un buon caffé, napoletano, ovvio.


Non poteva che essere sperimentata a Napoli, la capitale della creatività (da sempre) e dei rifiuti (negli ultimi tempi). Proprio qui, nella città ancora sommersa dalla «monnezza», la famosa «arte dell'arrangiarsi» ha partorito la macchinetta che raccoglie il materiale che sarà poi avviato al riciclo. Il tutto attraverso la persuasione di una tazzina di caffè gratis.
L'iniziativa è di un'azienda napoletana, la «Rd Italia srl», ed è un modo per dare un forte impulso alla raccolta differenziata nella città partenopea. I cittadini che abitano nei dintorni della macchinetta ormai non ne possono fare a meno, e questa è la dimostrazione di quanto sia alta la voglia dei cittadini di essere parte attiva nel processo della differenziata e della soluzione rifiuti a Napoli.

Napoli Urban blog vuole dimostrare che fare la raccolta differenziata è semplice come bere un caffè. Il modello della macchinetta è solo di tipo dimostrativo, visto che non compatta il rifiuto, e può raccogliere un limitato numero di bottiglie, mentre l’azienda ha già pronte altre macchine che possono arrivare a raccogliere un totale di oltre 40.000 unità al mese tra lattine e bottiglie. Secondo la «Rd» con questo sistema si riduce del 30% il volume occupato in discarica e si tagliano drasticamente i costi di trasporto.

Ma non c’è rischio di truffe, data l’indole degli abitanti? Sembra di no, perché queste macchine sono dotate di dispositivi anti frode ad alta tecnologia: la macchina riconosce il materiale inserito, per dimensioni volume e caratteristiche, quindi non è possibile introdurre altro all’infuori delle bottiglie e delle lattine.

«Rd (Raccolta differenziata) srl» spera che l'iniziativa si possa diffondere ovunque: nei locali pubblici, nelle sedi dei Comuni, negli edifici pubblici, nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti, nelle mense e persino nei semplici condomini.
Speriamo funzioni davvero, la raccolta differenziata!

domenica 1 giugno 2008

La letteratura nel DNA



(foto da internet)

A casa Carofiglio la letteratura è una passione comune a tutti: Gianrico, magistrato, che ha iniziato a scrivere quasi per gioco ed ha venduto oltre due milioni di copie dei suoi romanzi; Francesco, architetto, regista, illustratore, attore e sceneggiatore ha appena pubblicato il suo secondo romanzo L’estate del cane nero; Nicola, il padre, ingegnere, ha scritto dei racconti ancora inediti, che forse presto troveremo in libreria; Enza, la madre, ex-insegnante di lettere, è già al suo terzo romanzo: Quella mattina a Noto, libro di memorie in cui narra la “sua Sicilia”:

Sono nata in Sicilia e anche se ho vissuto in quella terra meravigliosa per troppo poco tempo, da giovanissima, quegli odori e quella atmosfera mi sono rimasti nel cuore. Tanto che ci sono voluta tornare da sola, cercando di rivedere tutto con gli occhi di mia madre. Così è nato il mio ultimo libro, che parte dalla realtà, arricchendosi poi di elementi di fantasia. Come capita spesso, d’altronde. Ho sempre amato scrivere e ho sempre cercato di trasmettere anche il gusto della lettura sia ai miei alunni sia ai miei figli. Penso di esserci riuscita, perché molti miei studenti mi cercano e mi ringraziano ancora.

L’autrice, voce narrante, ritorna dopo anni nella natia Noto e là intreccia un profondo dialogo con tre donne che nella sua vita sono state determinanti: la madre Ituzza, la nonna Lidduzza, la bisnonna (mai conosciuta) Mariannina, tre figure femminili che vede avanzare “con leggero passo di danza” e che la inducono a raccontare la loro storia. Donne che nella Sicilia a cavallo del secolo si sono battute per la libertà di decidere, di istruirsi, di insegnare. Mariannina, la capostipite, costretta ad abbandonare Palermo dopo la perdita del marito e del patrimonio. La figlia, Lidduzza, che conquista l’indipendenza e la difende gelosamente; per ultimo, la nipote, Ituzza, si laurea – ospite della famiglia Brancati, dove il piccolo Vitaliano, detto Nuzzo, inventa sul vasino le sue prime storie –e poi si trasferisce a Noto, dove insegna, si sposa e cresce i figli, finché la necessità la spinge a lasciare la sua Sicilia per Bari.

Dulcis in fundo, Gianrico Carofiglio chiude con una bellissima finzione il racconto della madre.