venerdì 30 novembre 2007

Un viaggio all'Inferno di Rambaldi

(foto da internet)


Era già da tempo che Monsignor Frisina desiderava allestire la rappresentazione teatrale della Divina Commedia di Dante (guarda post precedente >>) e finalmente il 23 novembre il suo desiderio si è avverato. In un teatro tenda nell’area universitaria di Tor Vergata a Roma, con la regia di Elisabetta Marchetti e Daniele Falleri si può ammirare il musical La divina commedia. L’opera. L’uomo che cerca l’amore (guarda il video) Lo spettacolo inizia a Roma una tournèe che continuerà per tutta l’Europa con la struttura da 2500 posti, il palcoscenico di oltre 650 metri quadrati, 500 costumi e 100 persone in scena tra attori, cantanti, acrobati e ballerini. Il tutto accompagnato da musiche che vanno dai canti gregoriani al blues.

A rendere ancora più moderna la rappresentazione è il contributo di Carlo Rambaldi, vincitore di tre Oscar per i migliori effetti speciali per King Kong, Alien ed ET.


(foto da internet)

Il geniale artista è molto soddisfatto dei mostri creati per il musical e rivela:

Il Grifone (guarda il video) che ho creato pesa 50 chili, mentre Lucifero compare come proiezione (...) Per muoversi sulla scena avrà nascosti dentro la sua grande struttura ben due attori (...) Per disegnarlo ho riletto le descrizioni di Dante, mi sono ispirato alle rappresentazioni grafiche esistenti di questa figura, ma ho anche usato un pizzico di fantasia.

(...) Al cinema si possono occultare tante cose, invece a teatro no. Non abbiamo potuto usare lunghi cavi fuori dal campo per nascondere alcuni movimenti, per esempio l’apertura delle ali del Grifone. Qui tutto è affidato agli attori, che devono azionare le parti meccaniche della figura che rappresentano e interagire perfettamente con gli effetti speciali.

(foto da internet)

Un dato curioso è che il casting è stato realizzato online per ridurre i costi di produzione e per facilitare i giovani che hanno potuto incidere i loro provini e inviarli in file MP3.

Siccome per adesso non possiamo ammirare l'Inferno di Rambaldi, perché non percorrere quello di Gustave Doré?



giovedì 29 novembre 2007

U panu ca meusa (il panino con la milza)


(foto da internet)

Cari chiodini, dopo il nostro viaggio gastronomico fiorentino, alla ricerca del piatto perduto, oggi vorremmo proporvi di visitare Palermo, specialmente le stradine attorno ai mercati più popolari della città siciliana: Vucciria, Ballarò e il Capo (vedi>>). Ancora oggi simpatici venditori decantano le qualità superbe de u panu ca meusa, ovvero il panino con la milza.
Questo è lo spuntino di molti palermitani: la milza calda viene usata per farcire un panino con il sesamo con strutto bollente e caciocavallo tagliato a scaglie, che, a causa del calore, fonde. La milza non è nient'altro che le interiora del vitello. I ventidori-imbonitori, armati di una lunga forchetta, tirano fuori da un pentolone d’alluminio delle sottili fette di carne di milza soffritta nello strutto (vedi
>>). Il tutto viene condito da alcune gocce di succo di limone. Il panino ha origini antichissime ed è attribuibile alla comunità ebraica, presente a Palermo fino al 1492. U panu ca meusa presenta una variante: il panino maritato che può essere accompagnato dalla ricotta (sono per gli affamati!).

U panu ca meusa si può degustare dal famosissimo venditore Rocky Basile, presente al mercato della Vucciria (vedi>>), e, a due passi dai Quattro Canti, presso l'Antica Focacceria di S. Francesco.



(foto da internet)


Vi diamo un altro consiglio gratis: godetevi Palermo a piedi (vi consigliamo di visitare i mercati, il Palazzo dei Normanni, la chiesa di S. Giovanni degli eremiti e la Cattedrale), e sempre con la cartina in una mano, ma, con l'altra, tenete stretta questa prelibatezza.



Buon viaggio e buon appetito!





mercoledì 28 novembre 2007

Italiani senza soldi


(vignetta da internet)

Le luci natalizie si sono accese, l’atmosfera di festa comincia a coinvolgere, ma, quando si pensa alle tasche, ci si avvilisce: quanto costerà la cena della vigilia? O i regali da comprare alla famiglia e agli amici?
In realtà la situazione, economica del Belpaese -per non parlare di altre cose-, non è delle migliori. È un ritornello, ormai sempre più comune: tutto costa troppo, e i soldi non bastano.
Gli economisti lo chiamano “effetto tunnel”: bloccato dal traffico in un tunnel a due corsie nello stesso senso di marcia, quando si vede la corsia a fianco muoversi, ci si sente sollevati, perché si pensa che tra un po’ verrà il nostro turno. Ma se questo non accade, ci si sente imbrogliati: allora si monterà su tutte le furie e alla fine si cercherà di superare, a tutti i costi, la doppia striscia bianca che separa le due corsie.
Questa non è solo la fotografia degli italiani al volante, ma è anche il ritratto dei lavoratori dipendenti, italiani, alle prese con gli stipendi, i conti di fine mese, e la percezione delle disuguaglianze: c'è una massa di lavoratori che sta da tempo nella corsia bloccata. O, in attesa: più o meno dall'ingresso dell'euro. La fila accanto si muove, ovvero quella dei lavoratori autonomi e dei dirigenti, che hanno vistosamente migliorato la propria situazione economica dal momento che una fetta crescente delle risorse del Paese è finita nelle loro tasche. Ma la fila dei lavoratori dipendenti non riparte. Il tunnel si muoverà? O meglio, il governo Prodi ha messo in atto delle misure di riequilibrio tra le fasce sociali con le leggi finanziarie?
La risposta è no. Anche l'anno prossimo ci sarà poco da scialare: nelle tasche dei 16 milioni di italiani che vivono di ciò che incassano il 27 del mese, entreranno più quattrini, ma ne usciranno anche di più. Se la nuova legge finanziaria restituisce risorse ai redditi medi, fa sconti a chi ha la casa (l'Ici e il nuovo tetto di mutuo detraibile) e anche a chi non ce l'ha (sconti per l'affitto sotto i 30 mila euro), a chi va in autobus o è pendolare, e via dicendo, ci penseranno poi l'inflazione e i rincari di certi beni a far stringere la cinghia. Insomma, nel 2008 ci sarà l'illusione di essere un po' più ricchi (almeno a quelli sotto la soglia di reddito dei 40 mila euro, grosso modo), ma sarà solo un'illusione.



(foto da internet)


Attenzione poi al rischio povertà: i single potrebbero esserne i più soggetti, visto che la famiglia rimane un grande ammortizzatore sociale. Se la “linea di povertà” stabilita nel 2006 per una famiglia di due persone è pari a una spesa uguale o inferiore ai 970 euro, che dire dei salari netti mensili che percepiscono 14 milioni di lavoratori? Secondo il rapporto Ires-Cgil vanno da 854 euro a 1.171 euro. E la maggior parte sono giovani. Nelle statistiche, il 13 per cento della popolazione italiana è povera, ma tra i giovani (18-34 anni) la percentuale sale al 13,7.
A fare la differenza non è solo il lavoro, ma anche la casa. Così non c'è scelta, o si è condannati a restare “mammoni”, mantenendo in questo modo un tenore di vita accettabile e contribuendo all' economia dei genitori (che il più delle volte hanno un appartamento), o si è destinati al limite dell'indigenza. Dice il direttore del Censis, Giuseppe Roma: «Nel 2008 non saremo più ricchi perché guadagneremo di più, poiché la dinamica dei redditi non cambierà. Non c'è più tanta voglia di secondo lavoro, e anche la famiglia è in difficoltà. Quello che possiamo cambiare è il nostro modo di spendere». Ed ecco il nuovo trend individuato dal Censis: si mettono in campo strategie “low cost” per una serie di consumi come l'alimentazione e l'abbigliamento. Però, non si riesce a mantenere il passo con quei consumi che, fino a qualche anno fa, erano fondamentali: il corso di inglese, la palestra, i viaggi che costano sempre di più.
Se si starà meglio o peggio nel 2008 dipenderà anche da questo!
Che si farà allora con i regali?

martedì 27 novembre 2007

Mio fratello è figlio unico 2

(foto da internet)

Arriva il 30 novembre nelle principali sale cinematografiche spagnole Mio fratello è figlio unico (guarda il trailer >>), il film di Daniele Luchetti che ha riscosso un enorme successo al Festival di Cannes, dove il pubblico ha accolto la proiezione con quasi dieci minuti di applausi ininterrotti.

In occasione della prima visione del film in Italia, CSC gli dedicò un post, dove, fra altre cose, spiegava che il titolo è un tributo a Rino Gaetano, conosciuto ed apprezzato da molti di voi, tuttora molto presente nella memoria collettiva italiana. Per questa ragione, un altro omaggio alla memoria del compianto cantautore è andato in onda su Rai Uno sotto forma di fiction televisiva (guarda: video 1 >>; video 2 >>).

(foto da internet)

Il regista Marco Turco, regista di Il cielo è sempre più blu, ha voluto raccontare la vita di un antieroe che “negli anni in cui per esistere bisognava essere schierati o da una parte o dall’altra, lui ha sempre rifiutato di schierarsi, ha sempre cercato di leggere la realtà con uno sguardo critico, qualsiasi cosa si trovasse davanti agli occhi”. Nonostante l’ammirazione e il rispetto con cui gli autori dicono di aver affrontato quest’opera, Anna Gaetano, in un’intervista al magazine Primissima, si è detta “non soddisfatta della fiction” (per la quale ha fatto da consulente) che avrebbe inventato e romanzato intorno alla vita del fratello, insistendo su alcuni punti - il conflitto col padre, il rapporto con l’alcol - "in maniera non veritiera”. Anna avrebbe anche detto che non riconosce il fratello nella storia raccontata nella fiction.

Ma, secondo voi, perché esiste ancora tanto interesse attorno alla figura di Rino Gaetano?


lunedì 26 novembre 2007

Anna Ciriani, in arte Madameweb

(Tiziano: Venere di Urbino. Foto da internet)

Un amico sostiene che l'Italia è un paese mediocre, perso in fiumi d'inchiostro, polemiche, foto, servizi, video e quant'altro su ogni banalissima notizia. Ne è forse un chiaro esempio la polemica suscitata attorno alla cosiddetta porno-professoressa, sospesa dal Ministero della Pubblica Istruzione dall'incarico di insegnante di lettere presso una scuola di S. Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone. La porno-prof, al secolo Anna Ciriani, e in arte conosciuta col nome di Madameweb, non è mai arrivata tardi al lavoro, non ha mai ricevuto nessuna ammonizione da parte degli ispettori ministeriali, ma è rea di aver interpretato un video hard che spospola in questi giorni sul web, girato il mese scorso alla fiera erotica Venus di Berlino. Il video riprende la Ciriani nuda sull'autobus, in metropolitana, mentre cammina per strada, e poi in fiera dove si fa fotografare e accarezzare da un gruppo di occasionali fans.

Il popolo della rete, per dirla con Beppe Grillo, si è diviso in due fazioni come sempre accade in Italia; non per niente siamo il paese di Coppi o Bartali, Mazzola o Rivera: questa volta, quelli che appoggiano la docente, e quelli che la disapprovano.

Per avere un'idea della situazione, vi proponiamo il post di un collega di Anna Ciriani, il quale, dalle pagine del suo blog, biasima l'operato dell'insegnante e un servizio, a nostro giudizio poco obiettivo, mandato in onda dal Tg2 sul caso della porno-prof (cliccate qui>>).



(Kustav Klimt: Danae. Foto da internet)

Per finire, pubblichiamo l'intervento, scritto in sua difesa, dalla Ciriani.
[...] in ambito lavorativo non ho mai dato confidenze ai colleghi. Io, a differenza di alcune mie colleghe rese famose dalla cronaca, non ho mai avuto atteggiamenti equivoci nè con i colleghi nè tantomeno con gli alunni e il mio comportamento a scuola è sempre stato estramamente professionale e integerrimo. Sempre puntuale, mai in abiti provocanti, mai truccata, mai tacchi (sono già alta di mio) sempre molto semplice e sempre distaccata da possibili avances o allusioni.Un’altra doverosa precisazione che devo fare è che la scelta di insegnare in una scuola serale e di avere a che fare con adulti è stata mia in quanto nessuno mi ha costretta. Questa decisione è maturata a seguito degli scandali “porno prof” per porre fine al problema sulla questione formativa e al dubbio di poter essere un esempio sbagliato per i miei studenti. Ritengo comunque errato pensare che la responsabilità della crescita e della formazione degli studenti sia solo degli insegnanti. Noi docenti dobbiamo prima di tutto garantire una buona preparazione culturale nonchè una crescita e maturazione dell’individuo. L’educazione e i valori devono essere trasmessi principalmente dai genitori o dai tutori dei ragazzi. In assenza dei genitori noi insegnanti possiamo e dobbiamo dar loro una preparazione didattica e insegnarli il rispetto per le regole; possiamo anche insegnare loro l’educazione ma non possiamo sostituirci a una madre o a un padre e diventare per loro un modello da seguire. Bisogna considerare che molto spesso i modelli a cui i giovani si ispirano non sono più rappresentati dalla famiglia o dagli insegnanti, come un tempo poteva accadere, ma dai personaggi che la televisione, la musica o il cinema gli propongono. Le loro scelte e i loro gusti sessuali matureranno e si formeranno con l’età, le esperienze, l’educazione familiare e religiosa, le loro idee, le loro amicizie e i loro amori. Tra loro ci saranno sempre e comunque futuri gay, lesbiche, bisessuali, uomini che andranno con le prostitute, donne di facili costumi, persone fedeli, persone che vogliono la castità, ecc. a prescindere da ciò che può fare un professore nel suo privato. Vedete, su molte cose io sono d’accordo con voi ma c’è una differenza importante tra noi: io non giudico nemmeno quando conosco i fatti. Voi non sapete nulla di me e vi permettete di esprimere pareri o giudizi. Qualcuno di voi insinua e lascia intendere che io sono un’attrice porno o peggio una prostituta. Io non ho seconde professioni e non guadagno, o lucro, con il mio corpo. Ci sono come sempre contraddizioni e ipocrisia in ciò che leggo. Comprendo benissimo una persona che non condivide le mie scelte o i miei gusti sessuali ma non accetto chi mi critica (senza conoscermi) e cerca i siti porno in cui scovare le mie foto o miei video. C’è una incorenza di fondo! Qual’è il fine? Vedere se è tutto vero quello che si dice? Si lo è! Questo vi da il diritto di parlare di me o di giudicarmi? [...] Io non pubblico le mie foto ovunque bensì in siti per adulti e vietati ai minori in cui consenzientemente s’incontrano e discutono persone che condividono i propri desideri e le proprie scelte sessuali. Un professore gay (giusto per restare in tema…) potrebbe essere un esempio sbagliato per mio figlio ma io non penserei mai a quello che fa fuori dalla scuola! Se è un bravo insegnante e dà un’adeguata preparazione didattica a mio figlio per me è sufficiente. Diverso sarebbe venire a conoscenza che l’insegnate in classe fa battute devianti o si comporta da sporcaccione. Quanti insegnanti sono gay? Quanti frequentano i club privè? Quanti vanno con le prostitute? Qual è il problema? Che di me si sa e degli altri no? Se di me non si sapesse nulla sarebbe meno deplorevole ciò che faccio? Ci sono preti che si tolgono la tunica e vanno con i trans! Basta che non si sappia vero? Per non parlare di tutti i preti pedofili che la cronaca ha portato alla luce (poi spenta dalla chiesa). Quanti tra di voi hanno desideri nascosti o hanno i propri scheletri nell’armadio. Voi che giudicate siete esseri umani perfetti! Già sono io che non posso vivere le mie pulsioni liberamente perchè sono una prof! Shhhhshh nessuno deve sapere che sono una “porno prof”! Basta che non si sappia e se poi non faccio bene il mio dovere di insegnante non importa…basta che la gente pensi che sono una donna ligia! Questo è il problema! Oggi non è importante ciò che si è realmente ma ciò che la gente pensa di noi e crede di noi! Concludo dicendo che non credo di aver fatto mai del male a nessuno, sto semplicemente vivendo la mia vita! E’ vero sono una professoressa, ma non è ciò che faccio nel privato che dovrebbe cambiare ciò che sono a scuola e viceversa. Il bello di tutta questa polemica è che le persone che mi hanno manifestato maggiore solidarietà, stima, amore e rispetto sono sempre stati i miei alunni. Devo comunque ammettere che all’interno della scuola dove lavoro, tutti (preside, colleghi, personale non docente) mi aiutano e mi vogliono bene nonostante i giornalisti e la mia indole ribelle creino delle situazioni particolari. Gesù disse: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra!” e io vi ricordo che ci sono molti modi di peccare e di essere dei pessimi insegnanti! Un cordiale saluto a tutti!

Anna Ciriani (Madameweb).
[...]
Che ne pensate?

domenica 25 novembre 2007

I vestiti oggetti di culto


(foto da internet)

Un proverbio dice: l'abito non fa il monaco. Sissignore, ma ci sono vestiti, indossati da personaggi famosi, che segnano i tempi e dettano le leggi della moda. Sicuramente nessuno si meraviglierebbe se una donna risponde che un vestito può cambiarle la vita: l’abito immacolato di Marilyn Monroe che si gonfia sospinto dall’aria, o il vestito che Gilda ostenta mentre si sfila un guanto. Ma ci meraviglieremmo molto se pensiamo ai vestiti maschili che hanno scioccato il mondo al pari di quelli femminili.
Il quotidiano inglese Independent ha cercato di indicare i dieci principali vestiti che non solo sono impressi fortemente nella memoria collettiva, ma che hanno letteralmente trasformato e influenzato il mondo, ovvero hanno fatto storia.
Ecco la classifica:
1. Il vestito «semplice, chic e minimalista» indossato da Mao Tse Tung nella sua lunga carriera politica e immortalato da Andy Warhol in alcuni suoi celebri quadri: un abito con bottoni fino al collo, con il colletto piegato e con 4 tasche ai lati.
2. Il famosissimo abito Giorgio Armani indossato da un giovane Richard Gere in American Gigolo. Il cinema ha regalato diversi indimenticabili vestiti, o meglio dire stili, che hanno cambiato la storia: tra questi l’abito Armani dell'affascinante Richard Gere. L’Independent afferma che, per la prima volta nella storia, una giacca elegante accentuava la sensualità di una persona piuttosto che la formalità e il rigore. Ricordate la scena famosa in cui Richard Gere sceglie il look per la serata cercando di abbinare camicia e cravatta a quattro o cinque completi buttati sul letto? Inutile dire che tutti gli abiti erano Armani e che questo film ha fatto conoscere lo stile italiano in tutto il mondo.




(foto da internet)

3. Lo smoking di Marlene Dietrich in pendant perenne con la sigaretta appesa al labbro tinto di rosso fuoco nell’Angelo azzurro. Lo stile maschile fu un vero e proprio choc per l’opinione pubblica americana degli anni ’20-30, ma, nonostante sia stato severamente criticato, divenne subito un classico, ed è stato copiato nel corso della storia da altri personaggi famosi come Madonna, Judy Garland, la principessa Diana, Catherine Deneuve etc.
4. Uno scrittore: Tom Wolfe, padre del «New Journalism», comprò il suo primo vestito interamente bianco nel 1962, quando cominciò a lavorare a New York. Con il passare degli anni, naturalmente, i vestiti sono cambiati, ma l’immancabile bianco è rimasto, e il suo stile è quotidianamente imitato. Anche chi non ha mai letto mai né uno suo romanzo (ad es. Il Falò delle Vanità, a cui si è ispirato Brian De Palma per l'omonimo film) né uno dei suoi irriverenti saggi (come Radical Chic) saprebbe identificare il suo stile unico e semplice.
5. L’abito indossato da Winston Churchill nelle occasioni di protocollo durante la Seconda Guerra Mondiale: un tre pezzi di flanella gessato. Il prossimo marzo una replica di questo mitico abito sarà messa in mostra a Londra al «BADA Antiques & Fine Art Fair» (Fiera dell’Associazione britannica di mercanti d’antichità).
6. L’abito dei Beatles agli inizi degli anni sessanta, che sarebbe divenuto in pochi anni molto "trendy": una giacca senza colletto molto simile agli abiti creati nello stesso periodo dal famoso designer francese Pierre Cardin. I Beatles la indossarono anche nel film A Hard Day’s Night.
7. Chi non ricorda la giacca stretta, i pantaloni larghi, il piccolo cappello e le scarpe enormi di Charlie Chaplin ne Il monello e nel commovente Luci della Città? (vi proponiamo le immagini del film con la voce di Franco Battiato, che canta la mitica Il cielo in una stanza di Gino Paoli).

(foto da internet)

8. E l’elegante vestito grigio di Cary Grant in Intrigo Internazionale di Alfred Hitchcock? (Questo film è stato votato dal magazine GQ il più elegante della storia del cinema).
9. Tra i vestiti che più hanno cambiato la moda vi è quello del leader Malcom X (guardate una scena del film), famoso per i suoi abiti neri, con la cintura molto alta e coperti da un lungo cappotto.
10. In ultima posizione l’abito bianco del cantante Gram Parsons sul quale compaiono le immagini di foglie di marijuana, donne nude e una gigantesca croce rossa: questo vestito che divenne un’icona nel periodo hippy, negli ultimi due decenni è stato ripreso da designer di culto come Versace e Cavalli e ha ispirato gli abiti di famosi di cantanti come Elton John, Johnny Cash e Eric Clapton.

sabato 24 novembre 2007

Miseria o nobiltà?


(foto da internet)

Che il “sangue blu” offuschi l’oggettività e, soprattutto, la memoria? Certamente qualcosa di questo sarà successo ai Savoia che hanno elevato una singolare richiesta allo governo italiano. Pare che, poverini, abbiano subito danni morali a causa dei 54 anni d’esilio. Per questa ragione, la Casa di Savoia pretende 170 milioni di euro per Vittorio Emanuele e 90 milioni di euro per il figlio, oltre alla restituzione dei beni confiscati dallo Stato. Eppure, pochi anni prima dell'abolizione della norma costituzionale che costringeva gli eredi maschi di casa Savoia all'esilio, Emanuele Filiberto aveva assicurato: "Se potessimo ritornare in Italia nessuna richiesta di risarcimento".

La notizia è quanto meno sorprendente, perché non pochi ritengono che il risarcimento dei danni dovrebbero farlo loro ad altri. Non a caso non è la prima volta che “l’erede al trono d’Italia” si trova in mezzo a guai giudiziari: negli anni '70 fu coinvolto in un’indagine della pretura di Venezia per traffico internazionale d’armi; pochi anni dopo, nell’isola di Cavallo, dopo aver bevuto "un po’", sparò con un fucile e uccise un diciannovenne tedesco. Il “principe” si è sempre proclamato innocente da quest’ultima accusa e ha detto più volte: “Quell'incidente mi ha rovinato la vita e distrutto al reputazione. La gente mi giudicò senza attendere la sentenza”. Bella faccia tosta! Soprattutto perché proprio lui, durante uno dei suoi abituali arresti, rivela ridendo al compagno di cella di essere colpevole di quel delitto e si compiace di aver fregato i giudici francesi. Di recente il “povero” Vittorio Emanuele viene nuovamente arrestato, accusato di favoreggiamento alla prostituzione ed altre quisquilie di "scarsa" importanza.

In vista delle caratteristiche civiche e morali di Vittorio Emanuele di Savoia, non pensate che la repubblica abbia fatto perdere all'Italia un'occasione d'oro?

venerdì 23 novembre 2007

L'olio nuovo


(foto da internet)

Cari chiodini, oggi vi proponiamo un viaggio molto suggestivo: un giro gastronomico-turistico per i frantoi, alla scoperta di un rito che si ripete da secoli: novembre è, infatti, il mese dell'olio nuovo e della raccolta e lavorazione delle olive (vedi>>). L'appuntamento della stagione è per il 25 novembre in oltre 100 città italiane, in occasione della VI edizione di Pane & Olio in Frantoio e…, organizzato dall'Associazione Città dell'Olio.
Tra le città protagoniste vi sono Siena e Imperia: nella città ligure, in contemporanea, si svolgerà anche la manifestazione OliOliva dal 20 al 25 novembre, con speciali lezioni di cucina a cura di chef famosi (vedi>>).
Pane e Olio in Frantoio &… ha il patrocinio del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali che, a partire da quest’anno, presenterà anche i prodotti dell’eccellenza agroalimentare con programmi di degustazione, visite guidate a frantoi e oliveti, rievocazioni dei riti della raccolta e molitura e numerosi banchi d’assaggio.




(foto da internet)

A Siena, in piazza del Mercato si terrà la degustazione e vendita dell’olio, di vari tipi di pane e di prodotti tipici locali. Sempre in Toscana, a Chiusi, sarà la Fagiolina del Lago di Chiusi, legume di piccole dimensioni presente nella zona del Lago che, insieme al mercatino Etrusco, faranno compagnia all’escursione nell’oliveto per la raccolta delle olive organizzata appositamente per i bambini. Anche Sinalunga, in provincia di Siena, allestirà le vie del centro storico per festeggiare con musica, spettacoli e degustazioni.
A Roccastrada, in provincia di Grosseto, un percorso offrirà ai visitatori la possibilità di incontrare i produttori locali e degustare i loro oli con il pane toscano (vedi>>).
In Umbria, in provincia di Perugia, nel centro cittadino di Magione, l’iniziativa si unirà ad Olivagando – Festa dell’Olio e dei Sapori d’Autunno nel week end del 24 e 25 novembre con convegni, stand e una mostra mercato dell’antiquariato.



(foto da internet)

L’olio della Puglia sarà in degustazione, tutto il giorno fino a mezzanotte, nel Comune di San Paolo di Civitate (Foggia) in piazza Aldo Moro, con bruschette, pancotto e fagiolata conditi con l’extravergine (vedi>>).
Nel Lazio a Itri (Latina), ci sarà un curioso binomio tra olio e storia e verrà data la possibilità di visitare e assistere alle fasi di molitura delle olive dei frantoi della città, in programma, inoltre la visita al castello del paese.
Anche le Città dell’Olio della Sardegna parteciperanno alla manifestazione con degustazioni e visite guidate ai frantoi nei Comuni di Cabras e Orosei dove i frantoi locali apriranno le loro porte al pubblico per mostrare la lavorazione delle olive e far degustare l’olio extravergine d’oliva appena prodotto, con esperti del settore.
In Sicilia (vedi>>), nel comune di Ficarra, in provincia di Messina, visite guidate agli olivi secolari dei Gattopardi.

Per chiudere, vi proponiamo due ricette semplicissime in cui l'olio troneggia: la bruschetta al pomodoro e gli spaghetti aglio e olio.



Buon appetito!

giovedì 22 novembre 2007

Una notizia inquietante

(foto da internet)


Scioccanti le parole di denuncia pronunciate da Giuliano Amato, ministro dell’Interno: «Ho saputo una cosa sconvolgente, che ci sono bimbi che si giocano a dadi centinaia di euro e che poi organizzano la baby-prostituzione per pagarsi i debiti». E poi la riflessione del capo del Viminale: «Questo accade in Italia, tra di noi, e la politica deve cogliere questi fenomeni. Se non lo fa, condanniamo il nostro Paese».



(foto da internet)


Ernesto Caffo, fondatore di Telefono Azzurro, rassicura che per il momento non si può parlare di un vero e proprio fenomeno, ma le parole di Amato non possono non allarmare, anche nel caso in cui si trattasse solo di pochi casi isolati. «È un fenomeno che assomiglia al pizzo (il pizzo è la somma di denaro estorta da organizzazioni mafiose, soprattutto a commercianti e imprenditori), ragazzini indotti a consumare droga, alcol ma anche a sperperare soldi ai videopoker diventano ricattabili. E per ripianare i debiti, vergognandosi di chiedere aiuto ai genitori, sono costretti a “pagare il pizzo” loro imposto da adulti ma anche da coetanei». «Non è infrequente -prosegue il neuropsichiatra infantile- che gli venga chiesto addirittura di prostituirsi. La vergogna aumenta e la vittima cade sempre più in basso e diventa sempre più vittima dello sfruttatore». Un tragico esempio è la vicenda scoperta nel settembre scorso a Parma che ha coinvolto alcune ragazzine di 14 anni cadute in un giro di prostituzione in cambio di ricariche per il cellulare.





(foto da internet)


Non esistono dati sicuri sull'entità del fenomeno: secondo stime Interpol, in Italia il numero di minorenni sfruttati oscilla tra 18 mila e 23 mila; quelli segnalati all'autorità giudiziaria sono molto meno: le ultime cifre ufficiali, dell'Osservatorio sulla prostituzione del ministero dell'Interno, dicono che sono stati 118 i minorenni sfruttati nell'intero 2006 e 21 nei primi tre mesi del 2007. Come non avvilirsi: mentre la politica diventa sempre più una barzelletta, il sistema è talmente fragile da permettere tutto ciò. Il fenomeno della prostituzione minorile, quello dello sfruttamento della prostituzione ad opera di minorenni, insieme a quello della devianza di gruppo - le “baby gang”, che interessa soprattutto le aree metropolitane, è ogni giorno di più all'attenzione delle forze dell'ordine e della magistratura. Allora è indispensabile insistere sull'educazione alla legalità, così come adottare strumenti di intervento e aiuto agili ed efficaci. Per non parlare poi del fenomeno dei minori stranieri arruolati, trasferiti e controllati in Italia da potenti organizzazioni criminali.

mercoledì 21 novembre 2007

I capelli di Lucrezia

(foto da internet)

Una ciocca dei ramati capelli di Lucrezia Borgia si espone per la prima volta a Valenza nel Centre de Cultura Contemporània Octubre, in occasione della mostra Els cabells de Lucrècia Borja. Il ricciolo dorato, conservato in una preziosa teca di vetro, bronzo e malachite, sarebbe stato donato dalla duchessa, come pegno del suo amore, al poeta e cardinale veneziano Pietro Bembo che le dedicò alcune sue opere, fra cui spicca uno splendido dialogo d’amore: Gli asolani.



(foto da internet)

Lucrezia, lusingata dalle pagine d’amore a lei ispirate, inizia un intenso scambio epistolare con lo scrittore che durerà dal 1502 al 1517. Le lettere che testimoniano la passione fra i due e la teca con la reliquia abitualmente si esibiscono nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano (che potete visitare cliccando qui).

Le lettere di Lucrezia al Bembo, nove in tutto, furono diffuse da Lord Byron che le definì «le più belle lettere d’amore del mondo».


martedì 20 novembre 2007

Riscende in campo

(foto da internet)


Allora è ufficiale; Silvio Berlusconi ha appena lanciato il suo nuovo partito: Popolo delle libertà o Partito delle libertà. Si chiamerà così, ma Berlusconi è ancora incerto e lascerà decidere il glorioso nome da un'assemblea di cittadini. Gli alleati della An, tramite Gianfranco Fini, hanno ribadito che il loro partito non si scioglie e non confluisce nel nuovo partito di Berlusconi. L'Udc, invece, il partito di Pier Ferdinando Casini, si sta spaccando in due tronconi: uno autonomista, geloso della propria indipendenza e un altro, guidato da Carlo Giovanardi, favorevole a confluire nella nuova formazione del Cavaliere.
Per la Lega Nord, l'ex ministro Castelli ha affermato che la mossa di Berlusconi ha sparigliato le carte e che bisogna valutare questo fatto.
A noi la fondazione del nuovo partito di Berlusconi, ha ricordato tanto la sua prima discesa in campo, quando, unto dal Signore, decise di salvare gli italiani.
Roberto Benigni, in una famosissima intervista rilasciata al compianto Enzo Biagi, ne illustrò le intenzioni. La ridiscesa in campo sarà dovuta, anche questa volta, a fattori puramente intestinali?







lunedì 19 novembre 2007

Naturalmente italian food


(foto da internet)


«L’evoluzione delle abitudini alimentari degli italiani tra nuove tendenze e solide tradizioni». È questo il titolo della ricerca commissionata dall’Accademia Italiana della Cucina al Censis e resa pubblica a Parma in occasione dei festeggiamenti per i cinquant’anni della delegazione locale dell’Accademia.
Dalla ricerca emerge che mentre il 22% dei consumatori europei (con alcune punte del 30-40% nel nord Europa) dichiara di aver cambiato di recente il proprio stile alimentare, gli italiani risultano essere i più «tradizionalisti» d’Europa, collocandosi all’ultimo posto in questa particolare graduatoria. Probabilmente una delle ragioni per quest’ultimo posto consiste nell’importanza che la gastronomia riveste nel Belpaese.


(foto da internet)


L’amore per la buona tavola è una cultura attiva, frutto della tradizione e dell'innovazione da salvaguardare e da tramandare. Civiltà della tavola come insieme di usi e costumi, di stili di vita, di consuetudini e di tradizioni. Civiltà del gusto, quel senso preposto al piacere della tavola, capace di affinarsi, di perfezionarsi, di riscoprire sapori perduti e di tentare il palato. A differenza di quello che è successo in altri paesi, in Italia l’industrializzazione della produzione alimentare non si è sovrapposta alla cultura preesistente inventando e imponendo nuovi prodotti, ma si è inserita nella cultura dell’alimentazione tradizionale. In nome della tutela gastronomica si è assistito in pochi anni ad una proliferazione dei consorzi, dei centri di ricerca, delle opportunità formative e del turismo, quali strade del vino e dei sapori, musei dedicati al vino e alla cucina, sagre a carattere gastronomico. Così come si è registrato un vero e proprio boom sul terreno della divulgazione tematica: c'è un'overdose di programmi televisivi, opere di cucina e ricettari vari pubblicati, siti internet dedicati a vino, cibo e turismo enogastronomico, con un incremento del 70% della tiratura dei mensili specializzati su temi gastronomici.


(foto da internet)



Ma, nonostante ciò, lo stile di vita attuale sta imponendo qualche cambiamento nelle consolidate abitudini alimentari: il consumo giornaliero della pasta diminuisce; si è introdotta una prima colazione adeguata, in cui, cioè, non si assumono solo tè o caffè ma si beve il latte e si mangia qualcosa. Aumenta l’abitudine dei «fuori pasto»: lo spuntino a metà mattina e/o a metà pomeriggio è una significativa testimonianza della trasformazione della tradizionale giornata «alimentare». Per il 70,2% degli italiani il pranzo rimane il pasto principale della giornata, anche se diminuisce il suo potere di aggregazione in favore della cura di interessi personali (shopping, fitness, frequentazione della rete internet, ecc.), e la tavola che vedeva riunita l'intera famiglia per gustare i manicaretti preparati dalla mamma è sempre meno frequente. Invece aumenta la percentuale degli italiani che considerano la cena il pasto principale della giornata.
Diretta conseguenza è l'aumento dei consumi fuori casa, rosticcerie e ristoranti che fanno il take away si sono prontamente diffusi vista la grande richiesta di un pasto pronto da portare in tavola anche la sera.






(foto da internet)


Attenzione, però, sebbene il 24% del fatturato complessivo dell’industria alimentare provenga da prodotti innovativi, in particolare cibi pronti (verdure in busta, sughi pronti, oli aromatizzati, condimenti freschi, surgelati, etc), gli alimenti classici della tradizione italiana assicurano ancora il 66% del totale del fatturato.
Il vero problema consiste nel trovare un equilibrio tra la qualità minima richiesta e le risorse familiari destinabili all’alimentazione: ad es. nel 1975 il consumo alimentare assorbiva il 34,4% delle spese delle famiglie oggi, l’incidenza della spesa alimentare, secondo l’Istat, è scesa al 18,9%, per poter far fronte alle risorse da destinare alla casa (affitti, mutui, manutenzione, fiscalità), ai trasporti (spostamenti quotidiani, week-end, viaggi e vacanze), ai servizi in genere (sanità, istruzione, comunicazione, cultura e tempo libero).


Conclusione: nella cucina gli italiani sono dei veri e propri impermeabili. Alquanto insensibili a ciò che viene da fuori!

domenica 18 novembre 2007

Come Vasco Rossi

(foto da internet)

È un’ironia della sorte che Gaia e Luna, di 6 e 9 anni, siano finite la scorsa primavera in testa alla classifica di iTunes con il brano Come Vasco Rossi (guarda il video >>), superando proprio lui, il grande Blasco, che in quel periodo si trovava al secondo posto con una cover di Lucio Battisti: La compagnia (guarda il video >>).

La risposta del cantante non si fece attendere e il giornale “La Repubblica” del 29 aprile pubblicò le dichiarazioni della rockstar:

Ho sentito la canzone delle due sorelline Gaia e Luna. L'ho trovata molto simpatica ed eseguita con grande professionalità. Faccio loro i miei complimenti. La parola 'dio' mi ha lasciato un po' interdetto. Non vorrei essere 'sopravvalutato', qualcuno potrebbe rimanere deluso. Comunque sono orgoglioso di avere fan così giovani e brave alle quali auguro tanto successo.

Non è questo l'unico tentativo di queste bimbe triestine di diventare famose: prima hanno tentato il successo un anno fa con Snappy, il piccolo coccodrillo (guarda il video >>) e nello stesso periodo il loro padre ha registrato anche un’intervista (guarda >>) che non ha esitato a caricare immediatamente su Youtube.

L’esordio delle baby star ha avuto un riscontro favorevole sul web, ma numerosissime critiche sono piovute un po’ da tutte le parti.

Ecco alcune strofe del testo della canzone con dei chiari riferimenti alla discografia di Vasco, e di qualche altro cantante, contrassegnati da un link che rimanda alla fonte da cui attingono:

Vorrei cantare come Vasco Rossi,

vorrei riempire gli stadi come fa Vasco Rossi,

vorrei vedere l'albachiara

perchè siamo solo noi

generazione di bambini

senza più santi nè eroi

siamo solo noi.

Vasco lo sai per me sei un dio

spero che un giorno lo sia anch'io

...

Voglio una vita come Vasco Rossi

di quelle vite che

che non si sa mai

...

e cammino fischiettando per la strada

basta poco e ogni volta bollicine...


E adesso vorremmo farvi alcune domande: le bambine hanno commesso un errore linguistico, quale? Siete d'accordo con l'uso dei bambini nei media? E per finire, vi piacerebbe che i vostri piccoli diventassero famosi?

sabato 17 novembre 2007

Kairòs nº 1


Cari chiodini vicini e lontani, abbiamo il piacere di annunciarvi che il prossimo numero della rivista Kairòs sarà dedicato alla gastronomia italiana. Kairòs subirà delle modifiche importanti: il numero 1 della rivista, infatti, conterà sulla collaborazione degli studenti della EOI di Ciudad Real e sarà aperta alla collaborazione dei lettori del blog.
Abbiamo pensato di suddividere l'Italia in quattro grandi zone: settentrionale, centrale, meridionale e insulare, per farvi conoscere i piatti più interessanti della nostra cucina.
Se volete darci una mano, vi preghiamo di inviare il materiale multimediale reperibile su internet e i link riguardanti la gastronomia italiana a questo indirizzo di posta elettronica: rivistakairos1@gmail.com
Le collaborazioni potranno essere recapitate sino al 31 gennaio 2008.
Il numero 1 della rivista Kairòs, uscirà dopo le vacanze di Pasqua.

Vi auguriamo buon lavoro!

venerdì 16 novembre 2007

Signori si nasce o si diventa?

(foto da internet)
Signori si nasce, ed io lo nacqui, modestamente. La celeberrima frase di Totò corrisponde a realtà o no? Ormai non ci si raccapezza più!
Come ci si deve comportare in società è un enigma: se perfino i reali hanno reazioni plebee, cosa ci si può aspettare dai comuni mortali, che di sangue blu non hanno tracce nelle vene?
Incuriositi da questo argomento, mentre il tormentone «¿Por qué no te callas?» (tradotto in italiano «ma basta, stai zitto») continua, abbiamo rovistato nei vari ricordi e abbiamo trovato la definizione di bon ton della giornalista Lina Sotis la quale, da più di vent’anni, si occupa di cronaca al Corriere della Sera e firma pezzi riguardanti il costume e la società osservati dal punto di vista di chi, della società, della cosiddetta «buona società», ne fa parte, e ne conosce pregi e difetti.
Nel 1984 uscì il suo libro Bon Ton (un manuale di buona educazione), un successone. A circa vent’anni di distanza è uscito Il Nuovo Bon Ton, edito da Rizzoli, che testimonia i tempi che cambiano.
Ecco la definizione di Bon Ton della giornalista: «La prima impressione, il ricordo che uno lascia di sé sono importantissimi per creare nuovi rapporti sociali, di affari o d'amore. Il bon ton è un irrinunciabile segreto di vita che consente di viverla con più facilità. Perché avere dei dubbi? Perché avere delle indecisioni? Ogni occasione deve essere affrontata con grazia e semplicità».


(foto da internet)


Nella versione attuale si è allargata la sezione, «Cose da non fare mai». Le 44 voci dell’84 sono diventate 78, con dei significativi cambi di classifica. Per esempio, passa dal primo al secondo posto, leggete bene, «Dire “piacere” quando uno si presenta o viene presentato». (Un momento: ci domandiamo cosa dovremmo dire agli alunni o cosa dovrebbero scrivere i manuali di insegnamento della lingua italiana, al posto di "piacere" quando si fanno le presentazioni? Non sarà che siamo tutti maleducati, e non lo abbiamo mai saputo?).
Esagerazioni a parte, abbiamo scoperto un bel po' di cose. Nel Nuovo Bon Ton ci sono molte note sull’abbigliamento e sull’aspetto corporeo (da evitare assolutamente: stivali d’estate, look leopardato, sfoggiare calzini corti, o penduli e slabbrati per lei; gel basette, l’abbinamento canotta-tatuaggio a croce sul bicipite-rosario al collo e mutande griffate per lui), sull’abuso del cellulare, sulle case che assomigliano a una pagina di rivista d'arredamento, etc.
In questi ultimi anni, Lina Sotis ha battezzato alcuni tipi contemporanei con nomi tremendi e difficili da dimenticare: il Fighetta con la fibbietta alle scarpe, Los Pacchianos, ovvero i cafoni arricchiti.

(foto da internet)

Cosa c'è al primo posto? “Sperare che cambi”. In realtà una vera e propria utopia, giacché ci saranno sempre signore che continueranno a portar fuori il cane a fare i suoi bisogni senza raccoglierli con la paletta; che i fighetta terranno comunque la suoneria del cellulare altissima; che qualcuno che ha fatto fortuna si presenterà a qualunque ora del giorno nel suo blazer blu con sfavillanti bottoni d’oro.
Un'ultima cosa: affinché uno straniero non abbia cadute di stile nel Belpaese, leggete i consigli del Wall Street Journal per chi visita l'Italia:
1. la "scarpetta" si fa solo in famiglia;
2. mai usare il coltello per mangiare la pasta;
3. meglio dire "arrivederci" che "ciao";
4. non dire "buon appetito", perché il galateo lo vieta;
5. non arrivare puntuali, perché tanto nessuno lo fa!
Ma, attenzione, nel caso in cui succeda quello che non dovrebbe accadere, bon ton è anche il modo di saper reagire a chi, a tavola, dice buon appetito, che dice salute se qualcuno starnutisce. Ricordate, è grazia, semplicità.
Che ve ne pare?

giovedì 15 novembre 2007

In vino juventus


Secondo una leggenda molto diffusa, Ponce de León scoprì la Florida mentre era impegnato nella ricerca della Fonte dell'Eterna Giovinezza. L’esploratore era accanto a Cristoforo Colombo nell’isola di Hispaniola (attuale Haiti), quando venne a sapere dagli indiani che in un’isola chiamata Bimini si trovava una fontana miracolosa in grado di ridonare la gioventù. Molti cronisti dell’epoca ironizzarono sul "conquistador" spagnolo presentandolo come un ingenuo, tralasciando il particolare che, sebbene non avesse mai trovato fonte alcuna, scoprì il Canale di Bahama e contribuì in modo notevole alla conoscenza delle tribù indigene. Sulla sua tomba in Portorico c’è scritto: “Qui giacciono le ossa di un leone, le cui gesta furono più grandi del suo nome”.


(foto da internet)

La ricerca dell’elisir dell’eterna giovinezza esiste fin dal momento in cui l’essere umano prende atto del fatto che non può vivere eternamente. Il desiderio d’immortalità lo porta a cercarla nei modi più svariati: bere il sangue degli animali, aspirare l’alito di giovani adolescenti, cercare il Santo Graal, tentare di rintracciare El Dorado.
(foto da internet)

Nel XVI e XVII secolo gli alchimisti erano convinti che avrebbero ottenuto la miracolosa pozione se fossero riusciti a dissolvere la pietra filosofale in acqua distillata. Anche Cagliostro ed il conte Saint Germain cercarono incessantemente l’ambito elisir senza alcun successo.

(foto da internet)

Adesso, nel 21º secolo, alchimisti di indole diversa, appartenenti a rinomati laboratori cosmetici, vendono barattoli di miscele prodigiose che garantiscono l’arresto del tempo.


(foto da internet)

Ma pare che il vero elisir si trovi in bottiglia. Più concretamente nelle bottiglie che contengono vino rosso. Secondo uno studio realizzato dalla rinomata rivista scientifica Nature il resveratrolo, presente nelle bucce degli acini d'uva nera, riduce la produzione di radicali liberi che causano la morte delle cellule.

Se desiderate saperne di più, leggete qui.

mercoledì 14 novembre 2007

L'Equipe '84

(foto da internet)

L'Equipe '84 fu, senza dubbio, il gruppo beat più famoso del mondo musicale italiano. Mentre si cantava ancora all'amore perduto, ai bastimenti con gli emigranti e alle rose rosse, irruppe, con forza, anche da noi la musica delle band inglesi. L'Equipe '84 fu, secondo i musicisti fondatori del gruppo, la risposta nostrana, e un po' provinciale, al grande successo dei Beatles.

Il gruppo nacque nel 1957 a Modena, con il nome de Le Tigri ed era composto da Francesco Guccini (voce, chitarra), Victor Sogliani (basso, sax), la sorella di Victor che suonava la chitarra e Pierluigi Farri (batteria).

Nel 1960 il gruppo cambiò il nome in Marinos. Nel 1961, adottò il nome di Paolo e i Gatti e nel 1963, prese il nome definitivo di Equipe '84, nome alquanto misterioso, metà francese e metà italiano che suscitò la curiosità dei fan e della stampa specializzata per sapere l'origine di tale scelta (si dice che 84 fosse la somma degli anni dei quattro componenti del gruppo).
Il primo disco 45 giri de l'Equipe '84, inciso nel 1964, fu Canarino va dedicata alla squadra del Modena (la loro città) allora in Serie A. Nel 1965 incisero Quel che ti ho dato, cover della canzone Tell me dei Rolling Stones.

Dal 1966, l'Equipe '84 conobbe una serie di successi come Spiegami come mai, Tutta mia la città (leggi>>), Resta (cover di Stay di Maurice Williams), Bang bang e Io ho in mente te (che vinse il Cantagiro di quell'anno).
Fra i brani di spicco del loro repertorio, ricordiamo L'antisociale e Auschwitz di Francesco Guccini e 29 settembre (leggi>>), Nel cuore nell'anima di Battisti.
La crisi del gruppo iniziò nel 1970, anno in cui il batterista Alfio Cantarella venne arrestato per possesso di sostanze stupefacenti.


(foto da internet)


Con varie vicissitudini, la band continuò a suonare e nel 1971, in coppia con Lucio Dalla, si classificò al terzo posto al Festival di Sanremo con 4 marzo 1943 (leggi>>). L'Equipe '84 si sciolse nel 1977. Dopo la fine della formazione, il cantante, e leader del gruppo, Maurizio Vandelli ha più volte provato a riformare la band sino alla morte, negli anni '90, del bassista Victor Sogliani.

Le loro chitarre elettriche, i loro vestiti sgargianti, le loro pettinature e le loro melodie contribuirono, in modo decisivo, a vedere quell'Italia in bianco e nero, nella quale diventarono famosi, in un altro modo.

martedì 13 novembre 2007

Avvocato di strada




In Italia, mentre da una parte si discute sul decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri, che prevede la norma sulle espulsioni dei cittadini comunitari per ragioni di pubblica sicurezza (in realtà una misura tarata per rispondere all'emergenza della criminalità romena, come si legge nella relazione che accompagna il provvedimento), dall’altra, proprio nella tanto vilipendiata professione forense (ricordate come Alessandro Manzoni chiamava l’avvocato de I promessi sposi: Azzeccagarbugli -un avvocato cavilloso e intrigante ma di scarsa dottrina?) ci si inorgoglisce che lo studio legale più grande d’Italia sia Avvocato di strada, un progetto il cui obiettivo fondamentale è la tutela dei diritti delle persone senza fissa dimora.
Quattrocento avvocati, coadiuvati da laureati in legge e operatori sociali. Non solo è il più grande, è anche il più esteso: nato a Bologna nel dicembre del Duemila per iniziativa dell'associazione “Amici di Piazza Grande Onlus”, ha uffici da Verona a Bari, da Venezia a Taranto, da Bolzano a Napoli. Altri stanno per essere aperti a Milano e Palermo, Firenze e Caserta. La storia del progetto Avvocato di strada è ora raccontata in un libro collettivo pubblicato dall'editore Arena il cui titolo è I diritti dei minori. Minori non sono solo i minorenni ma tutti quelli che si trovano in condizione di minorità rispetto agli altri: per condizioni fisiche e mentali, per condizione sociale. Avvocato di strada sembra farsi carico di rendere effettivo il principio di uguaglianza. L'esperienza nasce dalla necessità, sentita da più parti, di poter garantire un apporto giuridico qualificato a quei cittadini oggettivamente privati dei loro diritti fondamentali. La tutela legale viene prestata presso un ufficio, il cosiddetto “sportello” organizzato come un vero e proprio studio legale nell’accoglienza, nella consulenza e nell'apertura delle pratiche.


Benché sia un concetto banale, che ognuno nel corso della propria vita ha modo di sperimentare, tra i diritti solennemente affermati nella Costituzione e la loro applicazione concreta c'è un labirinto di leggi all'interno del quale anche le persone più avvedute rischiano di perdersi. Figuriamoci un immigrato o un cittadino italiano privo di titolo di studio! A complicare le cose, l'atteggiamento spesso sbrigativo e liquidatorio dei funzionari pubblici ai quali è affidato il compito di dare applicazione concreta alle leggi.
Qual è la differenza tra l'avvocato di strada e l'avvocato tradizionale? L'avvocato di strada, da quanto si può capire, non solo decide di difendere una persona, ma prima la cerca per strada, poi la incontra e per ultimo la difende.